Nel nome di un’illusoria par condicio e di una presunta libertà di parola, l’arena televisiva è sempre affollata di sedicenti politici: gli spettatori assistono, ognuno resta del suo parere, nulla cambia e intanto la casta sempre più velocemente si appropria di capitali e immobili, il territorio e l’ambiente si degradano, le imprese si delocalizzano, gli inceneritori si insediano, gli inquinanti si interrano, l’immondizia si accumula, la delinquenza si ingrassa.
Se si vuol capire chi è incline alla menzogna, chi della finzione ha fatto il proprio stile di vita e del raggiro altrui un metodo di lavoro, chi truffa il prossimo contrabbandando i fatti per opinioni e viceversa, si osservi se costui invoca giustizia e magistratura solo quando i verdetti sono favorevoli o i processi in corso, a sostegno di una patente di purezza politica e ad onta della macroscopica differenza che vi è tra verità giudiziaria e credibilità umana.
Fa gioco pure attribuire alle vittime le proprie caratteristiche (ministro grida “vigliacco” allo studente che ragiona pacatamente), interrompere in vario modo gli avversari (onorevole avvocato distrae e disturba con ripetuti “ma va là”), alterare il senso delle parole altrui per delegittimare e diffamare persone scomode perché leali, indipendenti, coraggiose al fine di mettere in cattiva luce chi tenta di fare sentire la voce della sincerità e della razionalità.
Non tanto per incapacità, quanto per impossibilità da incombenze quotidiane e disagi sociali, la popolazione non riesce ad esaminare criticamente quel che arriva da mezzi di comunicazione asserviti a politici intenti a mentire e contraddire i rari interlocutori onesti ed a spegnere ogni forma di cultura e formazione. All’imbarbarimento contribuiscono una scuola oramai in agonia e una televisione pubblica ridotta a succursale delle reti private.