Secondo un cable del maggio 2005 scritto dall'ex ambasciatore Usa a Roma, Mel Sembler, il governo Berlusconi voleva "lasciarsi alle spalle" la vicenda e "bloccare i tentativi delle commissioni parlamentari di aprire inchieste"
”Ancora una volta i resoconti di Wikileaks attribuiti all’ambasciatore americano in Italia corrono il rischio di accreditare posizioni, non solo mai assunte dal governo italiano, ma esattamente contrarie alla verità”, si legge in una nota diffusa da Palazzo Chigi. “Evidentemente, in quei resoconti si sono scambiati i desideri con la realtà, le domande con le risposte. E le valutazioni personali di diplomatici americani a Roma si sono trasformate in presunte “posizioni ufficiali” che il governo italiano non ha invece mai assunto – prosegue il comunicato – Inutili quindi, o strumentali, le polemiche su qualcosa che non esiste. I fatti e i documenti provano, del resto, il contrario di quanto afferma Wikileaks, e cioè la verità”. “Uno per tutti, la relazione con la quale il governo italiano si è dissociato dalle conclusioni dell’inchiesta americana sul caso Calipari. Basta questo per dimostrare come le presunte rivelazioni di Wikileaks siano, ancora una volta, assolutamente prive di fondamento; e, quindi, fuorvianti”, si legge alla fine della nota. il contenuto del comunicato sarebbe stata condivisa da Gianfranco Fini, allora ministro degli Esteri.
Ma il desiderio di non danneggiare i rapporti con l’amministrazione Bush è scritto nero su bianco nel dispaccio diplomatico: il governo italiano arrivò fino al blocco “dei tentativi delle commissioni parlamentari di aprire indagini” sulla morte di Calipari malgrado vi fossero già delle precise richieste delle opposizioni in proposito. La rivelazione è contenuta sempre nel cable del 3 maggio 2005 quando Sembler incontrò a Palazzo Chigi, Gianfranco Fini (all’epoca ministro degli Esteri), il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta e il capo del Sismi Niccolò Pollari per discutere del rapporto italiano sulla vicenda.
Nello specifico, i vertici dell’ambasciata Usa furono convocati il 2 maggio 2005 dall’ufficio del premier Berlusconi per ricevere in anticipo il rapporto italiano sul caso Calipari. “Presenti all’incontro – riferisce il ‘cable’ siglato da Sembler – il ministro degli Esteri Gianfranco Fini, il sottosegretario Gianni Letta, l’ambasciatore negli Usa Gianni Castellaneta, il capo del Sismi Niccolò Pollari, alcuni dei loro consiglieri, e due commissari, il diplomatico Cesare Ragaglini e il generale del Sismi Pierluigi Campregher. Berlusconi non era presente, e non sarà a Roma fino a domani”.
Il 5 maggio, il premier Berlusconi sarebbe intervenuto in Parlamento per discutere il rapporto: “Sarebbe meglio che il presidente George W. Bush lo chiamasse il giorno prima, in modo che lui possa dire in Parlamento di aver discusso la questione con il presidente”. Nel rapporto, notano gli americani, si afferma tra l’altro che “gli investigatori italiani non hanno trovato prove che l’omicidio è stato intenzionale: questo punto è stato ‘designed specifically’ (costruito specificatamente) per scoraggiare altre indagini della magistratura, visto che per la legge italiana possono aprire inchieste sulla morte di cittadini italiani all’estero, ma non in caso di omicidio non intenzionale”. Seguiva la nota: “I nostri contatti hanno messo in guardia che i magistrati italiani sono famigerati per forzare queste leggi ai loro scopi, quindi resta da verificare se la tattica del governo italiano avrà successo”.
Il Parlamento italiano ”riapra” ilcaso Calipari dopo le rivelazioni di WikiLeaks sull’atteggiamento del governo italiano attraverso una commissione parlamentare d’inchiesta. E’ l’auspicio espresso da Giuliana Sgrena. “Solo il Parlamento può riaprire il caso e rendere onore alla memoria di un servitore dello Stato”, dice la giornalista del ‘Manifesto’ che il 4 marzo del 2005 si trovava con Nicola Calipari a bordo della Toyota Corolla sulla quale perse la vita il funzionario del Sismi. (ER)