La procura di Roma aveva disposto il sequestro per violazione delle norme anti-riciclaggio. Nell'inchiesta coinvolto anche il presidente Ettore Gotti Tedeschi
Non saranno restituiti all’Istituto per le opere di religione (Ior) i 23 milioni di euro sequestrati il 20 settembre scorso dal gip su richiesta della procura di Roma. Il gip del tribunale di Roma, Maria Teresa Covatta, ha respinto l’istanza presentata dai legali dello Ior in merito al sequestro di 23 milioni di euro depositati su un conto del Credito Artigiano Spa. Il sequestro era stato disposto nell’ambito di un’inchiesta su presunte omissioni legate alle norme antiriciclaggio da parte della banca vaticana.
Nell’ambito dell’inchiesta, condotta dal procuratore aggiunto Nello Rossi e dal sostituto Stefano Rocco Fava, sono stati indagati il presidente dello Ior Ettore Gotti Tedeschi ed il direttore generale Paolo Cipriani. L’azione penale è partita sulla base di una segnalazione dell’Unità informazioni finanziarie (Uif), la quale, il 15 settembre scorso, aveva già disposto la sospensione per cinque giorni, perchè ritenute sospette, di due operazioni disposte dallo Ior sul conto aperto presso la sede romana del Credito Artigiano. Si tratta della movimentazione di 20 milioni destinati all’istituto di credito tedesco J.P. Morgan Frankfurt e di altri tre milioni destinati alla Banca del Fucino. Sul conto sono depositati complessivamente 28 milioni di euro.
Nel dispositivo con cui il gip motiva la sua decisione di dissequestrare i 23 milioni di euro depositati su un conto del Credito Artigiano Spa, viene messo in evidenza come “non siano intervenute modifiche sostanziali rispetto al quadro indiziario preesistente in ragione della persistenza di quella che correttamente il pm definisce ‘globale confusione’ della disponibilità sui conti riferibili allo Ior”. Una situazione “testimoniata dalla impossibilità di fatto di individuare da parte della banca depositaria – scrive il Gip – i clienti Ior beneficiari di bonifici e assegni, la cui identificazione passa esclusivamente per il tramite dello stesso Ior, senza possibilità di controllo e riscontro da parte delle autorità italiane”. Per il giudice, inoltre, “non sembra mutato alla luce dell’accordo di collaborazione siglato con il Credito Artigiano, per la verità neppure datato, sì che non è noto quando sia stato effettivamente stipulato”. Si tratta di un “accordo generico che comunque non sembra introdurre elementi di novità rispetto alla problematica inerente le modalità, indirette, incerte e comunque non riscontrabili di identificazione dei clienti Ior”.