di Guido Mula*
On. Gelmini,
sento la necessità di scriverLe una lettera aperta, in questo momento di grandi tensioni, per chiederLe ancora una volta il dialogo con noi. La violenza non è dialogo, non la si può accettare in nessun caso, sono pienamente d’accordo con Lei e la Rete29Aprile, da quando è nata, fa e invita a dialogare e a manifestare pacificamente. Tuttavia, sono tanti gli analisti che nei quotidiani e nei blog di questi giorni vedono nella totale assenza di risposte a chi da anni manifesta pacificamente nelle strade e nelle piazze una possibile concausa della grande tensione alla quale assistiamo.
Le chiedo quindi di agire concretamente per contribuire a fermare la violenza aprendo il dialogo. Lei ha dichiarato il 16 dicembre di essere pronta a discutere e a confrontarsi, ottimo. Tuttavia, mi permetta, non capisco quando e come. Faccio il fisico e nel mio mondo ogni affermazione deve essere provata. Alla Sua affermazione non è seguito finora alcun fatto riscontrabile.
Essere disponibili al dialogo vuol dire per prima cosa non supporre che i propri interlocutori siano tutti strumentalizzati, incapaci di ragionamenti seri, portatori di istanze assurde, ed essere quindi disponibili a pensare che ci sia del vero anche in quello che gli altri dicono e ad ascoltare.
In secondo luogo, on. Gelmini, serve non vivere nella certezza che le proprie opinioni siano le uniche sensate. Il disegno di legge è stato variato molte volte, ma mai discusso seriamente. Nessuna modifica è andata nella direzione delle richieste degli universitari, dei precari, degli studenti, verso i quali Lei non ha mai scelto di spendere concretamente del tempo per ascoltare e confrontarsi intorno ad un tavolo.
In terzo luogo, on. Gelmini, per essere disponibili al dialogo serve trovare il tempo da dedicare agli incontri, serve togliere il piede dall’acceleratore delle procedure parlamentari, fermarsi a discutere, condividere.
Nulla di tutto ciò è presente nella Sua azione. Non bastano le dichiarazioni, serve la disponibilità nei fatti concreti, finora completamente assenti. Serve togliere il ddl dal calendario del Senato, serve convocare incontri con le parti coinvolte.
Quando avrà fatto questo, ministro, Le potrò credere quando mi parla e ci parla di disponibilità al dialogo. Io comunque continuerò a proporLe pacificamente le nostre idee, le idee di migliaia di ricercatori, aspettando che Lei, prendendo seriamente l’invito del Capo dello Stato ad ascoltarci, decida di agire non con parole ma con i fatti.
Faccia un gesto concreto di dialogo, pensi al futuro dei nostri figli, di tutti i giovani di oggi e di domani. Non crede che valgano la pena di un confronto sereno e concreto intorno ad un tavolo su riforme così importanti?
*Rete29Aprile