L’avrete capito: sono un blogger dilettante. La blogosfera per me è un universo nuovo, e leggo i vostri commenti con un misto di curiosità e terrore. Non avendo molto tempo da dedicare alla navigazione, non seguo nemmeno assiduamente i blog altrui, anche se famosi e consigliati da alcuni vostri commenti.
Ciononostante – e senza pretese statistiche – la mia navigazione distratta mi ha fatto cogliere, con la coda dell’occhio, un paio di epifanie di quella che mi sembra una tendenza dominante. Partiamo da un esempio relativamente recente tratto (in parte) dal mondo dei blog: la diatriba Grillo-Saviano, o meglio la diatriba fan di Grillo-fan di Saviano (e se si possa ancora essere entrambi). I fatti come li ho capiti io: Grillo, nel suo blog e nei suoi spettacoli, cita Saviano; l’applauso è pronto a partire, ma… Grillo critica Saviano! Mani impietrite a mezz’aria. Sì, anche Saviano sbaglia, perché il programma lo fa la Endemol, società controllata da Mediaset, e quindi, gira rigira, criticando Berlusconi si ingrassa Berlusconi. E poi Benigni e i suoi film con la Medusa, Saviano e i suoi libri con la Mondadori…
Scorrere i commenti al post del blog di Beppe Grillo è scorrere lo shock di chi ha visto il mondo crollargli sotto i piedi. Ma come? Saviano? Nemmeno più Saviano va bene? Credevamo di fare “resistenza”, di stare dall’altra parte, e alla fine paghiamo noi, con i nostri soldi comprando i biglietti o guardando la tivù, l’odiato avversario?
Troppa realtà.
Lasciateci almeno l’illusione di poter stare da una parte, e la convinzione che sia quella giusta – sembrano dire i commentatori al blog di Grillo. Eliminare così, all’improvviso, ogni confine, ogni punto di riferimento, è troppo: overdose di realtà. La reazione istintiva: negare. Stridente il contrasto con la placida accettazione della più recente overdose di realtà, quella fornita all’universo mondo da Wikileaks. I segreti delle diplomazie mondiali messi a nudo da un giorno all’altro, una massa di informazioni che ci vogliono settimane per analizzarla e l’opinione pubblica sembra dire: embé?
In effetti, come spiega benissimo Eco sull’Espresso, questi segreti inconfessabili, in fondo, li sapevamo già quasi tutti, e di conseguenza li avevamo già in qualche modo accettati in nome di una sorta di realpolitik. Ormai ci pare del tutto normale che leadership non significhi visione e capacità di elevare verso un obiettivo (si presume nobile), ma ricchezza e capacità di comprare, anche se accompagnate da vizietti e profili psicologici non sempre raccomandabili.
A me non pare tuttavia una realtà tanto edificante. Come ci siamo arrivati? Come a tutte le overdose: a piccoli passi. Se avete letto il libro di Massimo Fini Senz’anima – Italia 1980-2010 (edizioni Chiarelettere), capite forse di cosa sto parlando. Ripercorrendo la serie di articoli relativi agli ultimi trenta anni nello spazio di una lettura (cioè, per me che leggo soprattutto in tram, più o meno una settimana), si vive uno sfasamento tra la conoscenza di ogni singolo fatto raccontato e la non-coscienza della portata dei cambiamenti che la sequenza ha prodotto negli anni.
La politica dei piccoli passi. Ognuno un piccolo scandalo, un piccolo colpo a spostare di un millimetro il limite del lecito e dell’accettabile, rapidamente digerito per preparare il successivo. E in trent’anni, senza accorgersene, ci si ritrova in un’Italia completamente diversa, diversa nelle teste degli italiani in primo luogo. Onestamente pensavo che chi è nato in quel trentennio fosse davvero cresciuto senz’anima. Temevo che un’intera generazione fosse stata ridotta a polpettone cerebrale a forza di polpettoni televisivi e cinematografici. Le ultime vicende paiono indicare che forse non è così e, al di là delle ombre su cui tutto il dibattito si è concentrato, questa è una buona notizia.
Visto da Bruxelles, con meno rumore di fondo (vi avevo menzionato che non ho la televisione?), c’è luce in fondo al tunnel. Si può, credo, spero, costruire a partire dalla rabbia degli studenti, e costruire un futuro per quelli che ancora a scuola non vanno.
Disclaimer: Come riportato nella bio, il contenuto di questo e degli altri post del mio blog è frutto di opinioni personali e non impegna in alcun modo la Commissione europea.