Il potere è ingiusto e criminale. Siamo d’accordo. Ma come fai a colpirlo?
Non sto a dilungarmi sui motivi che spingono giustamente i giovani a scendere in piazza. Siamo pienamente d’accordo. Ma in questo momento molti stanno discutendo sull’uso della violenza e di questo vorrei parlare, perché non siamo tutti d’accordo e sarebbe sciocco negare che molti pensano sia giunto il momento di “passare dalle parole ai fatti”. Questi ragazzi dicono: non ci ascoltano, spacchiamo tutto e vediamo se vanno avanti a far finta che non esistiamo.
La questione della violenza è molto complessa. La nostra cultura ci porta a pensare che sia un buon sistema per affrontare i problemi. Una bella sberla può raddrizzare un figlio disubbidiente. Una bella rivoluzione armata può portare a una società giusta. Io non credo che la violenza possa portare qualche cosa di buono, anche se riconosco il diritto alla legittima difesa (che in quanto legittima difesa deve cessare non appena la minaccia lampante non è più presente).
D’altra parte è evidente che esiste un problema di sordità del potere e di censura dei media, e che la violenza resta sempre un modo efficace per attirare l’attenzione. Ma bloccare il traffico, sfondare vetrine e danneggiare auto sono azioni che gettano discredito sul movimento e danno al potere scuse per picchiare più duro. Ci conviene? Cosa pensiamo sia ottenibile?
Sicuramente ci sono azioni di piazza che funzionano perché contengono elementi di sensazionalismo e stupore, come salire pacificamente sopra la torre di Pisa o occupare i tetti delle università. E probabilmente la creatività popolare potrà inventare altre forme di lotta dura, spettacolare e pacifica. Se non danneggi nessuno e ottieni il massimo della visibilità hai vinto due volte. Se poi l’obiettivo è mettere in difficoltà la Casta Furbastra che ci malgoverna, ci sono altri metodi molto potenti che per giunta non hanno controindicazioni rispetto all’opinione pubblica, anzi, ottengono l’effetto di rendere simpatico e affascinante il movimento ribelle.
Il mondo globalizzato di internet ci offre possibilità inedite. Ci vuol poco a capire che azioni come quelle di Assange, che pubblica un milione di documenti segreti sulla rete, hanno una capacità di colpire duramente il sistema di potere più di quanta ne abbiano i cortei. Certo, avere accesso ai file segreti del Pentagono non è alla portata di tutti… Ma sarebbe un errore pensare che siano necessari grandi agenti segreti per creare grossi danni al sistema. Il potere è talmente sicuro di sé che nasconde malamente le tracce dei suoi imbrogli.
Se gli studenti e i precari vogliono rispondere colpo su colpo all’imbarbarimento del sistema scolastico e della ricerca possono, ad esempio, iniziare a dare un’occhiata affilata ai bilanci delle università, sono sicuro che basta leggerli per scoprire un po’ di magagne. Soprattutto nelle facoltà dove il rettore assume il figlio, la nuora, la zia e la cugina. Figuratevi se un tipo simile non fa anche la cresta sul riscaldamento e i rimborsi spese…
Oggi rendere semplicemente visibile l’intrallazzo e poi denunciare il tutto alla magistratura è una sperimentata arma di guerra. Laddove i compagni hanno reso trasparente la casa del potere hanno inferto un duro colpo al sistema. E’ una tattica che sta funzionando per molti gruppi locali di difesa del territorio che la stanno usando come clava.
Noi a Santa Cristina l’abbiamo usata con successo per bloccare la costruzione di un’enorme porcilaia che avrebbe deturpato una valle meravigliosa. Sapevamo che è difficile bloccare un progetto che ha dietro grossi interessi economici. Ci riunimmo con tutti gli abitanti della valle (dai neonati ai novantenni) e alle 6 e mezzo del mattino occupammo l’area pacificamente, bloccammo i camion e le ruspe che dovevano iniziare i lavori. E contemporaneamente ci mettemmo al lavoro con avvocati e ingegneri per verificare tutte le autorizzazioni. Non ci volle molto per scoprire un po’ di furbate illegali e nel giro di 48 ore la battaglia era vinta e ottenemmo pure il vincolo paesaggistico della valle.
Immaginate se mille studenti dedicassero qualche giorno di lavoro a spulciare i bilanci delle facoltà, dei licei, dei centri di ricerca, verificare la congruità legale dei concorsi… Immaginate se gli studenti entrassero nel merito dei bilanci pretendendo che si smetta di buttare ogni anno dalla finestra centinaia di milioni di euro perché scuole e università sono sprovviste del più elementare isolamento termico e tutto è improntato allo spreco. Immaginate se i ricercatori precari si mettessero a verificare quanto sono state pagate le attrezzature per la ricerca. Tutte informazione che si possono ottenere abbastanza facilmente…
Immaginatevi se qualcuno si dedicasse a lasciare in giro qualche registratorino, o a riprendere con un cellulare quei professori che fanno avances alle studentesse.
Sarebbe una guerriglia devastante…