Prima la Svizzera, poi il Cile e alla fine l’Ucraina. Tre ambasciate, due pacchi bombe e un biglietto d’auguri. Roma oggi si è ritrovata a vivere una previgilia di Natale sotto scacco. Nel frattempo, il sindaco Gianni Alemanno si affretta a smentire collegamenti con  il ritrovamento di un ordigno all’interno della metropolitana. L’episodio risale a due giorni fa. In quel caso si è trattato di un tubo riempito di polvere fortunatamente non in grado di esplodere. L’allarme resta alto. E in questi minuti le forze dell’ordine stanno controllando tutte le ambasciate della Capitale. Immediato l’intervento del questore Francesco Tagliente: “Non si tratta di una strategia della tensione, ma abbiamo allertato tutte le ambasciate e il ministero degli Esteri. Stiamo lavorando con gli artificieri di Polizia e Carabinieri”.

Il primo pacco è esploso all’ambasciata Svizzera, provocando il ferimento di un addetto della sede diplomatica. L’impiegato, 53 anni di origine elvetica, è stato portato in codice rosso all’ospedale Umberto I ed è gravemente ferito a una mano. Rischia l’amputazione, ma non è in pericolo di vita e verrà sottoposto a un intervento chirurgico. L’ordigno era contenuto in una busta ed è esploso tra le mani dell’impiegato che aveva preso il plico. “Non c’e’ al momento alcuna rivendicazione”, ha detto l’ambasciatore svizzero Bernardino Regazzoni. Dopodiché ha confermato: “Le forze dell’ordine stanno lavorando”.

”Siamo pienamente solidali con l’Ambasciatore svizzero e con tutto il personale di quella Rappresentanza diplomatica, oggetto di un deplorevole atto di violenza che merita la nostra più ferma condanna – ha commentato il ministro degli Esteri Franco Frattini – Al sentimento di sincera solidarietà verso gli amici svizzeri si accompagna l’augurio che il dipendente della Rappresentanza diplomatica rimasto ferito possa giungere al più presto a un pieno recupero”.

Mezz’ora dopo la storia si ripete. Un ordigno esplode all’ambasciata del Cile in via Po. Anche qui si registra un ferito. Si tratta dell’impiegato che ha aperto il pacco. Si tratta di un uomo di 50 anni che ha riportato gravi lesioni alle mani. Anche lui è stato immediatamente trasferito all’Umberto I.

Pochi minuti dopo rimbalza la notizia di un terzo pacco bomba. Questa volta l’obiettivo è l’ambasciata dell’Ucraina. Subito dopo le agenzie aggiustano il tiro. Nessuna certezza di una bomba. Si tratta di un pacco sospetto. Poi, fonti della polizia, confermano: “Era solo un biglietto d’auguri”.

Nel frattempo all’ambasciata svizzera, in via Barnaba Oriani ai Parioli, sono arrivati gli artificieri e i reparti speciali dei carabinieri per effettuare i rilievi. Al momento non c’è stata alcuna rivendicazione. Nessuno spunto viene escluso nelle indagini, ma il ministro dell’Interno Roberto Maroni ha dichiarato che per ora si pensa alla pista anarchica. Tra le possibilità al vaglio degli inquirenti, infatti, c’è anche quella che ipotizza un attentato elaborato da gruppi anarco-insurrezionalisti in riferimento alla vicenda carceraria di alcuni esponenti della galassia anarchica attualmente detenuti nelle carceri elvetiche. Tra questi figura anche Marco Camenisch, militante rivoluzionario antinucleare svizzero, negli anni ’90 più volte detenuto in Italia e successivamente, nel 2002, estradato in Svizzera.

Proprio davanti all’ambasciata elvetica a Roma il 5 ottobre scorso era stato trovato un ordigno incendiario. Era vicino al muro di cinta e non esplose, ma conteneva il messaggio “Costa, Silvia e Billy liberi”. Si tratta dei tre anarchici attivi nelle lotte ecologiste radicali, arrestati ad aprile vicino a Zurigo con l’accusa di progettare un attentato contro la succursale di una multinazionale. A novembre inoltre un pacco bomba esplose davanti all’ambasciata svizzera di Atene. Anche in quel caso la pista era anarchica.

I pacchi bomba esplosi oggi alle ambasciate di Svizzera e Cile ricorda l’allarme che si è diffuso in tutta Europa il mese scorso, quando una vera e propria ondata di missive bombe è partita da Atene. In totale sono stati 14 i pacchi bomba inviati nella prima settimana di novembre a otto ambasciate ad Atene, ma arrivate anche alla Corte di Giustizia dell’Aja, a Europol e a leader europei. Dopo che i pacchetti erano arrivati, senza provocare fortunatamente danni, negli uffici di Nicolas Sarkozy e Angela Merkel, nella notte tra il due e il tre novembre un aereo cargo della Tnt ha compiuto un atterraggio di emergenza all’aeroporto di Bologna dove poi viene fatto brillare un pacchetto spedito da Atene al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi.

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