Praticamente, stanno incollati al computer e tengono aperti in contemporanea Twitter, Facebook e forse, alle volte, quando proprio proprio, la sfortunata piattaforma MySpace. Questo fanno i ragazzini digitali, di fronte al computer, oltre che scambiarsi senza pagare canzoncine non gratuite tramite la chat di Msn. E sono loro, con le loro attività, i loro interessi e social network, a obbligare un Paese immobile, al movimento.
Questo è quanto si evince dall’indagine Istat dedicata alle nuove tecnologie. Che rivela non solo come la metà delle famiglie, ormai e per la prima volta, sia online. Ma che spiega come le famiglie dotate di banda larga fossero nel 2009 il 34,5% e oggi siano cresciute fino al 43,4%.
Proprio così: stiamo crescendo. E l’indagine annuale di Istat mostra quanto il cambiamento sia coercito dalla giovin prole.
I nuclei con almeno un minorenne sono infatti quelli più “avanti”: la maggior parte (l’81,8%) ha un computer, una connessione internet (74,7%) e la banda larga (il 63%). All’estremo opposto coloro che si informano solo con la tv e i mezzi tradizionali: anziani di 65 anni e più che continuano a non avere pc, a non legger blog, a subire il flusso d’informazione governato dalle vecchie tecnologie.
Le famiglie che non si connettono dichiarano nel 40,8% dei casi che non sono capaci di usare la rete. E il 23,2% si dichiarano non interessate a quanto internet può offrire. Gente che preferisce la tivù: molti “analfabeti funzionali” – cioè quelli che pur avendo avuto qualche anno di scuola hanno da tempo smesso di leggere e scrivere, tanto da non essere più in grado di “comprendere” il significato dei testi scritti – e anche parecchi pigri intelletti. Perché anche se sono ancora in molti – il Sud fa sì che ancora, l’Italia stia un passo indietro rispetto a molti Stati dell’Unione europea in quanto a possesso di Internet e alla qualità della connessione – connettersi è un gioco da ragazzi. Ed entrare in rete, finalmente, semplice.
Eppure il nostro Paese è al 20mo posto sia per Internet da casa (il tasso di penetrazione tra le famiglie con almeno un componente tra i 16 e i 64 anni del 59% rispetto alla media europea del 70%) sia per l’accesso tramite banda larga (la penetrazione è al 49% rispetto alla media europea del 61%).
Misteri della fede. Le nuove generazioni ci spingono ad essere non solo più complessi, ma più diverititi – di pari passo a Internet, le playstation e le wii – e più interlacciati con la nostra comunità di rifertimento. Ci fanno spendere di più – alla faccia del wi fi libero – ma ci spingono anche ad essere migliori. E se la verità ci fa male (lo sai), chi è più grande, più sicuro, lo sa.
I media più “lenti” e meno partecipati zavorrano lo slancio verso il digitale, e anche verso un nuovo modo di concepire la vita. Verso un sapere più light, forse meno autorevole ma certamente più semplificato. Sono generazioni digitali e “parmari”, senza pesi sulle spalle ma con mille possibilità di conoscere a portata di indice. Una nuova classe di teenager senza letture oceaniche, senza poesie imparate a memoria e lezioni impartite dall’alto. Con una spinta propulsiva al consumo, però, tale da condizionare le sorti di famiglie non necessariamente ricche. Ma alla ricerca di un futuro per chi un futuro ancora non sa, se ce l’ha.