Cari Serena e Cristian,
la lontananza in questi giorni è più difficile. Questi sono i giorni in cui il prezzo da pagare per la mia scelta di “esilio” è più alto, persino più alto di quello del biglietto aereo che non mi sono potuta permettere, solo che quello va pagato subito, questo prezzo qui invece lo si può diluire nei giorni e nelle ore.
Da lontano, e per lettera, è più semplice però dire cose che nella fretta degli abbracci sfuggono o non trovano parole.
Serena, non smettere di sognare e di lavorare affinché quei sogni diventino realtà. Non fingere di non soffrire per le delusioni che arriveranno ma dopo asciugati gli occhi e ricomincia da dove hai lasciato. La tua è una bellezza complessa che per tanti non sarà facile comprendere e molti si fermeranno alla superficie del tuo vestire. Una donna per la quale lavoravo non mi voleva nelle riunioni perché non le piaceva il colore dei miei capelli. Vivi in un paese strano. Che non comprende la bellezza. Ma tu sei un Michelangelo.
Cristian, crescendo, impara a proteggere il cuore di zucchero filato che hai ma senza mai smettere di regalare i sorrisi che sai. Ho sempre impressa l’immagine di te, piccolino, affacciato alla finestra, in braccio alla nonna che mi salutavi. Ti vedevo per la prima volta ma ti amavo da prima. Quando qualcuno, come capitato, ti chiamerà “marocchino”, per offenderti, rispondi con dolcezza che sei colombiano. Dove io vivo, il presidente ha il colore della tua pelle. Non è stato facile farlo arrivare nella casa costruita poche centinaia di anni prima dai suoi progenitori, schiavi, ma ci è riuscito. Perché l’ignoranza, ovunque, prima o poi viene sconfitta.
Dico a entrambi di studiare, sempre e molto. La cultura è ciò che aiuta gli esseri umani a diventare degni di tale nome. Studiate anche quando vi sembra inutile perché un giorno troverete dentro di voi il senso dell’Infinito di Leopardi e sarete grati di averlo letto. Studiate sodo perché quello è il vostro dovere e l’unica strada giusta verso il futuro. E se vogliono togliervi il sacrosanto diritto allo studio allora ribellatevi, con fermezza ma senza violenza. Quella sarà usata contro di voi per fermarvi.
Studiate la storia e imparate da essa. Ascoltate anche la storia che vi raccontano i vostri nonni. Sono le vostre radici. E imparerete anche voi che il vostro bisnonno, Alfredo Vitaliano, contadino, andava a scuola serale per imparare a leggere e scrivere perché voleva sentirsi più “forte”. Arrivava in città dalla campagna a piedi e prima di entrare a scuola si puliva le scarpe impolverate con uno straccio che portava in tasca. Non dimenticate l’educazione dei piccoli gesti. Quella vi distinguerà sempre.
Scegliete sempre la libertà. E se non è sotto casa, inseguitela. La libertà di essere voi stessi e di non dover dire sempre di sì. Io l’ho inseguita oltre l’oceano, vi auguro che il vostro viaggio sia più breve ma percorretelo senza indugio, nonostante la paura. E imparerete che la libertà ha un prezzo alto ma l’unico che vale la pena pagare per intero e con lo sguardo fiero.
Guardatevi intorno. Ci sono visi belli a tavola con voi. Perché non è vero che tutti sono uguali. Nemmeno in Italia. Siate diversi sempre, diversi dagli uguali.
E ricordate, nei momenti difficili, che solo i vermi non cadono mai, perché strisciano. Me lo disse un giorno Milena Gabanelli, quando “cortesemente” mi congedarono dalla Rai.
Cadete e rialzatevi perché non siamo perfetti ma non siamo vermi.
Buon Natale.