Tutto era nato da una frase pronunciata dal Presidente dell’Inps Antonio Mastrapasqua che lo scorso 6 ottobre, secondo quanto riportato dal Corriere della Sera, ha detto a margine di un convegno: “Se dovessimo dare la simulazione della pensione ai parasubordinati rischieremmo un sommovimento sociale”. La dichiarazione era subito rimbalzata sui social media, iniziando il tam tam da Facebook, dove oltre 38mila utenti hanno condiviso questo post di Blogosfere, fino ad Acta (Associazione consulenti terziario avanzato), Agoravox e al sito di Beppe Grillo. Radio 24, Exit e i principali quotidiani nazionali ne hanno parlato nelle settimane successive, mentre il dilemma delle pensioni dei parasubordinati apriva uno squarcio inquietante sul futuro delle giovani generazioni. Poco conta che Mastrapasqua si sia poi affrettato a smentire di avere mai detto quella frase: ormai si erano risvegliati sospetti ben fondati.
La condivisione della notizia in Rete, infatti, era soltanto la conferma di una preoccupazione che già serpeggiava fra i co.co.co. la cui pensione, basata sul sistema contributivo, sarebbe stata di gran lunga inferiore rispetto a quella di chi, ancora a regime retributivo, ha un contratto a tempo determinato o indeterminato. Mentre continuava il passaparola, i sindacati si trinceravano dietro promesse e silenzi imbarazzati e sul Web emergeva quale fosse il loro ruolo percepito: Cgil (NIdiL incluso), Cisl e Uil si battevano a esclusiva difesa dei loro tesserati, che non sono certo giovani. Per i parasubordinati le alternative sono il lavoro nero o l’evasione dei contributi, visto che quelli versati oggi andranno a finire nelle tasche di chi è già “garantito”. Impensabile per la maggior parte dei precari l’ipotesi di una pensione integrativa visto che gli stipendi co.co.co o co.co.pro. sono spesso insufficienti per consentire altri accantonamenti previdenziali.
Il problema è serio e l’assenza di iniziativa da parte di sindacati, Inps e governo non fa che aumentare la preoccupazione sociale sul tema. Per questo un gruppo formato da cinque lavoratori “a progetto” o che si occupano di precari ha elaborato una proposta concreta insieme ad alcuni esperti di finanza e dopo avere analizzato gli ultimi dati della Banca d’Italia e dell’Agenzia delle Entrate. I parasubordinati, infatti, diventano “sentinelle antievasione” e in cambio lo Stato accantona per le loro pensioni il 25% del “nero” recuperato. Cosa significa? Che i precari si impegnano a lottare per primi contro l’economia sommersa, richiedendo fatture e scontrini fiscali negli esercizi commerciali, ricompensati da un quarto di quanto ricavato dalla lotta all’evasione fiscale, da ripartire nella posizione previdenziale di ogni parasubordinato.