Cultura

Mentre tutto collassa

Che nel panorama musicale italiano vi sia (già da un po’) una allarmante superficialità, una perdita di originalità compositiva e che la furbizia commerciale oggi sia imperante, è fuor di dubbio. Ma la band che oggi andiamo a conoscere, Kitsch, (gruppo comasco nato tra il 2005 e il 2006) è una delle poche eccezioni. Il nome scelto è, nel loro modo di vedere le cose, l’aggettivo ideale per definire questi tempi dove tutto sembra coperto da una patina di superficialità e i tentativi di omologare i pensieri stanno dando  i primi frutti. Dove sembriamo esserci arresi alle logiche perverse di questo Paese, indifferenti… e le crociate ormai si fanno solo quando fa comodo.

Questo è quello che pensano… ma andiamo a conoscerli più da vicino.

Il vostro ultimo lavoro “Mentre tutto collassa” rappresenta un passo molto importante nella vostra carriera. E’ un album di denuncia che abbraccia diverse tematiche e nel quale apparite molto incazzati. Dove volete arrivare? Quali sono le vostre ambizioni?
Dopo qualche anno che si suona le ambizioni cambiano… All’inizio si pensa di spaccare il mondo, poi capendo un po’ come girano le cose, soprattutto in Italia, si pensa giorno per giorno… Dal punto di vista dei dischi, speriamo di avere altre opportunità come quella che ci è capitata con la nostra etichetta. Dal punto di vista del live, cerchiamo di migliorarci e di conquistare sempre più seguito, e riuscire a suonare nei luoghi ‘culto’ della musica indie, che diventano sempre meno… Anche perché non puntiamo a sfornare il singolo da classifica, ma (speriamo) buona musica che possa comunicare qualcosa.

Voi avete già un’etichetta che vi produce (Prismopaco di Diego Galeri). Come ci siete arrivati? E cosa consigliate ai giovani musicisti?

Il modo in cui abbiamo conosciuto Diego è particolare. L’abbiamo riconosciuto in un autogrill di Bologna mentre tornavamo da un’intervista a Radio Città del Capo, lui aveva appena aperto l’etichetta e cercava un progetto da produrre, così gli abbiamo dato il nostro EP, ed eccoci qua. L’incontro è stato casuale ma non troppo, nel senso che per giungere a quell’incontro siamo andati al MEI a cercare contatti, abbiamo trovato questa radio che ha apprezzato il nostro lavoro e siamo andati a Bologna a fare l’intervista. Fossimo rimasti seduti sul divano ad aspettare che accadesse qualcosa, non saremmo qui. Quindi il consiglio è: darsi da fare per farsi conoscere e anteporre gli interessi del gruppo alle ambizioni personali.

Come vivete la musica ai tempi di Internet?
Cerchiamo di sfruttare l’enorme potenzialità di questo mezzo. Prova ne è l’ottimo riscontro che stiamo ricevendo col video di ‘
Poetimprenditori’ su Youtube, grazie al quale stiamo vincendo diversi concorsi per corti e videoclip. Curiamo vari profili su siti web per avere più visibilità possibile. Anche Facebook, che critichiamo sotto tanti aspetti, ci sta dando una grossa mano. Internet è comunque un mezzo strano… ha delle potenzialità incredibili, può farti arrivare ovunque e da chiunque, ma la sua offerta è talmente vasta che rischi di diventare una goccia in mezzo all’oceano. E secondo me una band deve cercare di promuoversi anche in altri modi.

Le vostre canzoni esprimono un disagio esistenziale. Credete possano cambiare le condizioni di un paese alla deriva?
La situazione Italiana negli ultimi decenni ha dato una forte spinta in senso peggiorativo a tutto ciò che riguarda il sistema dei valori, lasciando al “Kitsch”, cioè a tutto ciò che risulta banale, mediocre, senza valore (se non di tipo estetico), lo spazio per potersi affermare come “Nuova Cultura”, con tutta la sua forza devastante e travolgente. E’ da questa continua, sottile, leggera percezione di nausea (che questo sistema crea nella persone, ma prima di tutto in noi) che nasce la nostra riflessione; il Kitsch proviene da tutte le parti: televisione, giornali, pubblicità, istruzione, lavoro. Per noi non è tanto avere delle risposte in merito ma porsi delle domande.

Mi spiegate il significato della copertina?
A questa domanda rispondiamo con le bellissime frasi scritte da Alessio Nunzi (autore della Cover) quando era ancora in fase di progettazione artwork, spedite per raccontarci e spiegarci la sua visione della copertina… eccole: Il simbolo non è nulla di satanico, è una semplice figura che rappresenta una delle illusioni ottiche più basilari. Il triangolo ben visibile al centro altro non è che una “forma fantasma”, non è realmente disegnato ma esiste solo perché intorno ci sono le altre geometrie a dare forma al vuoto… e da qui possiamo sciorinare vari concetti come il vuoto interno dell’uomo privo di buon senso; assenza di contenuti intelligenti e utili che creano un vuoto… [..] Questa illustrazione potrebbe avere una doppia valenza intrinseca. Colei che è raffigurata non vuole essere solo l’incarnazione di una società piatta, apparentemente innocua ma che con il proprio egoismo è capace di atrocità su piccola e grande scala. Mi piacerebbe pensare che nella sua normalità si possa racchiudere un valore di “salvezza”. Il volto semi coperto e uno sfondo generato da un forte bagliore bianco è l’allegoria della cecità che colpisce certi individui di questa società. Con questo lavoro mi piacerebbe anche omaggiare in minima parte l’opera letteraria “Cecità” di Josè Saramago.

Partecipereste mai a un reality?
Non essendo un gruppo che punta alla hit da classifica, anche per un’attitudine ben diversa, ci sentiamo estranei a questo tipo di business, dove si cerca il personaggio a cui affibbiare una canzone scritta da qualcun altro. Inoltre in Italia prevale la cultura del bel canto, il musicista è visto come un hobbista o poco più, per cui un gruppo che suona non ha spazio, figurarsi poi se tenta di dire cose troppo impegnative per lo spettatore medio… Va detto che questi programmi ormai hanno ben poco di reality… sono il simbolo dell’ignoranza collettiva che ci affligge e con onestà e tranquillità possiamo dire che non parteciperemmo, ammesso che siano interessati a noi!

Avete già affrontato una tournée?
Il discorso live è delicato… il più delle volte viene male interpretato (come del resto gran parte delle sfaccettature della Musica)… programmare concerti non è una cosa così immediata: l’offerta supera di gran lunga la domanda… gli spazi si stanno sempre più riducendo; i pochi che rimangono, non avendo un’adeguata e valida concorrenza ci sguazzano e fanno il bello e il cattivo tempo, il più delle volte giocando al ribasso con le band, o abbandonandole a situazioni tecniche deficitarie e a volte indecorose… il più delle volte si fatica a rientrare nelle spese…
Da quando è uscito il disco stiamo cercando di fare più promozione possibile e stiamo suonando tanto… l’obiettivo è quello di allargare il raggio d’azione e spostarsi dalla zona di Milano/Como e Lombardia…. a tal proposito abbiamo recentemente suonato a Bologna e il prossimo 21 Gennaio saremo a Roma… Per quanto riguarda i fan possiamo dire che a parte gli “aficionados” storici si stanno aggiungendo sempre più persone che anche con piccoli gesti manifestano grande interesse.

Per saperne di più visitate il loro myspace. E, come sempre… Vive le Rock!