Il quotidiano della famiglia Berlusconi rende pubblico oggi in prima pagina il dibattito interno per il futuro leader del Pdl. Due i punti fermi: la "nomina" spetta al Cavaliere e il Caimano comunque non uscirà di scena. In pole position Gelmini, Alfano e Frattini
“Chi sarà il successore di Silvio Berlusconi?”, apre il suo fondo Alessandro Sallusti. Poi il direttore sostiene che per il dopo Berlusconi non si debba pensare ai nomi di Fini, Casini, Tremonti, Gianni Letta: “Alla guida del governo ci sarà un giovane che non è mai stato in concorrenza con il capo”. E aggiunge: “Che ormai i tempi siano maturi per una designazione appare evidente”. A questo punto, ecco il terzetto dei favoriti: “Attualmente – scrive ancora Sallusti – il cerchio si stringe attorno a tre nomi. Angelino Alfano, ministro della Giustizia, Franco Frattini, ministro degli Esteri e Mariastella Gelmini, ministro dell’Istruzione. I tre hanno in comune molte cose”. E via con l’elenco dei pregi, così riassumibile: sono politicamente giovani ma hanno maturato esperienze importanti al governo. “E poi – aggiunge Sallusti – arrivano dalla prima ondata di forzisti e non hanno scheletri negli armadi”. Sarà così, ma nemmeno il Giornale, pur sdoganando il dibattito sul post-berlusconi, arriva a ipotizzare l’uscita di scena del Caimano: “Lo scenario – scrive ancora Sallusti – è quello di un Berlusconi che, a tempo debito, lascerà lo scettro formale del comando, ma continuerà ad essere leader del suo partito e punto di riferimento per la coalizione e per gli elettori”.
Nelle pagine interne, accanto a una scheda dei tre candidati d’ufficio, l’articolo di Francesco Cramer recita il de profundis di Gianfranco Fini: “I più, fondando il Pdl, avevano pensato a Fini. Ma poi l’ex leader di An ha voluto bruciare le tappe, si è giocato la carriera e piazzato da solo ai margini dell’impero dei moderati”. L’altro erede designato delle origini è Pierferdinando Casini: “Moderato vero, ma l’anagrafe gli gioca contro”, scrive il Giornale citando le parole del premier: “Non sarà un leader di 60 anni”. E poi c’è sempre il peccato originale: come Fini, anche Casini ha rinnegato il Cavaliere. E allora? Allora via con i delfini interni. In pole position c’è il ministro della Giustizia: “A suonare lo spartito potrebbe benissimo essere Angelino Alfano. Stimatissimo da Berlusconi, grande mediatore, efficace in tv. Classe 1970, da tempo è nelle grazie del premier, di cui è diventato un vero pupillo”. Alternative? Una siede alla Farnesina. Anche se per lui non si scaldano i cuori dei giornalisti di via Negri: “Meno giovane del primo ma di grande esperienza e soprattutto con l’arte della diplomazia che gli scorre nelle vene”.
Basta la diplomazia per raccogliere lo scettro? No, ci vuole l’amore dichiarato di Berlusconi che nel caso di Frattini – almeno stando ai profili proposti dal Giornale – non traspare. L’articolo, infatti, si riaccende per l’astro nascente: Mariastella Gelmini. Per indicare il suo nome, si parte sempre dagli indizi del Capo: “Può essere una donna”. E qui c’è il requisito che conta davvero: “Stimata dal Cavaliere, tanto che anche ieri ne ha tessuto le lodi”.
Ma forse non è il nome che conta. L’importante è lo schema. Quello più congegnale al premier lo ha raccontato Denise Pardo in un articolo pubblicato da L’Espresso alla vigilia del voto del 14 dicembre. Il riferimento è al modello russo. Con Berlusconi regista e leader come Vladimir Putin e il suo successore (L’Espresso scommette su Alfano) che segue la linea e resta nei ranghi, sul modello di Dmitri Medvedev. Le ipotesi, nei prossimi mesi, si sprecheranno. Per ora c’è solo una certezza. Niente primarie o congressi. Il futuro leader (premier?) sarà emanazione diretta e concessione esclusiva del Cavaliere. Quando – e se – deciderà di abdicare.