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Gran Bretagna, vacilla la coalizione di governo

Scontro fra conservatori e Lib dem. Sullo sfondo della polemica l'agiatezza economica di alcuni esponenti dell'esecutivo che, secondo i liberal democratici, non consente di interpretare i problemi dei cittadini. Ma gli osservatori escludono che Clegg andrà alla rottura seguendo l'esempio dell'italiano Fini

Un governo di Paperoni non può capire i bisogni degli elettori. Semplice logica di classe. Che i britannici non hanno dimenticato. A costo di mettere a repentaglio la coalizione di governo, tra conservatori e liberal democratici.

George Osborne? Ha la capacità di dare sui nervi, vero? Lui, come altri, non ha davvero esperienza di come viva la gente normale. E’ questo che mi preoccupa. Non può sapere cosa vuol dire perdere mille sterline all’anno di assegni familiari”. La frase infelice sul cancelliere dello scacchiere, multimilionario, non è stata pronunciata da un membro dell’opposizione ma da David Heat, vice presidente della Camera dei Comuni, lib dem. Ed è rimbalzata come una bomba dal Daily Telegraph, che l’ha pubblicata, a Westminster dove ieri un altro mini terremoto ha incrinato la solidità del patto tra i due partiti al governo. Heat, come altri colleghi, era convinto di parlare con due elettrici dure e pure. Invece si trattava di due giornaliste del quotidiano conservatore che ha sempre supportato David Cameron.

A differenza dell’inquilino di palazzo Chigi, Cameron e i Tory vivono l’agiatezza economica quasi come una colpa, da non menzionare mai. Anche se nel gabinetto su 29 ministri 23 sono milionari.

Tuttavia nessuno si sognerebbe di commentare, come ha fatto il nostro ministro della giustizia Angelino Alfano per difendere Berlusconi, che “Cameron è ricco di suo e non ha bisogno di rubare per fare politica”.

Osborne, invece, si è chiuso in un dignitoso silenzio. Ma le critiche di altri lib dem, sfogatisi con le presunte elettrici, sono destinate a lasciare il segno. Il sottosegretario alla Salute Paul Burstow le ha ammonite: “Non voglio che vi fidiate di Cameron”, mentre Andrew Stunell, sottosegretario agli Enti Locali, ha messo in dubbio la sincerità del primo ministro. Norman Baker (Trasporti) si è spinto a paragonare il governo britannico a quello sudafricano dell’apartheid, sostenendo che il suo compito sia quello di “combattere il sistema dall’interno”. Tutti e quattro i ribelli oggi hanno chiesto scusa. Ma la loro poltrona vacilla pericolosamente. E la coalizione traballa.

Un po’ come è successo in Italia.

I liberal democratici di Nick Clegg, però, non seguiranno l’esempio di Gianfranco Fini e di Fli. Sono arrivati al governo dopo decenni di oblio e pur di non deludere gli elettori sono pronti a ingoiare le pasticche amare dei conservatori. Come l’aumento delle rette scolastiche, che ha scatenato l’ira degli studenti. Hanno votato la legge turandosi il naso. Compreso Vince Cable, ministro lib dem delle attività produttive, vittima pure lui degli strali del Telegraph e della Bbc. Il canale televisivo ha svelato una sua frase, catturata di nascosto come le altre. “Ho dichiarato guerra a Rupert Murdoch e credo che vinceremo”, ha detto Cable, che dovrebbe rappresentare l’imparzialità in fatto di media. La presa di posizione ha scandalizzato gli inglesi e Cameron è stato costretto a dimezzare il potere del ministro. D’ora in poi sarà il conservatore Jeremy Hunt, titolare della Cultura, e non più Cable, a occuparsi della News Corp di Murdoch, che vorrebbe acquistare per intero la tv via cavo BSkyB (che comprende Sky News). Così facendo Murdoch otterrebbe una posizione dominante, essendo già proprietario di Sun, News of the World, Times, Sunday Times e Sky News. E siccome il milionario australiano appoggia apertamente i conservatori in Gran Bretagna, a differenza dell’Italia, c’è chi si preoccupa.

di Deborah Ameri