Monitorare i contributi pubblici che finiscono alle cooperative e ai giornali di partito, o presunti tali. Lo ha chiesto da tempo il ministro dell’Economia Tremonti alla guardia di finanza. Per vedere se i soldi vengono davvero investiti nell’azienda. E per controllare che le società editoriali non siano fittizie, nate solo per permettere a un finanziatore occulto di accedere ai contributi. Così è iniziata l’indagine sull’editoria assistita avviata dalle fiamme gialle di Cremona, che ha portato a perquisizioni, sequestri e arresti (tre persone sono ai domiciliari) nelle redazioni e nelle sedi amministrative di quotidiani locali e televisioni tra la Lombardia e l’Emilia Romagna. Dove sono state controllate alcune testate che fanno capo al gruppo Spallanzani, con sede a Reggio Emilia.
I finanzieri hanno perquisito la sede amministrativa del quotidiano La Cronaca, con edizioni a Cremona e Piacenza, e della radio Onda Verde srl, che controlla radio 883. Hanno anche fatto ispezioni all’Informazione, giornale con redazioni Bologna, Parma e Reggio. Il gip del tribunale di Cremona, Guido Salvini, ha predisposto gli arresti domiciliari per l’amministratore delegato della Cooperativa Nuova Informazione proprietaria della Cronaca, Massimo Boselli Botturi, e per sua moglie Raffaella Storti. L’ipotesi di accusa formulata dal sostituito procuratore, Cinzia Piccioni, è di truffa aggravata ai danni dello Stato. Agli arresti domiciliari pure Fabio Galli, il commercialista della Cronaca. Tra le persone indagate c’è anche Nino Spallanzani, uomo vicinissimo al Pdl, uno degli industriali più ricchi e influenti dell’Emilia Romagna, patron del network editoriale di televisioni e quotidiani locali E’Tv-L’Informazione. E poi l’ex amministratore delegato e direttore di Rete7 Giovanni Mazzoni. Entrambi, secondo la disposizione del gip, non potranno lasciare il territorio nazionale e dovranno presentarsi due volte a settimana presso l’autorità giudiziaria per l’obbligo di firma.
Secondo l’accusa, Boselli Botturi ha ceduto a Nino Spallanzani, per tramite di Mazzoni, la società Sep per 200mila euro per consentire all’industriale reggiano di incassare, nel 2009, 220mila euro di contributi statali. Finanziamenti che, per legge, non potevano essere erogati perché Spallanzani era già proprietario di un’altra testata, L’Informazione-Il Domani, per la quale riceveva 1 milione e 585mila euro di contributi per l’editoria. A Boselli Botturi, Storti e Galli è stata contestata la violazione della legge sulle provvidenze per l’editoria, perché avrebbero mentito sui requisiti per ottenere il sostegno pubblico. Il gruppo editoriale di Spallanzani ha fatto sapere che “i legali del gruppo sono sicuri di riuscire a dimostrare la piena regolarità dell’operato degli assistiti”.
La bufera giudiziaria, per altro, è solo l’ultimo problema che ha colpito il gruppo Spallanzani: a settembre del 2009 una pesante ristrutturazione aveva “tagliato” quasi il 50% della forza-lavoro, con l’esubero di 37 redattori sui 67 dell’organico di giornali e televisioni di prorpietà dell’imprenditore reggiano. Un piano straordinario che si era reso necessario dopo la forte crisi di bilancio che due anni fa, nel 2008, aveva fatto segnare un forte rosso: -3,6 milioni di euro a fine anno per le televisioni e -1,2 milioni per le testate giornalistiche. E ora il sospetto è che l’indagine della guardia di finanza sia soltanto all’inizio. E che l’operazione su editoria assistita e contributi pubblici possa coinvolgere altre testate.
di Emiliano Liuzzi