Il 24 dicembre La Repubblica ha pubblicato un sondaggio sulle prospettive della varie coalizioni in caso di elezioni anticipate. I numeri messi nero su bianco dall’istituto Demos sono utili per capire il nervosismo (non dichiarato) che serpeggia in questi giorni tra le file del centrodestra berlusconiano. Un nervosismo che ieri ha trovato un primo parziale e irrazionale sfogo nell’ormai celebre fondo di Maurizio Belpietro in cui il direttore di Libero racconta due “strane storie” su Gianfranco Fini senza nemmeno aver prima provato, per sua stessa ammissione, a verificarle.
Dopo la fiducia strappata per un soffio da Silvio Berlusconi il 14 dicembre, le prospettive tornano, del resto, a farsi nere per il Cavaliere. Certo, Futuro e Libertà è in crisi di consensi (secondo il sondaggio è al 5,3 per cento dopo aver superato la soglia dell’8 per cento in novembre). Ma molto peggio sta il premier, visto che il nascente Terzo Polo rende sempre più probabile una sua sconfitta in caso di chiamata alle urne.
Demos, infatti, spiega che se il Pd corresse con Idv e la sinistra, otterrebbe il 41, 4 dei consensi, contro 39,7 di Pdl e Lega e il 17,8 dei terzopolisti. Se invece si arrivasse alla grande coalizione anti-berlusconiana con dentro tutti (dalla sinistra fino al centro) il risultato sarebbe addirittura dal 57,5 per cento, contro il 40,2 per cento dei fedelissimi del Cavaliere. In un unico caso il premier avrebbe partita vinta. Se il Pd si alleasse con il Terzo Polo (totale 30,8), lasciando invece l’Idv sola al fianco della sinistra (28,8). In questo scenario i berluscones la spunterebbero con il 38,2 per cento.
La minaccia di Berlusconi di andare a elezioni anticipate, se la sua risicata maggioranza non sarà in grado di governare, è insomma assai poco credibile. Di fronte a sé il Cavaliere ha solo una strada: proseguire la campagna acquisti nella speranza di trovare alla Camera una ventina di deputati disposti a passare con lui. Ma la cosa è tutt’altro che semplice.
Gennaio si presenta come un mese gravido di incognite. C’è la Corte Costituzionale che potrebbe cancellare il legittimo impedimento. Ci sono i malumori della Lega preoccupata per le sorti della legge delega sul federalismo fiscale. E ci sono le inchieste giudiziarie aperte mesi fa e non ancora chiuse. Prima tra tutte quella sulla minorenne Ruby e i Bunga Bunga di Arcore. Prima o poi gli atti di quella indagine verranno depositati. E già oggi è chiaro che si tratta di carte estremamente imbarazzanti per il premier.
La escort di cui ha parlato Belpietro nel suo fondo, una prostituta di Modena che ai primi di dicembre (mentre impazzava sui giornali il caso Ruby) ha video-registrato il racconto di presunti incontri con Fini e si è presentata a Libero e Il Giornale, poteva forse servire per controbilanciare l’impatto mediatico dell’epilogo delle indagini sul giro delle ragazze a pagamento ospitate ad Arcore. Ma anche il quotidiano di via Negri pare averla trovata poco credibile. Tanto che un resoconto sommario della sua presunta testimonianza è stato pubblicato (e tra mille prudentissimi distinguo) solo dopo il pezzo uscito sul quotidiano concorrente.
Ma non basta. Perché l’articolo di Belpietro oltre che criticabile sul piano giornalistico (non si pubblicano notizie senza averle prima riscontrate), adesso si sta rivelando un boomerang politico.
L’effetto è quello di spingere i deputati finiani indecisi a stringersi ancora una volta accanto al loro leader. E di convincere Casini che con Berlusconi non è possibile fare veri accordi. Molto meglio lasciarlo cucinare a fuoco lento nel suo brodo. Perché, Bunga Bunga a parte, il peggior nemico del settantaquattrenne Berlusconi resta quello di sempre: il tempo.