Il sito dei Club della libertà lancia la domanda. Dopo 24 ore il 57,1% vuole che il ministro della Cultura lasci l'incarico prima che il Parlamento si esprima sulla sua sfiducia. Ma il voto viene chiuso in anticipo, con risultato ribaltato
Sandro Bondi e lo strano caso del sondaggio: il ministro deve dimettersi per la mozione di sfiducia che sarà votata il mese prossimo? A testare gli umori del Popolo della libertà ci ha pensato l’onorevole Mario Valducci, già tra i soci fondatori di Forza Italia. Che sul sito dei Club della libertà di cui è responsabile ha chiesto agli utenti: “Cosa faresti se fossi il ministro della Cultura Bondi, di fronte al voto di sfiducia?”. Due le opzioni: “rimettere il mandato nelle mani di Berlusconi” oppure “resistere al governo e attendere il voto del Parlamento”. Il 28 dicembre, a sole 24 ore dal lancio, il 57,1% aveva invitato il coordinatore del Pdl a dimettersi, mentre il 42,9% gli chiedeva di attendere il parere del Parlamento. Numeri che già non promettevano bene e per questo lo ‘stop al voto’, previsto per l’1 gennaio, è stato anticipato a ieri. Il risultato? Inspiegabilmente ribaltato: il contest si è infatti chiuso con un sorprendente 75,5% che chiede al ministro di resistere, contro il 24,5% che auspica le dimissioni.
Il cambio di rotta dei clic è reso ancora più sospetto dai commenti dei navigatori: sono 20, tutti encomiastici e di incoraggiamento, a eccezione di tre. Che suggeriscono a Bondi di farsi da parte per favorire il ricambio generazionale e, magari, lo stesso Valducci (“A casa Bondi, spazio ai giovani come Gelmini, Alfano, Meloni” in aggiunta a un team di “esperti ma puliti come Frattini, Valducci e Galan”, scrive un utente che si firma ‘A casa Bondi’). Qualcun altro rimarca l’onestà politica e intellettuale del ministro e ricorda che il Pdl ha l’obbligo di stringersi intorno a lui nonostante “non è che abbia fatto granché” da quando si è fidanzato. Nonostante il silenzio ufficiale di Valducci, i gestori del sito tamponano anche il flop di quel 24,5% che ha votato contro Bondi: chi si è espresso così, scrivono, lo ha fatto solo perché “reputa opportuno non rischiare sul voto di sfiducia per paura che il partito di Gianfranco Fini faccia l’annunciato sgambetto”.
Intanto oggi il ministro, a sondaggio chiuso, ha dichiarato ai microfoni di SkyTg24: “Non sarò io a mettere a rischio la tenuta del governo. Posso mettere a disposizione il mio incarico per rafforzare l’esecutivo e ampliare la maggioranza”. Insomma, anche se disposto a farsi da parte, si dice “con la coscienza a posto” perché la mozione rientra nei piani dell’opposizione per ostacolare il governo. Trattasi dunque di ordinaria amministrazione, che quindi non avrebbe nulla a che fare con i crolli di Pompei o il giro di vite ai finanziamenti alla cultura. Bondi dimentica però le assunzioni sospette del figlio e dell’ex marito della compagna e collega del Pdl Manuela Repetti, oltre alla premiazione al Festival del Cinema di Michelle Bonev, attrice sconosciuta e amica del premier. Ma il sondaggio dei suoi, almeno in apparenza, lo ha salvato.
Ora per il Club della libertà è meglio dirigersi verso il nemico Gianfranco Fini che sulla pagina finidimettiti.it, collegata al sito, appare con lo sfondo de L’Urlo di Munch. Nel nuovo sondaggio, subentrato dopo la chiusura anticipata di quello su Bondi, ai visitatori non si chiede se il leader di Fli debba o meno dimettersi, questo è scontato. Si passa direttamente alle ragioni e le opzioni sono: “ha fondato un partito da presidente di Montecitorio” (35.3% delle preferenze questo pomeriggio), “ha tradito il patto con gli italiani che lo hanno votato alle elezioni” (41.2%) e “non garantisce più imparzialità avendo sostenuto la sfiducia al governo Berlusconi” (23,5). Insomma, che Fini debba andarsene non è nemmeno in discussione e, questa volta, i risultati non richiederanno nessun ribaltamento improvviso.