Dopo mesi di promesse, conferme e smentite e soprattutto dopo cinque lunghissimi anni di interminabile attesa, le disposizioni introdotte dall’allora ministro dell’interno, Beppe Pisanu, attraverso le quali si era imposto un inutile ed anacronistico obbligo di identificazione, a mezzo carta d’identità, per connettersi ad internet in modalità wifi presso bar, ristoranti ed esercizi pubblici sono state abrogate.
Sono bastate poche righe inserite nel c.d. Decreto Milleproroghe, per buttarsi alle spalle una norma che ha rappresentato, negli ultimi cinque anni, una delle tante anomalie italiane e soprattutto che ha frenato lo sviluppo e la diffusione delle connessioni internet pubbliche, contribuendo così ad aggravare il drammatico digital divide che affligge il nostro Paese e lo relega a ruolo di fanalino di coda in ogni classifica europea relativa alla diffusione della banda larga.
Dal primo gennaio sarà pertanto possibile entrare in un bar, ordinare un caffè e sfogliare un quotidiano on-line senza bisogno di esibire al gestore un documento d’identità e, soprattutto, senza che quest’ultimo debba aquisire e conservare un’imponente mole d’informazioni relativa all’utilizzo, da parte dei propri clienti, delle risorse di connettività .
Permarrà invece l’obbligo per i soli gestori di internet point di richiedere una speciale licenza per l’esercizio dell’attività .
Se la raggiunta condizione di normalità può considerarsi un traguardo, allora, l’Italia della Rete, la notte di San Silvestro, avrà una ragione in più per festeggiare .
Inutile rammaricarsi del fatto che, probabilmente, questo risultato avrebbe potuto – e forse dovuto – essere raggiunto già da tempo.
Senza con ciò voler spazzar via l’aria di festa, tuttavia, occorre domandarsi cosa ne sia stato delle insopprimibili esigenze di anti terrorismo che, a detta di tanti soloni della sicurezza nazionale hanno, sin qui, reso irrinunciabili le previsioni contenute nel Decreto Pisanu.
L’allarme terrorismo e’ d’un colpo cessato?
Si e’ d’un tratto archiviato il teorema secondo il quale i più pericolosi criminali nazionali ed internazionali sarebbero soliti pianificare on-line stragi ed attentati, sorseggiando caffè nei bar delle nostre città?
Non per apparire inaccontentabili o per sollevare dubbi che potrebbero determinare non auspicati ripensamenti ma, certo, e’ curioso che siano bastate poche settimane per dimenticare le preoccupazioni, manifestate, con tono grave, dal Procuratore nazionale Antimafia Piero Grasso e per far cambiare idea allo stesso ministro dell’Interno, Roberto Maroni, che poco più di un mese fa aveva escluso la possibilità di una radicale abrogazione dell’obbligo di identificazione e proposto, invece, di attenuarne il rigore attraverso il ricorso a soluzioni più pratiche rispetto all’esibizione della carta d’identità .
La decisione sin qui adottata di mantenere in vigore le citate disposizioni del Decreto Pisanu, così come quella appena assunta di abrogarlo, implicano valutazioni estremamente serie in tema di sicurezza nazionale, rispetto della privacy dei cittadini, e promozione dell’innovazione nel Paese.
E’pertanto preoccupante dover registrare un così elevato tasso di volubilità nel Palazzo.
E’ d’altra parte evidente che ci vorrà ben altro che la previsione abrogativa contenuta nel Milleproroghe per rimuovere i danni prodottisi nell’ultimo quinquennio sul versante delle abitudini degli italiani all’utilizzo delle risorse di connettività pubbliche .
Per il gestore di un bar francese o tedesco e’ inconcepibile, nel 2010, non porre a disposizione della propria clientela, intenternet wifi e, per la clientela, utilizzare tale servizio e’, ormai, assolutamente naturale.
In Italia non e’ così ed e’ inutile illudersi che basterà voltare pagina sul calendario perché la nostra cultura e mentalità possa cambiare.
Frattanto – non si può dimenticarlo – le società di telecomunicazione hanno pervasivamente diffuso l’abitudine al consumo di internet in mobilità attraverso “chiavette” e “smartphone” e, soprattutto, ci hanno lentamente persuaso del fatto che connettersi, anche in modalità wifi, abbia un costo, spesso, peraltro, piuttosto salato.
Sintomatica di questa preoccupante politica dei consumi e’ la recente scelta operata da Telecom e Ferrovie dello Stato – proprio con l’alibi di doversi adeguare al Decreto Pisanu- di richiedere ai viaggiatori che usufruiscono del wifi a bordo dei treni di effettuare un pagamento di un centesimo di euro con la propria carta di credito.
Sin troppo evidente, anche in questo caso, che più che identificarci ci si voglia abituare ad utilizzare la carta di credito per connettersi ad internet .
L’abrogazione del Decreto Pisanu e’ una bella notizia ma la battaglia anti digital divide, nel nostro Paese, e’ appena cominciata ed il Governo e’ ora chiamato alla prova più difficile: dimostrare che la scelta appena compiuta e’ qualcosa di più di una mossa propoagandistica pre-elettorale ed è, piuttosto, frutto di un reale convincimento dell’esigenza di promuovere la diffusione di internet in Italia.