Viva Minzolini, abbasso la Ferrario, anzi abbasso anche la Busi, e pure l’avvocato D’Amati che continua a vincere le cause in tribunale contro Minzolini, Masi e pure contro il loro patron San Silvio degli editti, quello che fece buttare fuori dalla rai Santoro, Biagi, Travaglio e Luttazzi.
Possibile che costoro non vogliano capire che il direttorissimo non ha colpa alcuna, che quello che ha fatto corrisponde allo spirito dei tempi e che se Berluconi ha vinto le elezioni a lui dovrà pure essee consentito di agire in barba ai contratti, alle regole e persino alla deontologia professionale, tutta roba da vecchi soviet, anzi residui del ’68, come direbbe il duo Gelmini-Marchionne
Non volle dare la rettifica, quando in un titolo fece assolvere il prescritto Mills? Perchè mai avrebbe dovuto darla in un paese nel quale il presidente del Consiglio e il suo amico Marcello lodano pubblicamente uno staliere mafioso? In ogni caso la notizia non sarebbe piaciuta all’editore di riferimento, e allora perchè insistere?
Ha perso punti negli ascolti e nel gradimento del pubblico? E chi se ne frega, tanto le reti concorrenti sono dello stesso padrone e allora cosa volete, cosa vogliono i giornalisti ribelli, e soprattutto cosa vogliono queste donne giornaliste sempre pronte a criticare?
La signora Busi, al momento delle dimissioni, ha ricordato le tante notizie non date e il paese oscurato? Singolare protesta la sua, sarà pure consentito al direttore del Tg1 di essere in sintonia con il governo che giura di aver fatto sparire persino le immondizie da Napoli, allo stesso modo si potranno fare sparire le notizie dal video, oppure siamo ancora fermi alla preistoria del giornalismo, quando si pretendeva di dare comunque la notizia?
Il gudice Ingroia protestò perchè non gli fu consentito di replicare al condannato Dell’Utri? Perchè mai avrebbe dovuto replicare ad un parlamentare e per di più europeo e per di più amico e consigliere del piccolo Cesare? Cosa vogliono questi signori che non sono stati neppure eletti dal popolo? Perchè parlano ancora?
Potrà un direttore decidere di cacciare i vecchi conduttori dal video? Potrà esercitare il suo ruolo di direttore ? Potrà decidere di cacciare solo quelli che non firmarono il documento di fiducia? Certo che sì. Potrà anche rivendicare di averli cacciati perchè vecchi? Senz’altro.
Per quale ragione allora costoro e i loro avvocati non si sono rassegnati e non hanno piegato il capo? Dove siamo arrivati, all’insubordinazione? All’odio sociale? All’anarchia redazionale? Sì, va bene, avrà sbaglato nelle procedure, si sarà dimenticato del contratto, non avrà tenuto conto alcuno delle osservazioni del sindacato interno, avrà rimosso alcuni perchè vecchi e avrà lasciato altri più anziani, ma fedelissimi, non avrà assegnto incarichi equivalenti, sarà tutto vero, ma perchè reagire, perchè rivolgersi al sindacato, perchè andare in tribunale?
Questa benedetta Ferrario poteva davvero pensare che levasse dalla conduzione anche la signora Petruni, alla quale il presidente Berlusconi regalò un’indimenticabile spilla farfalla, solo per darle soddisfazione, e per di più candidata a diventare la direttrice di Rai2? Per quale ragione avrebbe dovuto darle un incarico alternativo, dal momento che non lo ha assegnato neppure agli altri rimossi Di Giannantonio, Damoss e Genah, quest’ultimo defenestrato, e senza alcuna spiegazione, anche da vice direttore? Non avevano firmato neppure loro per il vecchio Minzo, ma sicuramente sarà stata una casualità, una svista, forse il direttore non era neppure informato.
Possibile mai che queste signore e questi signori siano sempre accecati dall’odio, dal rancore e non riescano mai a sorridere, a ringraziare, a dare un cenno di consenso quando il loro direttore scrive e legge uno di quei suoi editoriali nei quali “a muso duro” rivendica con coraggio la sua temeraria scelta di stare sempre e comunque dalla parte del presidente editore… Mio Dio, che sprezzo del pericolo, possibile che le signore Busi e Ferrario, per non parlare di tutti gli altri, non riescano mai ad apprezzare il gusto per il paradosso e per la libertà dal potere? E che la smetta, la Busi, di smenarla con i terremotati dell’Aquila prima usati per osannare il re e poi cancellati e oltraggiati quando hanno cominciato a denunciare la truffa.
Un tribunale ha dato ragione alla Ferrario e forse darà ragione anche agli altri? Beh, questa è la migliore conferma che il complotto c’è, che questi giudici vanno messi in riga, che la lezione non gli è ancora bastata, che serve una legge bavaglio per loro e per quelli che vogliono raccontare i fatti. Gente strana, malata, bisognosa di cure psichiatriche. Come si usava nella vecchia Russia dell’amico Vladimir.
Al i là di ogni ironia resta la domanda finale: chi pagherà per tutto questo? Chi rimborserà i danni erariali, dal momento che la Rai ha appena perso una causa, non solo per aver censurato Santoro e la sua squadra, ma anche per aver impedito a questi professionisti di esercitare liberamente la loro professione? Chi pagherà per queste scelte che hanno prima emarginato alcuni professionisti e poi li hanno lasciati senza incarico equivalente? Questo vale per la Ferrario, per altri suoi colleghi, ma vale anche per Oliviero Beha che ha vinto quattro cause senza ottenere ancora il reintegro, o per Gilberto Squizzato, autore e regista di Milano, sempre in attesa di applicazione della sentenza? Potremmo continuare con decine di esempi e metterci vicino le cifre.
Chi pagherà? La Corte dei conti deciderà di mettere il naso nelle carte e di chiedere la testa dei responsabili? Chi pagherà per i soldi regalati alla bulgara Dragomira? A proposito di Corte dei conti e di conti pagati dal contribuente, per quale ragione il direttore Masi non rende noti i risultati dell’inchiesta da lui commissionata sulla famigerata carta di credito del direttorissimo, quella che sarebbe stata usata senza risparmio, al punto tale da risultare la carta record, per le spese, nella storia della Rai ? Masi ha i rapporti sulla sua scrivania e dovrebe persino essere geloso, dal momento che il direttore lo avrebbe abbondantemente doppiato nel conteggio delle uscite.
Perchè il direttore che non ha avuto esitazione a replicare, per di più con toni insolenti e misogini, alla signora Ferrario non sfida il suo direttore generale a mettere tutto in piazza e a tutelare il suo buon nome?
Dal momento, infine, che il direttorissimo ci ha fatto sapere che lui lotta contro le burocrazie, per l’innovazione e lo svecchiamento, potrebbe l’azienda Rai far sapere agli utenti che pagano il canone come intende tutelarli dalle prepotenze, dalla faziosità, dalla violazione delle regole e persino dall’eventuale distrazione del pubblico denaro oltre che dalla scomparsa dei fatti? La domanda è rivolta al presidente e al direttore generale della Rai, che non possono certo fingere di non aver letto la sentenza dei tribunali e, tanto meno, il rapporto predisposto dai loro ispettori. Speriamo di non doverlo apprendere grazie alla abilità di Wikileaks o all’intraprendenza di una giovane, anzi giovanissima pirata informatica, così almeno non si dispiacerà il direttore del Tg1 che non gradisce troppo le “vecchie conduttrici”.
Chi sa come sarebbe stata brava, anche in video, la cara Noemi, una delle conduttrici più amate da Papi.
Beppe Giulietti
Giornalista
Media & Regime - 3 Gennaio 2011
Viva Minzo, abbasso Tiziana
Viva Minzolini, abbasso la Ferrario, anzi abbasso anche la Busi, e pure l’avvocato D’Amati che continua a vincere le cause in tribunale contro Minzolini, Masi e pure contro il loro patron San Silvio degli editti, quello che fece buttare fuori dalla rai Santoro, Biagi, Travaglio e Luttazzi.
Possibile che costoro non vogliano capire che il direttorissimo non ha colpa alcuna, che quello che ha fatto corrisponde allo spirito dei tempi e che se Berluconi ha vinto le elezioni a lui dovrà pure essee consentito di agire in barba ai contratti, alle regole e persino alla deontologia professionale, tutta roba da vecchi soviet, anzi residui del ’68, come direbbe il duo Gelmini-Marchionne
Non volle dare la rettifica, quando in un titolo fece assolvere il prescritto Mills? Perchè mai avrebbe dovuto darla in un paese nel quale il presidente del Consiglio e il suo amico Marcello lodano pubblicamente uno staliere mafioso? In ogni caso la notizia non sarebbe piaciuta all’editore di riferimento, e allora perchè insistere?
Ha perso punti negli ascolti e nel gradimento del pubblico? E chi se ne frega, tanto le reti concorrenti sono dello stesso padrone e allora cosa volete, cosa vogliono i giornalisti ribelli, e soprattutto cosa vogliono queste donne giornaliste sempre pronte a criticare?
La signora Busi, al momento delle dimissioni, ha ricordato le tante notizie non date e il paese oscurato? Singolare protesta la sua, sarà pure consentito al direttore del Tg1 di essere in sintonia con il governo che giura di aver fatto sparire persino le immondizie da Napoli, allo stesso modo si potranno fare sparire le notizie dal video, oppure siamo ancora fermi alla preistoria del giornalismo, quando si pretendeva di dare comunque la notizia?
Il gudice Ingroia protestò perchè non gli fu consentito di replicare al condannato Dell’Utri? Perchè mai avrebbe dovuto replicare ad un parlamentare e per di più europeo e per di più amico e consigliere del piccolo Cesare? Cosa vogliono questi signori che non sono stati neppure eletti dal popolo? Perchè parlano ancora?
Potrà un direttore decidere di cacciare i vecchi conduttori dal video? Potrà esercitare il suo ruolo di direttore ? Potrà decidere di cacciare solo quelli che non firmarono il documento di fiducia? Certo che sì. Potrà anche rivendicare di averli cacciati perchè vecchi? Senz’altro.
Per quale ragione allora costoro e i loro avvocati non si sono rassegnati e non hanno piegato il capo? Dove siamo arrivati, all’insubordinazione? All’odio sociale? All’anarchia redazionale? Sì, va bene, avrà sbaglato nelle procedure, si sarà dimenticato del contratto, non avrà tenuto conto alcuno delle osservazioni del sindacato interno, avrà rimosso alcuni perchè vecchi e avrà lasciato altri più anziani, ma fedelissimi, non avrà assegnto incarichi equivalenti, sarà tutto vero, ma perchè reagire, perchè rivolgersi al sindacato, perchè andare in tribunale?
Questa benedetta Ferrario poteva davvero pensare che levasse dalla conduzione anche la signora Petruni, alla quale il presidente Berlusconi regalò un’indimenticabile spilla farfalla, solo per darle soddisfazione, e per di più candidata a diventare la direttrice di Rai2? Per quale ragione avrebbe dovuto darle un incarico alternativo, dal momento che non lo ha assegnato neppure agli altri rimossi Di Giannantonio, Damoss e Genah, quest’ultimo defenestrato, e senza alcuna spiegazione, anche da vice direttore? Non avevano firmato neppure loro per il vecchio Minzo, ma sicuramente sarà stata una casualità, una svista, forse il direttore non era neppure informato.
Possibile mai che queste signore e questi signori siano sempre accecati dall’odio, dal rancore e non riescano mai a sorridere, a ringraziare, a dare un cenno di consenso quando il loro direttore scrive e legge uno di quei suoi editoriali nei quali “a muso duro” rivendica con coraggio la sua temeraria scelta di stare sempre e comunque dalla parte del presidente editore… Mio Dio, che sprezzo del pericolo, possibile che le signore Busi e Ferrario, per non parlare di tutti gli altri, non riescano mai ad apprezzare il gusto per il paradosso e per la libertà dal potere? E che la smetta, la Busi, di smenarla con i terremotati dell’Aquila prima usati per osannare il re e poi cancellati e oltraggiati quando hanno cominciato a denunciare la truffa.
Un tribunale ha dato ragione alla Ferrario e forse darà ragione anche agli altri? Beh, questa è la migliore conferma che il complotto c’è, che questi giudici vanno messi in riga, che la lezione non gli è ancora bastata, che serve una legge bavaglio per loro e per quelli che vogliono raccontare i fatti. Gente strana, malata, bisognosa di cure psichiatriche. Come si usava nella vecchia Russia dell’amico Vladimir.
Al i là di ogni ironia resta la domanda finale: chi pagherà per tutto questo? Chi rimborserà i danni erariali, dal momento che la Rai ha appena perso una causa, non solo per aver censurato Santoro e la sua squadra, ma anche per aver impedito a questi professionisti di esercitare liberamente la loro professione? Chi pagherà per queste scelte che hanno prima emarginato alcuni professionisti e poi li hanno lasciati senza incarico equivalente? Questo vale per la Ferrario, per altri suoi colleghi, ma vale anche per Oliviero Beha che ha vinto quattro cause senza ottenere ancora il reintegro, o per Gilberto Squizzato, autore e regista di Milano, sempre in attesa di applicazione della sentenza? Potremmo continuare con decine di esempi e metterci vicino le cifre.
Chi pagherà? La Corte dei conti deciderà di mettere il naso nelle carte e di chiedere la testa dei responsabili? Chi pagherà per i soldi regalati alla bulgara Dragomira? A proposito di Corte dei conti e di conti pagati dal contribuente, per quale ragione il direttore Masi non rende noti i risultati dell’inchiesta da lui commissionata sulla famigerata carta di credito del direttorissimo, quella che sarebbe stata usata senza risparmio, al punto tale da risultare la carta record, per le spese, nella storia della Rai ? Masi ha i rapporti sulla sua scrivania e dovrebe persino essere geloso, dal momento che il direttore lo avrebbe abbondantemente doppiato nel conteggio delle uscite.
Perchè il direttore che non ha avuto esitazione a replicare, per di più con toni insolenti e misogini, alla signora Ferrario non sfida il suo direttore generale a mettere tutto in piazza e a tutelare il suo buon nome?
Dal momento, infine, che il direttorissimo ci ha fatto sapere che lui lotta contro le burocrazie, per l’innovazione e lo svecchiamento, potrebbe l’azienda Rai far sapere agli utenti che pagano il canone come intende tutelarli dalle prepotenze, dalla faziosità, dalla violazione delle regole e persino dall’eventuale distrazione del pubblico denaro oltre che dalla scomparsa dei fatti? La domanda è rivolta al presidente e al direttore generale della Rai, che non possono certo fingere di non aver letto la sentenza dei tribunali e, tanto meno, il rapporto predisposto dai loro ispettori. Speriamo di non doverlo apprendere grazie alla abilità di Wikileaks o all’intraprendenza di una giovane, anzi giovanissima pirata informatica, così almeno non si dispiacerà il direttore del Tg1 che non gradisce troppo le “vecchie conduttrici”.
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Roma, 22 feb. (Adnkronos) - "Nessun tumore al cervello e nessuna infezione da polmonite batterica, come erroneamente riportato dalla Direzione sanitaria del Mar Rosso. Mattia è morto per un’emorragia causata da un aneurisma cerebrale e si esclude con certezza la presenza di altre patologie concomitanti. Questo quanto emerge dopo l'esame effettuato dall'Azienda Ospedaliero Universitaria di Udine". Così l'avvocato Maria Virginia Maccari, che assiste i familiari di Mattia Cossettini, morto a 9 anni mentre si trovava in vacanza a Marsa Alam.
"Mattia era felicissimo della vacanza e fino a quella tragica escursione in barca non aveva manifestato alcun sintomo, nemmeno un raffreddore. Tanti sorrisi fino all’ultimo momento, allegro come tutti lo conoscevano, ma durante l’escursione in barca non c’è stata nessuna possibilità di chiamare o di ricevere i soccorsi. Secondo i genitori vi è stata sicuramente una sottovalutazione del quadro clinico iniziale; c’è poi stato un errore di refertazione da parte dei medici dell’ospedale generale governativo di Marsa Alam, che hanno interpretato la Tc senza intervenire poi su Mattia per l’assenza di attrezzature, tenuto solamente in osservazione mentre i sanitari stimavamo le più svariate patologie, dal diabete alla broncopolmonite, citando addirittura il Covid come causa di un’ossigenazione bassa quando invece Mattia non aveva neanche la tosse", spiega.
"Rimasto invece su una lettiga di ospedale, con il cuscino della camera del resort, mentre i genitori tentavano invano un trasferimento presso un altro ospedale. La famiglia sta ancora approfondendo gli aspetti relativi all’incidenza di una corretta e tempestiva diagnosi, ma quello che emerge è la necessità di sensibilizzare il Governo egiziano per favorire protocolli nella gestione delle emergenze sanitarie nella zona del mar Rosso. Il primo ospedale attrezzato è situato a circa tre ore di auto e - sottolinea - non sono disponibili mezzi di trasporto rapidi per raggiungerlo. Probabilmente sarebbe sufficiente un piccolo contributo economico da parte delle numerosissime strutture alberghiere per garantire un servizio sanitario adeguato, oppure realizzare un eliporto per trasferire i pazienti gravi, raggiungendo un luogo idoneo. Si stima la presenza di circa quindici milioni di italiani in Egitto ogni anno, di cui un terzo circa nella zona del Mar Rosso".
"Nonostante tutte le immersioni subacquee effettuate in zona, anche una 'semplice' embolia polmonare diventerebbe critica a causa dell’assenza nelle vicinanze di una camera iperbarica. In alcune situazioni potrebbe fare la differenza anche la refertazione a distanza, facilmente possibile con l’utilizzo della telemedicina e nel caso di Mattia si sarebbe molto probabilmente evitata l'errata interpretazione delle immagini della Tc, fatto che ha di certo avuto un peso psicologico importante sui genitori. Non è chiaro se il tempo perso, dai primi sintomi interpretati in modo superficiale dai medici, all’incapacità di intervenire in modo attivo presso l’ospedale di Marsa Alam, potessero cambiare l’esito della vicenda. È però evidente come, qualsiasi necessità sanitaria improvvisa, che possa essere clinicamente complessa ma che nel nostro contesto sociale risulti gestibile, le possibilità di sopravvivenza in una zona così turistica e famosa siano sorprendentemente scarse. I genitori di Mattia, Marco e Alessandra, si augurano che la morte di loro figlio possa servire ad avviare questo adeguamento sanitario in Egitto per il bene dí tutti gli altri turisti italiani, non consapevoli della situazione fatiscente che potrebbero scoprire appena varcate le mura dei lussuosi resort", conclude.
Milano, 21 feb. (Adnkronos) - Con una produzione dal valore di 277 milioni di euro nel 2023, la Lombardia è la quarta regione italiana più rilevante nel comparto florovivaistico. E' quanto afferma la Coldiretti regionale, sulla base del primo Rapporto nazionale sul settore realizzato dal centro studi Divulga e da Ixe’ con Coldiretti, in occasione della giornata conclusiva di Myplant&Garden, una delle più importanti manifestazioni internazionali per i professionisti delle filiere del verde in corso a Rho Fiera Milano.
In Lombardia, precisa la Coldiretti regionale su dati Registro delle Imprese, sono oltre 2.500 le aziende florovivaistiche, a cui vanno aggiunte quelle che si dedicano alla cura e alla manutenzione del paesaggio, per una filiera del verde lombarda che in totale può contare su più di 7.900 imprese. Sulla base del rapporto Divulga/Ixè, nel 2024 il florovivaismo Made in Italy ha raggiunto il valore massimo di sempre a quota 3,3 miliardi di euro, grazie anche al traino dell’export che chiuderà l’anno a 1,3 miliardi, ma sulle aziende nazionali pesa oggi la difficile situazione internazionale, a partire dalla guerra in Ucraina. Proprio a causa del conflitto, le aziende hanno subito un aumento dei costi del +83% per i prodotti energetici e del +45% per i fertilizzanti rispetto al 2020, oltre a un +29% per altri input produttivi quali sementi e piantine.
Costi in progressivo aumento, che ancora fanno fatica ad essere riassorbiti, tanto più se si considera la concorrenza sleale che pesa sulle imprese tricolori a causa delle importazioni a basso costo dall’estero, dove non si rispettano le stesse regole in termini di utilizzo dei prodotti fitosanitari, ma anche di tutela dei diritti dei lavoratori e dell’ambiente.
Non va poi trascurato, avverte Coldiretti, l’impatto dei cambiamenti climatici: secondo il rapporto Divulga/Ixe’ due aziende agricole su tre (66%) hanno subito danni nell’ultimo triennio a causa di eventi estremi, tra grandinate, trombe d’aria, alluvioni e siccità che a più riprese hanno interessato il territorio nazionale. Il risultato di tutti questi fattori è che più di un terzo delle aziende florovivaistiche italiane denuncia difficoltà economiche.
Un quadro dinanzi al quale Coldiretti chiede misure di sostegno alle imprese per contrastare i cambiamenti climatici che, oltre agli eventi estremi, hanno moltiplicato le malattie che colpiscono le piante, spesso peraltro diffuse a causa delle importazioni di prodotti stranieri.
Ma serve anche puntare sulla promozione dei prodotti 100% Made in Italy, mettendone in risalto l’elevato valore ambientale, oltre che gli effetti positivi dal punto di vista della salute e della lotta all’inquinamento. Importante anche una maggiore considerazione per il settore all’interno della Politica agricola europea e, di riflesso, nelle politiche di sviluppo rurale.
Milano, 21 feb. (Adnkronos) - Con una produzione dal valore di 277 milioni di euro nel 2023, la Lombardia è la quarta regione italiana più rilevante nel comparto florovivaistico. E' quanto afferma la Coldiretti regionale, sulla base del primo Rapporto nazionale sul settore realizzato dal centro studi Divulga e da Ixe’ con Coldiretti, in occasione della giornata conclusiva di Myplant&Garden, una delle più importanti manifestazioni internazionali per i professionisti delle filiere del verde in corso a Rho Fiera Milano.
In Lombardia, precisa la Coldiretti regionale su dati Registro delle Imprese, sono oltre 2.500 le aziende florovivaistiche, a cui vanno aggiunte quelle che si dedicano alla cura e alla manutenzione del paesaggio, per una filiera del verde lombarda che in totale può contare su più di 7.900 imprese. Sulla base del rapporto Divulga/Ixè, nel 2024 il florovivaismo Made in Italy ha raggiunto il valore massimo di sempre a quota 3,3 miliardi di euro, grazie anche al traino dell’export che chiuderà l’anno a 1,3 miliardi, ma sulle aziende nazionali pesa oggi la difficile situazione internazionale, a partire dalla guerra in Ucraina. Proprio a causa del conflitto, le aziende hanno subito un aumento dei costi del +83% per i prodotti energetici e del +45% per i fertilizzanti rispetto al 2020, oltre a un +29% per altri input produttivi quali sementi e piantine.
Costi in progressivo aumento, che ancora fanno fatica ad essere riassorbiti, tanto più se si considera la concorrenza sleale che pesa sulle imprese tricolori a causa delle importazioni a basso costo dall’estero, dove non si rispettano le stesse regole in termini di utilizzo dei prodotti fitosanitari, ma anche di tutela dei diritti dei lavoratori e dell’ambiente.
Non va poi trascurato, avverte Coldiretti, l’impatto dei cambiamenti climatici: secondo il rapporto Divulga/Ixe’ due aziende agricole su tre (66%) hanno subito danni nell’ultimo triennio a causa di eventi estremi, tra grandinate, trombe d’aria, alluvioni e siccità che a più riprese hanno interessato il territorio nazionale. Il risultato di tutti questi fattori è che più di un terzo delle aziende florovivaistiche italiane denuncia difficoltà economiche.
Un quadro dinanzi al quale Coldiretti chiede misure di sostegno alle imprese per contrastare i cambiamenti climatici che, oltre agli eventi estremi, hanno moltiplicato le malattie che colpiscono le piante, spesso peraltro diffuse a causa delle importazioni di prodotti stranieri.
Ma serve anche puntare sulla promozione dei prodotti 100% Made in Italy, mettendone in risalto l’elevato valore ambientale, oltre che gli effetti positivi dal punto di vista della salute e della lotta all’inquinamento. Importante anche una maggiore considerazione per il settore all’interno della Politica agricola europea e, di riflesso, nelle politiche di sviluppo rurale.
Milano, 21 feb. (Adnkronos) - Con una produzione dal valore di 277 milioni di euro nel 2023, la Lombardia è la quarta regione italiana più rilevante nel comparto florovivaistico. E' quanto afferma la Coldiretti regionale, sulla base del primo Rapporto nazionale sul settore realizzato dal centro studi Divulga e da Ixe’ con Coldiretti, in occasione della giornata conclusiva di Myplant&Garden, una delle più importanti manifestazioni internazionali per i professionisti delle filiere del verde in corso a Rho Fiera Milano.
In Lombardia, precisa la Coldiretti regionale su dati Registro delle Imprese, sono oltre 2.500 le aziende florovivaistiche, a cui vanno aggiunte quelle che si dedicano alla cura e alla manutenzione del paesaggio, per una filiera del verde lombarda che in totale può contare su più di 7.900 imprese. Sulla base del rapporto Divulga/Ixè, nel 2024 il florovivaismo Made in Italy ha raggiunto il valore massimo di sempre a quota 3,3 miliardi di euro, grazie anche al traino dell’export che chiuderà l’anno a 1,3 miliardi, ma sulle aziende nazionali pesa oggi la difficile situazione internazionale, a partire dalla guerra in Ucraina. Proprio a causa del conflitto, le aziende hanno subito un aumento dei costi del +83% per i prodotti energetici e del +45% per i fertilizzanti rispetto al 2020, oltre a un +29% per altri input produttivi quali sementi e piantine.
Costi in progressivo aumento, che ancora fanno fatica ad essere riassorbiti, tanto più se si considera la concorrenza sleale che pesa sulle imprese tricolori a causa delle importazioni a basso costo dall’estero, dove non si rispettano le stesse regole in termini di utilizzo dei prodotti fitosanitari, ma anche di tutela dei diritti dei lavoratori e dell’ambiente.
Non va poi trascurato, avverte Coldiretti, l’impatto dei cambiamenti climatici: secondo il rapporto Divulga/Ixe’ due aziende agricole su tre (66%) hanno subito danni nell’ultimo triennio a causa di eventi estremi, tra grandinate, trombe d’aria, alluvioni e siccità che a più riprese hanno interessato il territorio nazionale. Il risultato di tutti questi fattori è che più di un terzo delle aziende florovivaistiche italiane denuncia difficoltà economiche.
Un quadro dinanzi al quale Coldiretti chiede misure di sostegno alle imprese per contrastare i cambiamenti climatici che, oltre agli eventi estremi, hanno moltiplicato le malattie che colpiscono le piante, spesso peraltro diffuse a causa delle importazioni di prodotti stranieri.
Ma serve anche puntare sulla promozione dei prodotti 100% Made in Italy, mettendone in risalto l’elevato valore ambientale, oltre che gli effetti positivi dal punto di vista della salute e della lotta all’inquinamento. Importante anche una maggiore considerazione per il settore all’interno della Politica agricola europea e, di riflesso, nelle politiche di sviluppo rurale.
Gaza, 22 feb. (Adnkronos) - Gli ostaggi israeliani Eliya Cohen, Omer Shem Tov e Omer Wenkert sono stati trasferiti alla Croce Rossa Internazionale dopo essere saliti sul palco a Nuseirat, nel centro di Gaza, prima del rilascio da parte di Hamas.
Roma, 22 feb. (Adnkronos Salute) - "In Italia sono sempre più giovani medici attratti dalla ginecologia oncologica: questa specializzazione conta bravi chirurghi intorno ai 45 anni, in Italia sono circa 50, tra cui molte donne. E loro saranno tra i protagonisti domani del simposio 'Innovation in Gyn Onc', appuntamento voluto dalla Società italiana di ginecologia e ostetricia all’interno di Esgo", European Gynaecological Oncology Congress, in corso fino a domenica a Roma (Hotel dei Congressi all’Eur). Così all’Adnkronos Salute Vito Trojano, presidente di Sigo alla vigilia del meeting all’interno del Congresso Esgo 2025, un'esperienza formativa con oltre 50 sessioni scientifiche che in questa tre giorni di lavori presentano gli ultimi sviluppi medici e scientifici nella ricerca, nel trattamento e nella cura dei tumori ginecologici, tenuti da esperti di fama mondiale.
"Sarà una giornata molto importante perché non solo è un connubio fra la Società europea di ginecologia oncologica e la Sigo – spiega Trojano – ma perché dedicata alle nuove generazioni. Obiettivo: poter fare in modo che la Ginecologia oncologica sia sempre più attrattiva e di interesse per i giovani che aspirano a fare i medici".
Tra i temi al centro del simposio, nuove proposte per la vaccinazione e lo screening del cancro cervicale, prevenzione del cancro ovarico oltre la chirurgia, medicina di precisione in oncologia ginecologica, novità dalla biopsia liquida, algoritmi terapeutici nel carcinoma ovarico di prima linea, efficacia e sopravvivenza a lungo termine con gli inibitori di Parp. E ancora: la salute digitale in oncologia ginecologica, telechirurgia, telesonografia, teleconsulenza e Hipec (chemioterapia ipertermica intraperitoneale) in oncologia ginecologica. "Ampio spazio sarà dato ovviamente alle nuove terapie mediche, alle tecniche chirurgiche e all’Intelligenza artificiale con cui i futuri chirurghi si addestrano e si formano", conclude Trojano.
Gaza, 22 feb. (Adnkronos) - A Nuseirat, nel centro della Striscia di Gaza, verranno rilasciati tre ostaggi (Omer Shem Tov, Eliya Cohen e Omer Wenkert) rapiti il 7 ottobre, anziché quattro come si pensava in precedenza. Il quarto ostaggio, Hisham al-Sayed, rapito nel 2015, verrà liberato in un altro luogo e senza una cerimonia pubblica. I veicoli della Croce Rossa sono presenti a Nuseirat, ma sembra che ci potrebbe essere ritardo nella consegna.