Secondo Pietro Giordano, segretario nazionale dell'associazione dei consumatori, le svendite di fine stagione sono anacronistiche e ostacolano la liberalizzazione del mercato. Così a perderci sono sia i negozianti che i clienti
Arrivano i saldi di fine stagione. Un’occasione per rifare il guardaroba. Ma la corsa al prezzo più basso è trasparente? Non proprio. Infatti il countdown è anticipato da liquidazioni e “stagioni sommerse di pre-saldi”, in violazione delle normative regionali che vorrebbero una data unica per l’inizio delle svendite. “Circa il 50-60% dei piccoli commercianti, incluse le boutique, forniscono tessere sconto o promozionali ai propri clienti più affezionati – spiega Pietro Giordano, segretario nazionale dell’associazione a difesa dei consumatori Adiconsum – oppure li fidelizzano attraverso telefonate, sms e email con i quali anticipano soltanto per loro la data di apertura dei saldi che, quindi, sono ‘taroccati’”.
Una pratica scorretta su cui le associazioni dei commercianti Confcommercio e Confesergenti non intervengono. E su cui nemmeno chi compra fa segnalazioni, visto che è impegnato a cercare l’offerta migliore. “I saldi ormai, oltre che essere anacronistici, non esistono più”, prosegue Giordano. “Ostacolano la liberalizzazione del mercato e avvantaggiano alcuni consumatori a scapito di altri. E’ necessario applicare il sistema dell’e-commerce e il meccanismo delle low cost aeree anche ai negozi, ovvero lasciare al venditore la possibilità di ribassare la propria merce e svuotare il magazzino. Solo così si favoriscono imprenditorialità e concorrenza leale. Ciascun negoziante, insomma, dovrebbe essere libero di avviare i ‘saldi’ durante l’anno a seconda delle proprie esigenze. Senza dover rispettare a forza, e ormai soltanto formalmente, la data imposta dalla legge regionale”.
Al momento le associazioni dei consumatori non possono contare sull’appoggio di Confcommercio e Confesercenti, “anche se qualche iniziativa l’hanno intrapresa – ammette Giordano –. Stanno pensando di stabilire un’unica data nazionale per i saldi, in un mercato in cui le catene in franchising e la grande distribuzione comprano a prezzi assai più ridotti di boutique e piccoli negozi che, specie in tempi di crisi, faticano a sopravvivere”. Il primo passo di avvicinamento tra le due associazioni dei commercianti e i consumatori consiste quindi nel tentativo di fissare in tutta Italia la stessa data per i saldi estivi e invernali e di incentivare promozioni e liquidazioni durante l’anno.
Secondo il segretario Adiconsum, i saldi stabiliti da leggi regionali si trasformano in un boomerang anche a causa della della globalizzazione: “Se dal 6 gennaio, come accadrà a Roma e Milano, si aprono i saldi, i consumatori non avranno motivo di acquistare prima. E se lo facessero, soprattutto nelle zone più arretrate, comprerebbero prodotti cinesi, sempre a basso costo. Il sistema così strutturato non può più funzionare: chiudono i negozi, si abbassa la qualità e aumenta la concorrenza online. Oggi, se desidero liquidare tutto ciò che ho in magazzino, non lo posso fare. Per questo il temporary shop o la vendita online sono l’unica via per liberarsi della merce ‘vecchia’ e, di conseguenza, aggirare la legge”.
I saldi poi nascondono delle insidie per chi fa shopping in questo periodo. “Alcuni negozianti tendono a rifiutare il pagamento elettronico, per evitare la trattenuta prevista dalla banca – spiega Giordano –. In questo caso, se il negozio è provvisto di pos, è bene chiamare sul posto un vigile urbano e segnalare l’episodio. E anche quando i negozi espongono la scritta ‘La merce non si cambia’ invitiamo a controllare che non sia difettosa. Se il commerciante si rifiuta di sostituirla o non vuole restituirvi i soldi rivolgetevi alla polizia municipale o alle associazioni dei consumatori”.