L’accordo di Mirafiori, come quello di Pomigliano, non solo sarebbe rigettato da ogni serio sindacato o partito di sinistra, ma vedrebbe una reazione di sdegno in tutto il paese per il vergognoso ricatto messo in campo dalla Fiat di Marchionne.
Invece, una classe dirigente trasversalmente piegata verso Confindustria (per dovere, per opportunismo, per piaggeria) saluta l’accordo con giubilo o con sollievo da scampato pericolo.
E questi sedicenti capitalisti assistiti da anni con i soldi dello stato, pontificano e reclamano maggiore libertà d’azione e concorrenza. Obbligando i lavoratori a rinunciare a diritti conquistati con sangue e sudore.
Ma cos’altro deve succedere per riavere una forza popolare, autentica e chiaramente dalla parete dei più deboli, che abbia il coraggio di rimettere in discussione il liberismo e questo finto mercato, le privatizzazioni dei beni comuni come l’Acqua e la Terra e il progressivo impoverimento culturale che ha visto i cittadini trasformarsi da portatori di diritti in meri consumatori?
Ma cos’altro devono mangiare i lavoratori?