Il presidente della Repubblica lancia il monito: "Non giova a nessuno ritrarsi dai festeggiamenti, non celebrare l'unità indebolisce il federalismo". Nel tardo pomeriggio il capo dello Stato parla della "necessità di superare il vizio di origine del centralismo". Bossi: "Negativo festeggiare senza federalismo". Calderoli invece apprezza le aperture di Napolitano
Ritirarsi dai festeggiamenti per il 150° anniversario dell’Unità d’Italia “non giova a nessuno, non giova a rendere più persuasive le legittime istanze di riforma federalistica e di generale rinnovamento dello Stato democratico”, ha detto il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che a Reggio Emilia ha dato il via alle celebrazioni con un messaggio rivolto alla Lega.
Secondo il Capo dello Stato, tutti, ma ancor di più chi ha responsabilità di rappresentanza e di governo, devono rispettare il tricolore, che è un simbolo unitario indicato nella Costituzione. “Non fu per caso che venne collocato all’articolo 12 il riferimento al tricolore italiano come bandiera della Repubblica – ha detto Napolitano -. Riferimento sobrio, essenziale, ma imprescindibile. I costituenti vollero farne, con quella collocazione nella Carta, una scelta non solo simbolica di principio. E dato che nessun gruppo politico ha mia chiesto che vengano sottoposti a revisione quei ‘Principi fondamentali’ della nostra Costituzione, ciò dovrebbe significare che per tutti e pacifico l’obbligo di rispettarli. Comportamenti dissonanti con particolare riferimento all’articolo sulla bandiera tricolore, non corrispondono alla fisionomia e ai doveri di forze che abbiamo ruoli di rappresentanza e di governo”.
Il presidente della Repubblica ha poi ricordato che ci attendono e ci incalzano prove difficili e dure “in un delicato contesto europeo e in un arduo confronto internazionale”, prove per cui ha già espresso “preoccupazioni”. La premessa per affrontarle positivamente, secondo Napolitano, “sta in una rinnovata coscienza del doversi cimentare come nazione unita, come stato nazionale aperto a tutte le collaborazione e a tutte le sfide, ma non incline a riserve ed ambiguità sulla propria ragion d’essere e tanto meno ad impulsi disgregativi che possono minare l’essenzialità delle sue funzioni, dei suoi presidi e delle sua coesione”. L’unità nazionale, ha concluso il Capo della Stato, “fu la causa cui tanti italiani dedicarono il loro impegno e la loro vita”.
L’invito di Napolitano a non ritrarsi dalle celebrazioni della ricorrenza non è stato raccolto da Umberto Bossi, che ha commentato: “Celebrare i 150 anni dell’Unità d’Italia senza il federalismo, con tutto ancora centralizzato a Roma, sarebbe una cosa negativa”. Secondo il leader della Lega, non gioverebbe alle “legittime istanze di riforma federalistica”. “Il federalismo è una speranza – ha proseguito Bossi -. Bisognerebbe almeno arrivare a realizzare il progetto di Cavour”.
Nel tardo pomeriggio Napolitano è tornato ad affrontare il tema del federalismo. “Occorre superare il vizio di origine del centralismo statale di impronta piemontese e bisogna farlo attuando il titolo V della Costituzione”, ha detto il presidente della Repubblica da Forlì, al termine della prima giornata di celebrazioni. Secondo Napolitano, ”abbiamo ereditato questo Stato anche con le sue tare. E’ fondamentale che ci adoperiamo insieme per superarle. Mi auguro che ci ritroveremo tutti in questo spirito”. Parole che sono piaciute al ministro per la Semplificazione, il leghista Roberto Calderoli, che ha commentato: “Ogni parola di Napolitano è una sorpresa positiva. Oggi non mi ero sbagliato nel ringraziarlo per la sua analisi dell’importante momento storico e le sue parole sulle tare del centralismo ne sono una conferma”.
Le cerimonie erano iniziate con la consegna da parte del Capo dello Stato ai sindaci di Torino, Firenze e Roma, le tre città che sono state capitali italiane, della copia del primo tricolore. Si tratta di una riproduzione della bandiera che venne scelta proprio a Reggio Emilia nel 1797, come vessillo della Repubblica Cispadana. Il capo dello Stato ha consegnato anche una copia della Costituzione ad alcuni studenti in rappresentanza delle scuole di Reggio Emilia. Insieme a lui, oltre ai tre sindaci, anche il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta, e l’ex presidente del Consiglio Romano Prodi.