“Sartori: ogni anno lo stesso articolo, sempre sbagliato” intitolava un po’ di tempo fa sul suo Blog Franco Battaglia, valente scienziato e climatologo. Già: Sartori dotteggia su tutto. Ambiente. Clima globale. Povertà Globale. Agricoltura. Commercio. Il problema non sono le idee che esprime, la ma loro scadentissima qualità (che si innalza verticalmente quando invece si occupa delle sue cose).
Prendete il “fondo” di Sabato, sull’economia globale. Un articolo sgangherato, una sequenza di luoghi comuni, stupidate. E una tesi banale, errata, fuorviante: nell’era della globalizzazione non è possibile mantenere i diritti e le protezioni sociali, pena il fallimento delle imprese. In breve:
1) Sartori scambia un aumento ciclico della disoccupazione (dovuto alla crisi più grave da 80 anni in qua) con la disoccupazione strutturale. Questo aumento della disoccupazione degli ultimi due anni è per lui la prova che una sua previsione del 1993 (!) si è realizzata: “In una economia globalizzata il lavoro va ai poveri e i paesi ricchi vanno in disoccupazione… La previsione era, direi, centrata”. Questa teoria della disoccupazione strutturale – anche se Sartori non lo sa – è la tesi di comodo di tutte le destre, da Sarah Palin e i repubblicani USA in giù: se la disoccupazione è strutturale non si può ridurla con gli stimoli alla domanda; quindi bisogna solo aspettare che passi… I sussidi ai disoccupati tolgono gli incentivi a lavorare e ritardano solo la ripresa, ecc. Si tratta di idee pre-keynesiane, che Sartori rilancia credendo di essere avanti di decenni.
2) L’idea che “In una economia globalizzata il lavoro va ai poveri e i paesi ricchi vanno in disoccupazione…” [strutturalmente] è una idea pre-ricardiana, che porta dritto dritto alla conclusione che “il lavoro va dove costa meno, pena il fallimento… piaccia o non piaccia alla Fiom… Marchionne … deve… salvare la sua azienda… La Fiom è un sindacato reazionario perché difende l’indifendibile, cioè conquiste inesorabilmente erose dalla realtà” (Sartori). Posto Marchionne ha molte ragioni, però le tesi di Sartori non hanno alcun fondamento, e non c’entrano nulla con la Fiat. Le tesi di Sartori sono contraddette da tutte le teorie economiche fino ad oggi conosciute, nonché da tutti i dati empirici a mia conoscenza (sulle bilance commerciali, sulla disoccupazione, ecc.). Le banalità di Sartori servono a Marchionne per marciarci un po’, finché c’è qualcuno che ci crede.
Il danno più grave non è un’idea economica sbagliata, ma il disprezzo per tutto ciò che è metodo scientifico, sforzo razionale, che il nostro inocula ai lettori. Uno che parla di cose che non conosce, come fa a parare il ridicolo che inevitabilmente si attira? Innaffia tutto di saccenteria, e squalifica in partenza tutti quelli che potrebbero smascherarlo. Chi si occupa di economia? “Gli economisti”: tutti, senza distinzioni, se dissentono, “sono rimasti indietro di decenni”. Indietro rispetto a quali idee, a quali dottrine,a quali scoperte, a quali analisi? Non si sa. Ma per accattivarsi il lettore Sartori usa toni indignati, apocalittici, addirittura anti-establishment: funzionano sempre!
Sartori il tuttologo, scriveva nel 2006 (alla vigilia del referendum costituzionale):
Che fare? Secondo me, dovremmo fare come facciamo sempre in casi analoghi. Ci sentiamo male? Siamo malati? Andiamo da un dottore e ci rimettiamo a lui. Abbiamo una grana legale? Andiamo da un avvocato che la gestisce per noi. Non sappiamo come investire i nostri soldi? Chiediamo a un consulente finanziario. Alla stessa stregua, se uno non sa se la nuova Costituzione sia buona o cattiva, allora una persona di buon senso chiede lumi ai costituzionalisti, a chi ne sa.
Non è fantastico?
Ma, diceva Petrolini a quel tizio su nel loggione che fischiava: “Non ce l’ho con te. Ce l’ho con quello accanto, che non ti butta di sotto!” Se il Corriere è lo specchio del paese, uno dei migliori giornali, allora si capisce perché l’Italia è nei guai. Un giornale che predica meritocrazia un giorno sì e un altro pure e attacca la Fiom in nome di questi valori, è incapace di garantire uno standard appena dignitoso ai suoi commenti economici. Direttore De Bortoli: la borghesia italiana non merita di meglio?
Se il Corriere si può permettere di abbassare il livello dei suoi commenti (sui temi diversi), è anche perché molti lettori abboccano. Allora io mi sento di dire: diffidate da quelli che parlano di cose che non conoscono, degli incantatori di serpenti, dei demagoghi. Il paese è troppo provato per sopportare ancora a lungo questa mediocrità al potere. Segnalo inoltre – nella speranza che al Corriere si diano una regolata – che la concorrenza ha commentatori economici di qualità superiore: La Repubblica (Fitoussi, Penati, Krugman), La Stampa (Deaglio, Emmott, Bisin), Il Fatto Quotidiano (Scacciavillani, l’eccellente “Superbonus”, anche se non so chi sia). Il Corriere ogni tanto /ma troppo raramente) schiera Monti e Giavazzi: non proprio due di sinistra, ma di ben altro livello. Chissà cosa pensano dell’economista Sartori!? “Mio caro, siatene persuaso / per la fretta che avete di giungere alla méta / questa volta siete evaso / dal campo del poeta!” (Palazzeschi). Così il Corriere: per la fretta di attaccare la Fiom, ci propina tesi sul capitalismo vergognose… per il capitalismo stesso!