Prima viene ritratto in compagnia dei più influenti boss della ‘ndrangheta lombarda. Quindi va all’incasso della nomina a direttore generale nell’Asl 1, la più grande d’Italia. Adesso, però, la singolare parabola di Pietrogino Pezzano, originario di Palizzi in provincia di Reggio Calabria, rischia di arenarsi sulle secche di una mozione proposta questa sera dall’Italia dei Valori. L’obiettivo è chiaro: “Chiedere a Roberto Formigoni e alla sua giunta di revocare il provvedimento di nomina di Pezzano. Il Consiglio regionale deve dissociarsi nettamente dal provvedimento”. Non è tutto. Perché in serata arriva anche la notizia di un’interrogazione presentata alla Camera dal deputato milanese del partito democratico Vinicio Peluffo per chiedere l’immediata revoca della nomina di Pezzano.
Il segnale è chiaro. E arriva dopo la mobilitazione messa in piedi da Frediano Manzi e dalla sua associazione Sos racket e usura. L’idea è quella di un sorta di referendum popolare di tutti i cittadini che ricadono sotto il controllo dell’Asl 1 di Milano. Non è finita. Perché pochi giorni fa Roberto Nava, sindaco Pd di Vanzago si è dimesso dal Consiglio di rappresentanza della conferenza dei sindaci. Gli stessi che hanno avuto voce in capitolo per quella nomina. Non così si può dire per Leonardo Marrone, sindaco di Garbagnate che presiede il Consiglio di rappresentanza.
Nel frattempo, la nomina di Pezzano viene definita dall’Italia dei valori “uno schiaffo dato a mano aperta sulla faccia della Lombardia: questa Lombardia che quando si parla di ‘ndrangheta, di sanità e di ruoli perde il valore del buon senso e dell’opportunità”. Queste le parole con cui il consigliere regionale Giulio Cavalli proprio oggi ha annunciato la mozione nei confronti della giunta del Pirellone. Mozione che sarà votata al più presto.
Cavalli prosegue: “Il nome di Pezzano è comparso nelle carte della maxi inchiesta Infinito della Procura di Milano contro la ‘ndrangheta”. Non solo ma il boss Pino Neri, avvocato e massone, oltre che mafioso, lo definisce: “Uno che fa favori a tutti”. L’Idv va avanti e precisa: “Ci sono le intercettazioni che confermano i contatti dell’allora Direttore generale della Asl di Monza con i malavitosi”. Ecco perché “questa nomina è un’enorme occasione persa per lanciare un segnale che nei fatti racconti di una voglia terribile (e bella) di non creare occasioni d’ombra, di pretendere un clima respirabile e cristallino”.
Il deputato del Pd Vinicio Peluffo sceglie invece la formula dubitativa nell’interrogazione presentata alla Camera, in cui si rivolge ai ministri dell’Interno e della Salute Roberto Maroni e Ferruccio Fazio per chiedere “quali iniziative intendano intraprendere affinché sia accertata la trasparenza e la buona fede della nomina a direttore Generale del dott. Pietrogino Pezzano coinvolto nell’inchiesta “Infinito” del luglio del 2010 e se non ritengano opportuno chiedere la revoca immediata della nomina del Pietrogino Pezzano”.
Così dopo la mobilitazione popolare, ora arriva anche il sigillo politico a fotografare una situazione imbarazzante. Difficile, infatti, interpretare il motivo di una tale nomina. Un’azione di forza da parte del centrodestra di fronte alle polemiche sui rapporti tra mafia e politica in Lombardia? O semplice distrazione? Quello che è certo, sottolinea Cavalli, “è che la sera delle nomina (il 23 dicembre, ndr) tra i corridoi si è rivisto Giancarlo Abelli“. Nulla di male in fondo. Se non fosse per un particolare: la presenza del nome del deputato azzurro (non indagato) tra le carte dell’inchiesta Infinito. Citato in particolare per i suoi rapporti con Carlo Antonio Chiariaco, ras della sanità pubblica pavese, ex direttore sanitario dell’Asl di Pavia finito in carcere il 13 luglio per concorso esterno. Non solo. Perché una nomina di questo tipo, dopo che nei mesi passati, si legge nella mozione, “alcune forze politiche del centrosinistra di Monza avevano scritto a Formigoni affinché disponesse la sua sospensione”. E nonostante ciò, prosegue il documento, “il governatore della Regione Lombardia ha confermato Pietrogino Pezzano alla poltrona di Direttore Generale dell’Asl di Monza e Brianza e lo ha recentemente promosso e nominato Direttore Generale dell’Asl Milano 1, la più grande in Lombardia”.
Ora, quindi, la politica dovrà rispondere. In realtà a mezze parole lo ha già fatto per bocca dell’assessore regionale alla Sanità, il leghista Luciano Bresciani. “E’ colpevole solo chi viene condannato”. Queste le frasi con timbro padano che certo fotografano la realtà penale ma non certo quella politica che solleva, quantomeno, dubbi di responsabilità. Pochi giorni dopo la nomina choc, registrata solo in parte dai quotidiani locali, il presidente del Consiglio regionale Davide Boni si era detto disponibile “a sostenere un’azione dei sindaci leghisti”. Azione che c’è stata con Luciano Bassani, primo cittadino leghista di Cornaredo. Bene così. Eppure ancora Boni non ha parlato. Nonostante, si legge nella mozione, “la Presidenza del Consiglio ha più volte ribadito da un lato il ruolo di garanzia cui è chiamato il Consiglio Regionale e dall’altro la necessità che non vi siano ombre relativamente ai soggetti chiamati a dirigere enti di particolare importanza quali le Aziende sanitarie in Lombardia”. E nemmeno lo ha fatto Renzo Bossi, relatore di una commissione regionale nata con l’obiettivo di stilare una proposta di legge quadro contro le infiltrazioni mafiose. Finora ogni denuncia è caduta nel silenzio di un’amministrazione pubblica sempre più intossicata da uomini vicini alle cosche. Staremo a vedere.
Cronaca
Nomine Asl in Lombardia, Pd e Idv uniti
per revocare l’incarico all’amico dei boss
Dopo la mobilitazione popolare arriva il sigillo politico per mandare via Pietrogino Pezzano, ex direttore generale dell'Asl di Monza Brianza, promosso all'Asl 1 di Milano
Prima viene ritratto in compagnia dei più influenti boss della ‘ndrangheta lombarda. Quindi va all’incasso della nomina a direttore generale nell’Asl 1, la più grande d’Italia. Adesso, però, la singolare parabola di Pietrogino Pezzano, originario di Palizzi in provincia di Reggio Calabria, rischia di arenarsi sulle secche di una mozione proposta questa sera dall’Italia dei Valori. L’obiettivo è chiaro: “Chiedere a Roberto Formigoni e alla sua giunta di revocare il provvedimento di nomina di Pezzano. Il Consiglio regionale deve dissociarsi nettamente dal provvedimento”. Non è tutto. Perché in serata arriva anche la notizia di un’interrogazione presentata alla Camera dal deputato milanese del partito democratico Vinicio Peluffo per chiedere l’immediata revoca della nomina di Pezzano.
Il segnale è chiaro. E arriva dopo la mobilitazione messa in piedi da Frediano Manzi e dalla sua associazione Sos racket e usura. L’idea è quella di un sorta di referendum popolare di tutti i cittadini che ricadono sotto il controllo dell’Asl 1 di Milano. Non è finita. Perché pochi giorni fa Roberto Nava, sindaco Pd di Vanzago si è dimesso dal Consiglio di rappresentanza della conferenza dei sindaci. Gli stessi che hanno avuto voce in capitolo per quella nomina. Non così si può dire per Leonardo Marrone, sindaco di Garbagnate che presiede il Consiglio di rappresentanza.
Nel frattempo, la nomina di Pezzano viene definita dall’Italia dei valori “uno schiaffo dato a mano aperta sulla faccia della Lombardia: questa Lombardia che quando si parla di ‘ndrangheta, di sanità e di ruoli perde il valore del buon senso e dell’opportunità”. Queste le parole con cui il consigliere regionale Giulio Cavalli proprio oggi ha annunciato la mozione nei confronti della giunta del Pirellone. Mozione che sarà votata al più presto.
Cavalli prosegue: “Il nome di Pezzano è comparso nelle carte della maxi inchiesta Infinito della Procura di Milano contro la ‘ndrangheta”. Non solo ma il boss Pino Neri, avvocato e massone, oltre che mafioso, lo definisce: “Uno che fa favori a tutti”. L’Idv va avanti e precisa: “Ci sono le intercettazioni che confermano i contatti dell’allora Direttore generale della Asl di Monza con i malavitosi”. Ecco perché “questa nomina è un’enorme occasione persa per lanciare un segnale che nei fatti racconti di una voglia terribile (e bella) di non creare occasioni d’ombra, di pretendere un clima respirabile e cristallino”.
Il deputato del Pd Vinicio Peluffo sceglie invece la formula dubitativa nell’interrogazione presentata alla Camera, in cui si rivolge ai ministri dell’Interno e della Salute Roberto Maroni e Ferruccio Fazio per chiedere “quali iniziative intendano intraprendere affinché sia accertata la trasparenza e la buona fede della nomina a direttore Generale del dott. Pietrogino Pezzano coinvolto nell’inchiesta “Infinito” del luglio del 2010 e se non ritengano opportuno chiedere la revoca immediata della nomina del Pietrogino Pezzano”.
Così dopo la mobilitazione popolare, ora arriva anche il sigillo politico a fotografare una situazione imbarazzante. Difficile, infatti, interpretare il motivo di una tale nomina. Un’azione di forza da parte del centrodestra di fronte alle polemiche sui rapporti tra mafia e politica in Lombardia? O semplice distrazione? Quello che è certo, sottolinea Cavalli, “è che la sera delle nomina (il 23 dicembre, ndr) tra i corridoi si è rivisto Giancarlo Abelli“. Nulla di male in fondo. Se non fosse per un particolare: la presenza del nome del deputato azzurro (non indagato) tra le carte dell’inchiesta Infinito. Citato in particolare per i suoi rapporti con Carlo Antonio Chiariaco, ras della sanità pubblica pavese, ex direttore sanitario dell’Asl di Pavia finito in carcere il 13 luglio per concorso esterno. Non solo. Perché una nomina di questo tipo, dopo che nei mesi passati, si legge nella mozione, “alcune forze politiche del centrosinistra di Monza avevano scritto a Formigoni affinché disponesse la sua sospensione”. E nonostante ciò, prosegue il documento, “il governatore della Regione Lombardia ha confermato Pietrogino Pezzano alla poltrona di Direttore Generale dell’Asl di Monza e Brianza e lo ha recentemente promosso e nominato Direttore Generale dell’Asl Milano 1, la più grande in Lombardia”.
Ora, quindi, la politica dovrà rispondere. In realtà a mezze parole lo ha già fatto per bocca dell’assessore regionale alla Sanità, il leghista Luciano Bresciani. “E’ colpevole solo chi viene condannato”. Queste le frasi con timbro padano che certo fotografano la realtà penale ma non certo quella politica che solleva, quantomeno, dubbi di responsabilità. Pochi giorni dopo la nomina choc, registrata solo in parte dai quotidiani locali, il presidente del Consiglio regionale Davide Boni si era detto disponibile “a sostenere un’azione dei sindaci leghisti”. Azione che c’è stata con Luciano Bassani, primo cittadino leghista di Cornaredo. Bene così. Eppure ancora Boni non ha parlato. Nonostante, si legge nella mozione, “la Presidenza del Consiglio ha più volte ribadito da un lato il ruolo di garanzia cui è chiamato il Consiglio Regionale e dall’altro la necessità che non vi siano ombre relativamente ai soggetti chiamati a dirigere enti di particolare importanza quali le Aziende sanitarie in Lombardia”. E nemmeno lo ha fatto Renzo Bossi, relatore di una commissione regionale nata con l’obiettivo di stilare una proposta di legge quadro contro le infiltrazioni mafiose. Finora ogni denuncia è caduta nel silenzio di un’amministrazione pubblica sempre più intossicata da uomini vicini alle cosche. Staremo a vedere.
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La Lega in Aula: “Dov’è l’ugenza per il riarmo da 800 miliardi?”. Meloni attacca il Manifesto di Ventotene: è caos. Le opposizioni: “Vuole coprire le liti con Salvini”
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Roma, 19 mar. (Adnkronos) - E' stato ricordato oggi nell'aula della Camera l'ex-deputato Mimmo Lucà, parlamentare per cinque legislatura, scomparso il 13 febbraio scorso, all'età di 71 anni. Esponente dei cristiano sociali e dei Ds, è stato anche dirigente delle Acli. L'aula ha osservato un minuto di silenzio per commemorare Lucà.
Roma, 19 mar. (Adnkronos) - "La balla della privacy con cui la maggioranza e il governo giustificano la loro lotta senza quartiere alle intercettazioni, oltre ad essere una motivazione del tutto falsa e smentita dai fatti, ormai non regge più nemmeno rispetto alle azioni dello stesso centrodestra. Infatti, mentre alla Camera demoliscono le intercettazioni, al Senato portano avanti l'articolo 31 del Ddl Sicurezza che consentirà ai Servizi segreti la schedatura di massa dei cittadini". Lo afferma la deputata M5S Valentina D'Orso, capogruppo in commissione Giustizia.
"Non sono più credibili nemmeno quando accampano motivazioni di comodo, si smentiscono con i loro stessi provvedimenti che in realtà rispondono a un disegno ormai chiaro: indebolire gli strumenti di indagine della magistratura che possono dar fastidio ai colletti bianchi e allo stesso tempo creare un brutale sistema di repressione del dissenso e controllo sui cittadini comuni".
Roma, 19 mar. (Adnkronos) - La Camera è riunita in seduta notturna per finire l'esame degli emendamenti al ddl intercettazioni, quindi le dichiarazioni di voto e il voto finale che dovrebbe arrivare nella serata. I lavori sono previsti fino alle 24.
Roma, 19 mar. (Adnkronos) - "L'Italia ha ribadito che continueremo a sostenere l'Ucraina anche nel documento approvato oggi alla Camera e ieri al Senato. E' un impegno che noi manteniamo, continueremo a fare la nostra parte. Noi non siamo mai stati in guerra con la Russia e non abbiamo mai autorizzato l'uso di nostre armi da parte degli ucraini in territorio russo". Lo ha detto Antonio Tajani a 5 Minuti su Raiuno.
Roma, 19 mar. (Adnkronos) - "Mi pare che la telefonata Trump-Putin sia un segnale positivo così come quella tra Trump e Zelensky. Noi abbiamo chiesto che l'Ucraina fosse coinvolta e questo è accaduto. Noi incoraggiamo tutte le iniziative che portano alla pace. Non è facile ma qualche speranza c'è". Lo ha detto il vicepremier Antonio Tajani a 5 Minuti su Raiuno.
Roma, 19 mar. (Adnkronos) - "Si tratta di garantire la sicurezza dell'intera Unione europea. C'è bisogno di rafforzare la sicurezza europea ma questo non significa essere guerrafondai. Per garantire la pace serve un equilibrio delle forze in campo per garantire la sicurezza dell'Europa e dell'Italia. Stiamo lavorando in questa direzione come un buon padre di famiglia che mette le finestre blindate perchè la sua famiglia sia al sicuro". Lo dice il vicepremier Antonio Tajani a 5 Minuti su Raiuno. "Bisogna avere il coraggio di andare avanti: l'Europa è l'unico modo per essere sicuri".
Roma, 19 mar. (Adnkronos) - "Meloni non ha attaccato Altiero Spinelli. Mi sembra una tempesta in un bicchier d'acqua. Spinelli è un personaggio illustre della storia europea, lo rispetto e la presidente Meloni non lo ha mai offeso". Lo dice il vicepremier Antonio Tajani a 5 Minuti su Raiuno.