Berlusconi utilizza il Parlamento italiano come Penelope usava la sua tela: cuce le leggi che gli permettono l’impunità e scuce tutte le leggi che sarebbero necessarie al Paese. E gli italiani sono costretti a subire il danno e la beffa del suo comportamento.
Da oggi, per la terza volta in poco tempo, la Corte Costituzionale è costretta a decidere se una legge, promulgata solo ed esclusivamente per consentire al cavaliere nero di non presentarsi di fronte ai suoi giudici naturali, sia o meno costituzionale. In un momento di tagli alle risorse e ai fondi per la macchina giudiziaria italiana, i cittadini subiscono il danno di dover pagare di tasca propria i costi del lavoro della Corte Costituzionale, un lavoro “ad personam” sempre su di lui, l’utilizzatore finale di tutto il Paese.
Ma non basta. Al danno si aggiunge la beffa. E’ ormai da tempo che tutti noi ci chiediamo come mai il dettame costituzionale “La legge è uguale per tutti” debba valere per “quasi” tutti. Tra reati prescritti e amnistie intervenute, il cavaliere nero ha schivato ben sei processi ed ora tenta di evitare anche gli ultimi tre che gli rimangono: Mills, Mediaset e Mediatrade, utilizzando tutte le armi in suo possesso, anche quella delle leggi-scudo ad personam.
Ma a ben guardare una differenza c’è, con la mitica regina di Itaca: Penelope prendeva tempo per salvare il suo regno dall’ingordigia dei Proci. Berlusconi tesse le sue trame per salvare se stesso, usurpatore già ora della bella Italia. E’ in fin dei conti un Procio travestito da regina. Speriamo che gli scada presto questo legittimo impedimento, e arrivino tanti Ulisse a riprendersi questo Paese.