Dopo il lungo ponte delle vacanze natalizie stiamo piano piano ritornando alla normalità. Ci siamo lasciati alle spalle delle manifestazioni studentesche, una compravendita di parlamentari, ma soprattutto una università sfasciata, vecchia, distrutta e in macerie per via dei tagli e dei soldi che mancano già da tempo.
La protesta dei ricercatori continua e i disagi degli studenti cominciano ad accentuarsi. Tra mille dubbi e incertezze, ci si chiede quali siano i corsi che dal prossimo semestre saranno regolarmente avviati e quali invece andranno depennati dal piano di studi. Nei corridoi della Sapienza, davanti alle macchinette, circola un senso di sconfitta e di rassegnazione. L’indignazione sale solo per la protesta dei ricercatori che crea problemi alla carriera universitaria.
Ora che gli striscioni utilizzati per le manifestazioni sono stati ripiegati e posti in qualche cassetto (forse serviranno a breve), che le voci rauche attraverso i megafoni che indicono assemblee dell’ultimo momento o che guidano un corteo non si sentono più, ci rimane la nostra università, governata e gestita male, quella che tutti, ministro Gelmini compreso, dicono di voler cambiare in meglio. Ma per il momento ce la teniamo, puntellata, come metaforicamente la descrive la foto.
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