Anche oggi a Tunisi è una giornata di scontri e manifestazioni con un bilancio di 9 vittime accertate. Alcune centinaia di persone si sono raccolte nella zona del porto, ma sono state disperse dalle forze dell’ordine che hanno fatto uso di lacrimogeni. Scontri anche nella zona di piazza del Teatro e nella Medina e nei sobborghi della città è stata assaltata una banca. Ma la “rivolta del pane” non riguarda solo la capitale: la sede del tribunale di Tozeur, città turistica alle porte del deserto del Sahara, é stata data alle fiamme. Lo ha annunciato, nel corso di un’edizione straordinaria, Tunis7, la televisione di stato tunisina.
Sempre nella capitale, una troupe del Tg3 è stata aggredita da alcuni manifestanti mentre stava documentando le proteste in corso nel centro della città. “I colleghi erano scesi in piazza – spiegano dalla redazione del Tg3 – per seguire una delle manifestazioni, disperse poi dalla polizia con il lancio di lacrimogeni, quando sono stati aggrediti da un gruppo di persone non in divisa. Claudio Rubino è stato colpito e gli è stata strappata la telecamera, Maria Cuffaro è stata spinta a terra, ma entrambi sono riusciti a tornare in albergo. Sembra non sia nulla di grave, anche se ora sono a riposo perchè sotto shock”. I due giornalisti hanno immediatamente avvisato l’ambasciata italiana dell’accaduto. “Sono anche riusciti a riavere la telecamera, anche se sembra che sia rotta”, concludono dalla redazione.
Fin dal primo mattino truppe armate sono state schierate nei punti nevralgici della capitale, dopo che nella notte scontri tra manifestanti e polizia in assetto anti-sommossa erano divampati in varie zone della città, dove da settimane è in corso una rivolta del pane. I soldati, con blindati leggeri, hanno preso in particolare posizione intorno alla sede della televisione di Stato e dell’ambasciata francese.
Il presidente tunisino, Zin el-Abidin Ben Ali, ha ordinato il rilascio di tutte le persone arrestate in seguito ai disordini degli ultimi giorni. stamani ha rimosso dall’incarico il ministro dell’Interno, Rafiq al-Hajj. Secondo quanto riferisce la tv araba al-Jazeera, è stato nominato al suo posto Ahmad Faria. Inoltre, le autorità tunisine hanno anche deciso di formare una commissione d’inchiesta sulla corruzione nel Paese e hanno scarcerato le persone arrestate durante le manifestazioni dei giorni scorsi.
Il segretario di Stato Usa, Hillary Clinton, ha auspicato oggi una soluzione pacifica in Tunisia. “Siamo preoccupati per i problemi e l’instabilità” in Tunisia, ha detto la Clinton in una intervista ad Al Arabiya, dicendosi egualmente preoccupata per “la reazione del governo, che sfortunatamente ha provocato la morte di alcuni giovani dimostranti”. “Speriamo ci sia una soluzione pacifica, e che il governo tunisino riesca a trovarla”, ha aggiunto il segretario di Stato nel corso della sua visita a Dubai. La Clinton ha poi espresso il proprio rammarico per la convocazione dell’ambasciatore Usa a Tunisi da parte delle autorità del Paese, che hanno espresso la propria “sorpresa” per le posizioni critiche assunte da Washington.
Intanto proseguono gli scioperi per il caro vita ovunque nella regione. Per motivi di sicurezza, inoltre, la scuola italiana di Tunisi è,da oggi, chiusa a tempo indeterminato. L’Istituto Scolastico Italiano Hodierna, frequentata da scolari e studenti dalle classi elementari fino a quelle liceali, si trova in uno dei quartieri residenziali della capitale.
La protesta arriva in Europa. Questa mattina numerose bottiglie incendiarie sono state scagliate contro l’ambasciata tunisina a Berna, capitale svizzera. Gli autori dell’attacco sono riusciti a dileguarsi e le molotov, dopo essere state lanciate, si sono spente senza provocare incendi. Minimi i danni materiali subiti dall’edificio. Gli inquirenti hanno aperto comunque un’inchiesta e hanno lanciato un appello ai residenti in cerca di testimoni oculari.
Il capogruppo del Partito popolare europeo sostiene che il rischio di una “guerra del pane” è concreto anche in Europa. “Io sono inquieto per l’aumento dei prezzi delle materie prime di base”, ha osservato Koseph Daul. “Nessun politico se ne preoccupa, invece bisognerebbe studiare attentamente il fenomeno. Una crisi dei prezzi delle materie prime porterebbe problemi enormi in tanti paesi. Stiamo andando in senso opposto a quello di garantire la sicurezza alimentare dell’Europa. Si rischia una grande crisi già nel 2011”.