L'inchiesta della Digos ha portato in carcere sei persone. Tra queste Salvatore Fiorito presidente della cooperativa Davideco è accusao di aver orchestrato gli incendi agli autocompattatori
“ Mo subito ci dobbiamo dare una risposta. Mo che escono i camion avviate ad appicciarli (incendiarli, ndr)”. Parola di Salvatore Fiorito, tra i responsabili degli incendi agli auto-compattatori di Enerambiente, degli assalti al parco mezzi e alla sede della società che per conto del comune di Napoli si occupava della rimozione e trasporto dei rifiuti urbani (contratto poi rescisso). Fatti ed episodi che risalgono al periodo settembre-ottobre scorso e che hanno contribuito ai disservizi nella raccolta della spazzatura. Tentata estorsione, devastazione e incendi i reati contestati a vario titolo agli indagati. Per questo Fiorito, come presidente, e altri cinque soci della cooperativa Davideco sono sono stati raggiunti da ordinanza di custodia cautelare (tre in carcere), su ordine della Procura di Napoli, in una indagine coordinata dal procuratore aggiunto Giovanni Melillo. Dietro i sacchetti in strada, la guerra dei sub-appalti. Quello che emerge, dall’inchiesta condotta dalla Digos, sono gli interessi di una cricca che, indisturbata, ha tenuto sotto controllo la gestione rifiuti a Napoli.
Affari, talpe e devastazioni
La catena di subappalti è lunga e costellata di sprechi. L’Asia, società in house del comune di Napoli, dovrebbe gestire il servizio in proprio, invece, ne affida una parte ad Enerambiente che a sua volta si rivolge alla cooperativa Davideco, con la quale sottoscrive una convenzione, sciolta il 15 settembre 2010. Quest’ultima è un vero e proprio sub-appalto che viola le norme sui contratti pubblici, sottoscritto senza presentare certificazione antimafia, ed esorbitante rispetto alle necessità della stessa Enerambiente. La mancata proroga della convenzione ha fatto scattare la violenza. Fiorito più volte manifesta amicizie con clan di camorra e rapporti con i Sarno, egemoni a Ponticelli, ma per gli inquirenti appaiono vanterie, visto che non ci sono contestazioni in merito. Ma dalle intercettazioni emerge un dato inquietante. Un interlocutore, non identificato, mette in guardia Fiorito, lo avverte delle indagini in corso: ‘”C’è questa tarantella disse vieni sopra ti devo parlare aprì la schermata del computer…io Gaetano tutti con il telefono sotto controllo”. Gli inquirenti indagano per individuare l’eventuale talpa.
Torniamo agli accordi. La mancata proroga della convenzione è dovuta al cambio ai vertici della società Enerambiente che ha allontanato i manager responsabili della gestione ‘allegra’. Prima avveniva tutto di comune accordo tra ditta appaltatrice e la cooperativa di Fiorito. Oltre i soldi pattuiti dalla convenzione, tra l’alto con pagamenti forfettari, emergono compensi aggiuntivi che non risultavano giustificati da alcuna specifica documentazione a sostegno – scrive il Gip Isabella Iaselli – e tuttavia venivano liquidate da chi all’epoca era alla dirigenza della Enerambiente (Giovanni Faggiano coadiuvato da Corrado Cigliano)’. Cifre esorbitanti, pagamenti “fuori busta” con cadenza regolare fino a febbraio 2010 e poi decrescevano a dismisura 260 mila euro ad aprile, 230 mila euro a maggio e giugno e 330 mila euro a luglio ed agosto. Dalla ricostruzione degli inquirenti emerge la strategia perseguita dal Fiorito “usare i dipendenti per organizzare manifestazioni violente tese a creare danni alla Enereambiente e a cedere alle pretese”. L’obiettivo sono i soldi, ma anche restare nel settore della munnezza, creando nuove sigle e inserendosi nelle società vincenti, grazie anche alle coperture e “amicizie” che contano.
La Cigliano’s band
Tutto cambia quando Enerambiente, ai primi di settembre, rinnova i vertici. E il Fiorito è consapevole che la situazione “una volta cambiata la dirigenza di Enerambiente, non potrà essere portata avanti negli stessi termini proprio lui afferma che Corrado Cigliano e don Giovanni Faggiano erano altre persone…”. Dalla ricostruzione fatta da Enrico Prandin, responsabile dei controlli di Enerambiente, emerge il patto con Fiorito e il ruolo di Cigliano. “Inizialmente fu stipulata – si legge nell’ordinanza – una convenzione con le cooperative Nuove Frontiere e San Marco (poi raggiunta da interdittiva antimafia, ndr), ma poi quest’ultima fu sostituita, su indicazione di Cigliano Corrado, capo cantiere della Enerambinete, dalla cooperativa Davideco, il cui rappresentante, Salvatore Fiorito, era già stato collaboratore del legale rappresentante della coop San Marco”. Corrado Cigliano è il fratello di Dario Cigliano, consigliere provinciale del Pdl a Napoli, uomo vicino a Nicola Cosentino. I Cigliano, non indagati, sono figli del famoso assessore socialista Antonio, responsabile della privatizzazione della nettezza urbana a Napoli nei primi anni ’90 con seguito di arresto e bufera giudiziaria. Salvatore Fiorito anche in interviste pubbliche non ha mai nascosto l’amicizia con la famiglia Cigliano, in particolare con Corrado, e la rivendica anche nelle telefonate intercettate. In questa storia a pagare i cittadini senza servizi, i conti pubblici e i dipendenti senza lavoro ancora in attesa dello stipendio.
di Nello Trocchia