Riace? I bronzi? E che altro? Se lo volete sapere, andate sul sito della Bbc o sfogliate il Daily Mail, che le va dietro. Domenico Lucano, sindaco della località calabrese che, se non fosse per i bronzi, pochi italiani conoscerebbero, è stato capace di trasformare l’arrivo di sventurati alla ricerca d’asilo (l’approdo di una nave con 250 uomini, donne, bambini) in una win-win situation per gli emigrati e per la popolazione locale.
“Il sindaco che salva il suo villaggio integrando i rifugiati”, titolano la tv e il quotidiano, quasi all’unisono. Maestro di scuola prima che sindaco, Lucano è riuscito a creare posti di lavoro e, nello stesso tempo, ad arrestare l’esodo da Riace – 1700 abitanti, non più in calo – aprendo le porte del paese a immigrati alla ricerca di asilo. Oggi, oltre 200 rifugiati, provenienti da una dozzina di Paesi diversi, vivono e lavorano fianco a fianco e in armonia con i locali. E nella scuola ospitata a Palazzo Pinnaro, dalle cui finestre si vedono i tetti del paese e lo Ionio, bimbi somali e iracheni, albanesi e eritrei imparano insieme l’italiano. In una scuola che nel 2000 doveva essere chiusa, causa mancanza d’allievi.
I nuovi arrivati, provenienti soprattutto dall’Africa e dal Medio Oriente, hanno portato nuova vita a una località che stava “lentamente morendo in piedi”. E l’esperienza è tanto più stupefacente perché, in tempi di crisi, gli emigrati sono spesso i primi a perdere il posto e a fare le spese della frustrA Riace il sindaazione dei locali: Rosarno non è lontano di qui, anche se paiono esserci anni luce. Il sindaco Lucano ha il senso delle proporzioni, ma guarda lontano: “La nostra è una piccola storia, ma può essere un piccolo passo verso un mondo diverso”. E migliore.