Immagina un mondo tutto al contrario, un mondo capovolto, un mondo in cui i leader del Partito democratico stanno in apprensione per l’operaia di 52 anni che lavora alla catena, e non per i dividendi della famiglia Elkann. Immagina un mondo diverso, un mondo un po’ strano, in cui il capogruppo del Pd a Torino, quello secondo cui votare contro alla mozione per incontrare la delegazione dei lavoratori di Mirafiori è stato “uno spiacevole equivoco” viene cacciato via con un calcio in culo dalla mattina alla sera.
Immagina un mondo un po’ pazzo, un mondo un po’ diverso, quello in cui il sindaco Chiamparino rinuncia alle partitelle a scopone con Sergio Marchionne, ma conta un po’ più del due di coppe quando la Fiat detta i suoi ultimatum ai dirigenti frastornati della sinistra. Immagina un mondo capovolto, un mondo imprevedibile dove un centesimo del coraggio che hanno avuto gli operai e le operaie della catena di montaggio di Torino che hanno rischiato il posto per difendere i loro diritti, lo potessero avere i parlamentari che guadagnano 12mila euro al mese, e passano il giorno a baloccarsi con i loro ma-anche. Immagina un mondo a sorpresa, un mondo divertente, in cui i quattrocento colletti bianchi che hanno fatto vincere Marchionne votando a favore di un contratto che non sarà applicato a loro, si ritrovano senza la pausa di dieci minuti per andare a pisciare.
Immagina un mondo nuovo, diverso dall’Italia: i ricercatori schiavizzati dalla riforma Gelmini prendono il posto dei baroni decrepiti salvati dalla ministra, Ruby Rubacuori intrattiene gratis qualche pensionato con dentiera (che non fa il premier), il dittatore Ben Ali, invece di sparare sulla gente, viene cacciato senza sangue, e finisce in un dopolavoro con Emilio Fede. Anzi, me lo sono immaginato, un mondo nuovo. Marchionne è nato in Abruzzo, guadagna lo stipendio a Torino, paga le tasse dimezzate a Zurigo, ma non brinda a Detroit perché il ricatto non paga. Simone, figlio dell’operaia Maria Epifania (che oggi ha sei anni e si preoccupa per la madre che ha messo a rischio il suo posto votando no) si laurea, incontra fra qualche anno al liceo l’incolpevole figlio di Yaki Elkann. Gli passa la versione, e poi se ne vanno a giocare a pallone su un prato, come se fossero due ragazzi uguali: palla o porta, Fassino non fa il sindaco, ma il palo.