Un farfugliante e irrequieto Cicchitto, presidente dei deputati del Pdl e noto rottame della P2, si esibisce in uno dei più indimenticabili siparietti della storia del clan dell’amore. Lo spettacolo ha luogo su la7, durante la puntata di “Otto e mezzo“, dedicata al Ruby-gate e alle ennesime grane giudiziarie del premier, indagato dalla Procura di Milano per i reati di concussione e sfruttamento della prostituzione minorile.

Lo show ha inizio con semplici, ineludibili e neppure troppo provocatorie domande della conduttrice, Lilli Gruber. Il povero Cicchitto, impiastrato in una cosmetica da obitorio, manifesta già dai primi minuti segnali di disagio: le labbra sono lucide; le mascelle paralizzate in un ghigno da “horror vacui”; le dita delle mani imprigionate in un malefico incantesimo che sembra sia stato ordito da Giucas Casella; lo sguardo annichilito da una raggelante fissità.

Il canovaccio della farsetta cicchittiana è sempre la stessa e include i consumati topoi della propaganda pidiellina: le solite bastonature verbali complottarde (“strategia di destabilizzazione” da parte della magistratura; “il premier può fare la vita privata che vuole”; “sinistra talebana”, “ci sono cose più importanti di cui parlare”, e l’inedita citazione  del “caso Montesi“), sbroccata contro la giornalista e l’ospite dell’opposizione (Luigi Zanda, vicepresidente dei senatori del PD), sparigliamento delle carte per indurre confusione.

La telecamera indugia impietosamente su ogni porzione della sfiancata sagoma del nostro eroe, stringendo, nei minuti finali, sul suo volto sempre più cereo. Immagine infinitamente disperante e allo stesso tempo esemplare dello sfacelo crescente e feroce di questo governo allo sbando.

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