Oggi propongo queste cinque domande di Vanna Brocca alla Commissione europea sui test animali. Brocca è direttore responsabile di La voce dei senza voce, periodico della Leal, Lega antivivisezionista.

di Vanna Brocca

Quanto vale per il presidente della Commissione europea José Manuel Barroso la vita degli animali che vengono vivisezionati per uno shampoo super-innnovativo o per un filtro solare di ultima generazione? E quanto conta per il Commissario alla Salute John Dalli il parere dei medici e delle istituzioni di prestigio internazionale che sempre più numerosi dichiarano l’inattendibilità scientifica della sperimentazione animale?

Tra poco lo sapremo: nel giro di qualche settimana, al massimo entro l’11 marzo, la Commissione Europea dovrà infatti rendere esplicita la sua posizione sulla messa al bando dei cinque micidiali test che ancora vengono eseguiti su topi, ratti, conigli, maiali (e se mai occorresse anche su cani, gatti e primati) per poter dichiarare “idonei” alla vendita i prodotti che invadono gli scaffali di profumerie, supermercati, farmacie ed erboristerie.

Ogni anno le aziende cosmetiche inventano 400 nuove molecole di sintesi e commercializzano 20.000 nuovi prodotti. Per profumi, rossetti, deodoranti, tinture per capelli, dentifrici, abbronzanti e mascara i consumatori europei spendono 63 miliardi di euro all’anno, 8,3 dei quali in Italia. Gli occupati, compresi quelli dell’indotto, sfiorano i 500 mila, i “pezzi” venduti superano i 5 miliardi. E ogni confezione promette a tutti le stesse cose: seduzione, amore, passione, desiderio, la felicità di un viso eternamente giovane, la felicità perfetta. Ma poi, come nel castello di Barbablu, dietro una porta che non si deve aprire, dietro lo splendore di un viso levigato che ci sorride dalla copertina dei giornali, ci sono il sangue e l’orrore, gli occhi martoriati dei conigli che non vedono più, i maiali ustionati vivi, i cadaveri che nessuno piange, gli inermi avvolti nel dolore e sepolti nel silenzio dei mezzi d’informazione che vivono di pubblicità e dalla pubblicità vengono indotti a non guardare, a non vedere, a non scrivere una sola parola.

Nel 7° emendamento alla Direttiva Cosmetici, approvato nel 2003, c’è scritto che a partire dal 2013 devono scomparire anche i pezzi da novanta della sperimentazione animale per i cosmetici: si tratta di cinque aree di studio che spaziano dalla cancerogenesi alla sensibilizzazione cutanea passando per la tossicità da dosi ripetute alla tossicocinetica alla tossicità nella riproduzione su una o due generazioni. Sono esami pesantissimi e di grande crudeltà nei confronti degli animali. E come se non bastasse sembrano fatti apposta per insinuare il sospetto che tra i cosmetici si annidino gravi insidie per la salute umana. Ecco allora le prime due domande alla Commissione Europea e alle aziende produttrici di cosmetici:

Domanda numero 1 – Con quali criteri scientifici vengono progettati e fabbricati i cosmetici di nuova formulazione che vengono immessi sul mercato? Che cosa possono contenere di tanto letale uno shampoo o una tintura per capelli da rendere necessario studiare la loro capacità di provocare tumori e disfunzioni endocrine? Che cosa rende così temibili un filtro solare, una crema per le rughe o un dentifricio da far ritenere indispensabili i test di tossicità e neurotossicità nello sviluppo prenatale o nella riproduzione di una o due generazioni di animali?

Domanda numero 2 – Se esiste il dubbio che i nuovi (o vecchi) cosmetici possano provocare il cancro, gravi disfunzioni endocrine e fenomeni di tossicità organica, in base a quali evidenze scientifiche si ritiene che i test sugli animali possano fugare questi dubbi? Come sappiamo, la sperimentazione in vivo non è mai stata convalidata, eminenti tossicologi e istituzioni di prestigio internazionale ne contestano da tempo la significatività per la specie umana, anche il National Research Council (NRC) americano invoca una svolta nella tossicologia del XXI secolo dichiarando obsoleti e inattendibili i test sugli animali. A fronte di queste autorevoli prese di posizione, in base a quali elementi si pensa di poter dimostrare che il fatto che un ratto o un coniglio non sviluppano tumori o disfunzioni endocrine dopo aver assorbito un certo ingrediente chimico-cosmetico sia una garanzia anche per la salute dei consumatori?

Per decidere se bandire i test animali nel 2013 oppure mantenerli in vita, la Commissione europea ha chiesto una “radiografia” della situazione a 41 esperti del settore, 6 dei quali appartenenti al Joint Research Center della Commissione stessa, 7 al settore dell’industria, 11 ai centri di sperimentazione, 16 agli istituti universitari e infine un consulente privato. E’ importante sapere che le valutazioni sui test alternativi contenute in questa relazione tecnica serviranno anche a orientare il Parlamento europeo e il Consiglio di Ministri sul “che fare”. Ecco allora le domande numero 3 e numero 4, formulate sulla scorta delle interrogazioni parlamentari presentate dall’eurodeputata Sonia Alfano il 13 dicembre scorso e del “Commento” critico di due tossicologi di prestigio internazionale quali Michael Balls e Richard Clothier:

Domanda numero 3 – Con quali criteri sono stati scelti i 41 esperti incaricati di stendere la relazione tecnica sui metodi alternativi non-animali? In che modo – a garanzia dell’autorevolezza dello studio – la Commissione ha provveduto alla trasparenza e al bilanciamento dei vari interessi in gioco? Esclude la Commissione l’esistenza di conflitti di interesse tra gli esperti nominati e le parti interpellate per realizzare lo studio? Come valuta la Commissione l’approfondito esame critico che su questa relazione hanno condotto Michael Balls e Richard Clothier e il fatto che essi giudichino alcune delle proposizioni tecnico-scientifiche ivi contenute “incredibili” (amazing), non all’altezza “di un documento che si vuole autorevole” né passibili di rappresentare “una base attendibile” per informare e orientare il Parlamento e il Consiglio?

Domanda numero 4 – Per quale motivo, a fronte di cinque capitoli sullo status attuale e futuro dei test sostitutivi in vitro e in silico, la relazione tecnica dei 41 esperti non contiene neppure un capitolo sullo status, l’affidabilità e la necessità di convalida dei metodi in vivo attualmente in vigore? Come mai viene segnalata – e lamentata – l’assenza di metodi sostitutivi senza che venga contestualmente segnalata e lamentata la povertà e la frammentarietà di sostegno legislativo, finanziario ed educativo che il loro sviluppo riceve a livello sia nazionale sia comunitario? Qual è la posizione di Bruxelles a questo proposito? Per quale motivo si valuta l’ipotesi di posticipare la messa al bando della sperimentazione animale sui cosmetici per mancanza di metodi sostitutivi e nello stesso tempo, con l’approvazione della Direttiva sulla vivisezione 2010/63/UE, si indeboliscono tutte le politiche relative allo sviluppo e alla convalida di quegli stessi metodi sostitutivi?

Horst Spielmann, per anni direttore del Centro nazionale tedesco per la documentazione e la valutazione dei metodi alternativi alla sperimentazione animale (ZEBET) e ora docente di Tossicologia alla Freie Universitat di Berlino, giudica la relazione tecnica dei 41 esperti un’“occasione perduta”; carente sia dal punto di vista scientifico sia da quello della tutela degli animali; priva di informazioni significative e utili per i ricercatori, ma anche priva di luce, di visione, di respiro strategico, incapace di ragionare sui punti di forza per raccordarli ai punti deboli e indicare la strada del futuro. Ed ecco la quinta domanda:

Domanda numero 5 – Se la volontà di superare una volta per tutte la sperimentazione animale non viene coltivata con forza e lungimiranza a Bruxelles, se alle chiacchiere non seguono i fatti, se nei corridoi della Commissione e del Parlamento si dissolvono come neve al sole i proclami fatti a gran voce sotto la luce dei riflettori, quale via, quali strumenti, quali opzioni ci rimangono? A chi dovranno rivolgersi i cittadini europei per vedere tutelata la propria salute? Chi renderà giustizia alle idee di giustizia e compassione?

Per partecipare alla protesta vai alla pagina Facebook: “2013 STOP animal testing for cosmetics”
Oppure scarica i moduli per le firme cartacee sul sito www.geapress.org
Per ulteriori informazioni: www.leal.it

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