I commissari della Giunta per le autorizzazioni a procedere oggi leggeranno le trecento pagine dell'inchiesta. Potranno prendere appunti, ma non farne copia. I magistrati, intanto, hanno interrogato un'altra ragazza che ha partecipato alle feste di Arcore
Per il Cavaliere inizia oggi una settimana di fuoco. Il caso Ruby, le feste ad Arcore, il presunto harem parcheggiato alle porte di Milano 2, arrivano sul tavolo del presidente della Camera. Oltre 300 pagine confezionate dai magistrati milanesi e infiocchettate con intercettazioni decisive. Che da qualche ora sono nelle mani di Pierluigi Castagnetti, presidente della Giunta per l’autorizzazione a procedere. Carte segretissime di cui, da pochi minuti, se ne conosce solo la parte relativa alla richiesta di perquisizione a Berlusconi. A pagine due si legge di “giovani donne che si sono prostituite con Silvio Berlusconi” (scarica il documento). Nel frattempo la procura di Milano prosegue a indagare come detto oggi dallo stesso procuratore Edomondo Bruti Liberati. I magistrati, infatti, hanno iscritto altre tre persone nel registro degli indagati. Al momento non se ne conosce l’identità. Si tratta di tre persone, definite di “secondo piano”, accusate di favoreggiamento alla prostituzione. Sempre sul fronte dell’inchiesta, un’altra ragazza che ha partecipato alle feste di Arcore è stata ascoltata questo pomeriggio. Sempre da Milano rimbalza la notizia che i pm potrebbero chiedere il giudizio immediato entro metà febbraio.
Da Milano a Roma. Il Rubygate si gioca su questo asse. E nella Capitale il ruolino di marcia prevede questi passaggi: alle cinque di pomeriggio i 21 componenti, due alle volta, potranno entrare negli uffici della giunta, leggere le carte e prendere appunti. Vietato fare copia, portare dentro cellulari. La processione sarà vigilata dagli addetti della Camera. Questo fino alle 23. Orario replicabile anche domani. Dopodiché mercoledì mattina è prevista la prima seduta della giunta. Al vaglio dei commissari parole, frasi, riassunte in brogliacci che promettono di inchiodare il premier alle sue responsabilità penali. Al centro tre domande fondamentali: Ruby (minorenne all’epoca dei fatti) si prostituisce? Lo fa con il premier? Il premier sa della sua minore età? Chi, come i cronisti di Repubblica, scrivono di aver letto le carte non hanno dubbi: ogni quesito viene suffragato da una valanga di prove.
Mercoledì, dunque, si aprono i giochi. Anche perché le ultime indiscrezioni fissano per il prossimo 26 gennaio, la data in cui si discuterà in parlamento la richiesta di autorizzazione a procedere. A monte, poi, c’è la richiesta di interrogatorio per il Cavaliere. Udienza fissata tra il 21 e il 23 gennaio prossimo. Ma molto probabilmente il Cavaliere non si presenterà. Qualcosa però potrebbe cambiare. Non è detto, infatti, che la giunta si tenga in mano questa patata bollente. L’idea è quella di sollevare fin da subito l’incompatibilità e trasmettere tutto al tribunale dei ministri. Scenario possibile e che rallenterebbe l’iter processuale. La decisione di compatibilità, infatti, va decisa dal gip. Non solo, ma la scelta da parte della giunta di sollevare la questione potrebbe avere anche una matrice politica. E in questo caso potrebbe risultare il ruolo del Partito democratico.
Le carte dell’inchiesta, però, lasciano ben poco spazio ai dubbi. “Giovani donne prostituite con il premier”. Questo è quanto si legge nella domanda di autorizzazione ad eseguire perquisizioni domiciliari nei confronti del deputato Berlusconi. Il documento di sei pagine è stato pubblicato sul sito della Camera. In attesa che inizi la lettura del fascicolo dell’inchiesta, nella richiesta i magistrati di Milano ritengono “che Nicole Minetti, in concorso con Emilio Fede e Dario Mora, nonché in concorso con ulteriori soggetti sconosciuti, abbia continuativamente svolto un’attività di induzione di favoreggiamento della prostituzione di soggetti maggiorenni e della minore Ruby”. Rapporti consumati “dietro pagamento del corrispettivo in denaro da parte di quest’ultimo (Berlusconi, ndr)”. Non solo. Secondo i pm ci sono “ampi riscontri investigativi” sul fatto che le ragazze hanno ottenuto “in corrispettivo da Silvio Berlusconi la disponibilità gratuita di appartamenti ubicati in Milano Due”. Le prove ci sono, dunque. O almeno così sostiene la procura di Milano che mette “in rilievo il ruolo svolto da Giuseppe Spinelli, quale fiduciario di Berlusconi, in costante contatto con Nicole Minetti”.
Non è finita. Secondo il procuratore Ilda Boccassini le perquisizioni nelle case delle ragazze sono utili “per trovare chi sono i soggetti che ne sostengono i costi”. Ma non solo. Il piano degli investigatori è anche quello di “accertare il ruolo di intermediazione svolto dalla Minetti”. Mentre negli uffici e nell’abitazione di Giuseppe Spinelli ci si aspetta di trovare erogazioni di denaro nei confronti delle ragazze. Ma anche prestiti fatti a Lele Mora. A lui o a “società a lui stesso direttamente riconducibili”
Mentre prosegue la processione dei commissari della giunta, il presidente Castagnetti è stato intercettato dai cronisti fuori da Montecitorio: “Per varie ragioni – ha detto -sono ancora fermo a pagina 80 e non è ancora successo nulla che non avessi già letto sui giornali’. E ancora: “Le 389 pagine della documentazione che ci è stata trasmessa dai magistrati milanesi contengono le ragioni per le quali Berlusconi ieri ha fatto quelle dichiarazioni. Evidentemente il premier già aveva queste carte a sua disposizione”.
Intanto, ieri sera Berlusconi è tornato a parlare con gli italiani in un videomessaggio. La sua è stata una difesa d’ufficio con aggiunta di almeno due notizie. Il presunto fidanzamento del presidente del Consiglio. Rivelazione che già nella serata di ieri ha dato il via al toto-fidanzata. Chi è la dama bianca? Si punta su un trio: Francesca Pascale, 25enne consigliere provinciale del Pdl in Campania, Cristina Ravot, cantante sassarese e la solita Nicole Minetti. La Pascale, sentita dal Corriere della sera, smentisce ma confida: “Io la prescelta? Magari”. Ma c’è dell’altro nel discorso del premier: il denaro prestato all’amico Lele Mora. Circa un milione di euro. Per ripianare i debiti dell’impresario dei vip e che ora rischia di trascinare Berlusconi in altre brutte vicende. Attualmente alla procura di Milano, infatti, è depositata un’informativa il cui protagonista principale è un boss della ‘ndrangheta. Si chiama Paolo Martino e da quelle carte emergono i suoi rapporti con lo stesso Mora. Rapporti nati già nel 2006 quando l’allora sindaco di Reggio Calabria Pepe Scopelliti sale a Milano per organizzare, con Lele, la notte bianca nella città dello stretto.
Uno degli snodi di questa inchiesta resta senza dubbio Nicole MInetti, ex soubrette, candidata a forza nel listino bloccato di Roberto Formigoni alle ultime regionali in Lombardia. Sue le parole, intercettate, che oggi occupano le pagine del Corriere dell sera. “Ti briffo – dice l’igienista dentale del premier – , ne vedrai di ogni”. Parole che la Minetti rivolge a un’amica di Rimini, studentesse universitaria che quella sera parteciperà a una cena di Arcore. L’invito si rivelerà un boomerang per l’entourage del Cavaliere. Da quella serata, infatti, la ragazza ne uscirà infastidita. Fastidio che comunicherà alla stessa Minetti. Frasi che secondo i magistrati confermano il tenore di quelle serate.
Conferme dirette e incrociate. Come quella che arriva da un’altra ragazzina marocchina che nulla c’entra con il giro di Ruby. Lei di mestiere fa la danzatrice del ventre. Ad Arcore ci va per lavorare. Ma vede, osserva e s’indigna. Alla fine, “disgustata”, racconta tutto agli investigatori. Nei brogliacci delle intercettazioni i magistrati annotano anche i nomi dell’europarlamentare Pdl Licia Ronzulli e della deputata Mariarosaria Rossi (quella che dopo il caso Fini al Castello di Tor Crescenze organizzò due cene al femminile in onore del premier). Ed è proprio la Rossi che alla viglia di una serata parla con una delle ragazze. Dice: “Questa sera a mezzanotte tutti a letto”. Lo scenario, dunque, appare definito e ogni giorno che passa sembra chiarirsi ulteriormente. Decisive le intercettazioni che però, va detto, la magistratura non utilizza nel caso di parlamentari. A partire dallo stesso Berlusconi, la cui confidenza telefonica alla Minetti sulla minore età di Ruby non compare nel fascicolo.