Che faranno ora Bagnasco, Ruini e Fisichella? Convocheranno allarmati Casini e Buttiglione? Formeranno con Letta un segretissimo Comitato di crisi? Raccomanderanno a Ratzinger una frase topica che non capirà nessuno per il prossimo Angelus? Difficile “contestualizzare” ormai. Pericoloso ridimensionare a pulsione momentanea quello che appare sempre più un postribolo organizzato. Improponibile buttarla sul diritto del sultano di avere o no un harem (come fa il Foglio di stamattina) dopo aver subdolamente dipinto il mondo arabo come la sentina di tutte le deviazioni.
E allora resta il silenzio. E la speranza che il prossimo leader non li faccia più arrossire. Il diavolo Berlusconi ha fatto pentole che solo i coperchi vaticani hanno potuto sigillare, ma oggi non se ne può più, le bugie son troppe e troppo sgangherate. Come quella di Miss Torino, fidanzata per un giorno; o di Ruby nipote di Mubarak; o quella dell’igienista orale Minetti che firma per l’affidamento temporaneo di Ruby alla questura di Milano perchè Silvio è uno che “aiuta tutti”.
Oppure no. Con buona dose di cinismo si può contare sul fatto che il sultano ce la faccia anche questa volta. Del resto la lussuria (del potere) è di casa oltretevere e la Curia romana è sempre lì. Dai papi Borgia a quel cardinal Bernardo Dovizi da Bibbiena che nel 1515 il popolino soprannominava “porpora erotica”. O l’Alessandro Farnese, il cardinale che sposò una signora d’Ancona non rivelandole chi era veramente. E quel cardinal Carafa che nel 1558 insidiò la diciassettenne (sic!) Plautilla Massimi figlia di un Colonna, coniugata al marchese Flaminio Lante. Lo rincorsero per tutta Roma coi coltelli ma senza esito. Di Innocenzo X papa, siamo nel Seicento, e donna Olimpia Maidalchini si è scritto molto, esattamente come del cardinal Alessandro Albani, circa cent’anni dopo, e donna Olimpia Pamphilj. Come di papa Gregorio XVI che, come scriveva Stendhal (1831 e a seguire) nel suo diario romano “ama riposarsi in compagnia della moglie” del suo barbiere personale, Gaetano Moroni.
Fino al 1974, quando a Parigi il cardinale gesuita Jean Daniélou venne trovato morto stecchito a casa di una spogliarellista, una ragazza di 24 anni di nome Mimi Santoni. “Bella come il demonio”, la descrissero i giornali dell’epoca. Lo scandalo fu enorme ma la Curia romana riuscì a “ripulire” la storia raccontando che il prelato si trovava lì per donare alla ragazza la somma di denaro con cui avrebbe pagato la cauzione del suo amante-protettore. E si scrisse che il cardinale perseguiva la conversione e il sostentamento economico di prostitute e spogliarelliste (i potenti non vanno a puttane, e quando si scopre che le pagano lo fanno per generosità e a scopo di conversione!). Una riabilitazione per la quale si prodigò anche Joseph Ratzinger, amico di Daniélou, ma che si agita ancora come uno spettro nella comunità dei gesuiti.