In Italia ogni anno vengono stampate in media 3,6 copie libri per ogni abitante, ma nell’arco di un anno meno del 47 per cento degli italiani legge almeno un libro nel tempo libero. E’ quanto emerge dal rapporto ‘Noi Italia’ 2011 dell’Istat. Inoltre quasi una donna su due non ha un’occupazione e neppure la cerca. Il tasso di inattività femminile italiano nel 2009 (48,9%) è così il secondo più alto dell’Ue a 27, inferiore solo a quello di Malta. Nel rapporto si legge anche che nel nostro paese un giovane su cinque né studia né lavora: i ragazzi “non più inseriti in un percorso scolastico-formativo, ma neppure impegnati in un’attività lavorativa, sono poco più di due milioni, il 21,2% tra i 15-29enni (anno 2009), la quota più elevata a livello europeo”.

Il volume, che l’Istituto di statistica propone per il secondo anno consecutivo, elabora oltre 100 statistiche tra aspetti demografici ed economici, culturali e sociali nel tentativo di scattare una fotografia di come cambia l’Italia. La base di partenza sono i numeri prodotti nell’ultimo Annuario statistico italiano, ma alcuni elementi chiave vengono messi a confronto con gli altri Paesi europei, dando un quadro d’insieme anche delle differenze regionali che lo caratterizzano.

Oltre ai dati sulla disoccupazione giovanile e femminile, spiccano quelli sull’immigrazione. “I cittadini stranieri iscritti nelle anagrafi dei Comuni italiani all’inizio del 2010 sono oltre 4,2 milioni, il 7% del totale dei residenti. Rispetto al 2001 sono più che triplicati, mentre sono aumentati dell’8,8% tra il 2009 e il 2010, un ritmo di crescita meno sostenuto rispetto agli anni passati. L’incremento si riduce in conseguenza di diversi fattori: la crisi economica, l’attenuarsi dell’effetto congiunto dell’ingresso della Romania e della Bulgaria nell’Unione europea e l’entrata in vigore della nuova normativa sul soggiorno dei cittadini comunitari nei Paesi dell’Unione”.

Anche rispetto al lavoro irregolare, specie nel Mezzogiorno, la situazione appare preoccupante: “La quota di unità di lavoro irregolari è pari all’11,9%. Nel Sud può essere considerato irregolare quasi un lavoratore su cinque; nell’agricoltura circa uno su quattro”. La quota del sommerso, così, si mantiene “abbastanza rilevante”, spiega l’Istituto, “confermando il dato del 2007, in lieve calo rispetto al biennio 2005-2006”. La Regione con la quota più alta è la Calabria (26,6%), mentre quella con la percentuale più bassa è l’Emilia Romagna (8,5%).

(E.R.)

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