Il videomessaggio di Berlusconi sul caso Ruby segna l’inizio e solo l’inizio di una campagna di aggressione pianificata e che ha l’obiettivo di annientare gli inquirenti, di zittire gli oppositori, di trasformare le ragazze coinvolte in cento pazze che vorrebbero mettere in trappola un vecchio nonnetto che ha solo cercato di aiutarle, anzi di redimerle dalla cattiva strada.

Se non fosse tutto vero, ci sarebbe da sbellicarsi dalle risate e tutto sarebbe risolto con il ricovero in una struttura protetta dell’anziano molestatore, ma qui non c’è proprio nulla da ridere.

Quelli che “il conflitto di interessi non conta nulla, non sposta un voto, chiacchiere degli antiberlusconiani di professione” dovrebbero chiedere scusa, perché proprio in questi giorni il conflitto di interessi si sta manifestando in tutta la sua potenza e in tutta la sua carica eversiva.

Eccessivo? Vediamo i fatti. In nessun altro paese sarebbe stato possibile e concesso ad un imputato, nonché presidente, di spedire un videomessaggio chiuso e in nessun altro paese sarebbe stato possibile che quella cassetta andasse in onda, anche se non sono mancate le eccezioni, integrale, senza replica e senza sentire il punto di vista degli inquirenti.

Nei giorni a seguire le reti da lui controllate hanno nascosto i fatti, i verbali, le testimonianze, il Tg1 è arrivato a stabilire un parallelo tra il caso Leone che fu costretto alle dimissioni e il caso Berlusconi, dimenticando che nessuno, ma proprio nessuno era mai stato chiamato a rispondere, e non solo in questo caso, di reati così infamanti.

Non contento di aver occupato tutte le reti, il molestatore istituzionale ha persino tentato di interrompere nuovamente Ballarò perchè non era soddisfatto delle prestazioni dei suoi difensori che pure erano in studio, la destra è insorta perchè sarebbe stato negato il diritto alla replica al capo, anzi hanno persino invocato l’intervento vindice dell’amico direttore generale.

Lo schema è chiarissimo: occupare tutti gli spazi possibili, buttare fuori chi non si piega, interrompere gli interlocutori, come è accaduto a Stefano Rodotà, usare tutti i manganellatori perchè le notizia siano bloccate alla fonte o comunque perchè i cittadini siano travolti da un frastuono che cancelli la realtà, i fatti, li renda incomprensibili.

Questa sarà la loro tecnica, per ora abbiamo visto i primi assaggi.

Il conflitto d’interessi sarà la vera guardia armata da scagliare contro la Costituzione e contro la legalità repubblicana.

Per queste ragioni, anche a costo di stufare noi stessi e voi che ci leggete, continuiamo a pensare che non solo sia giusto partecipare alla manifestazioni indette dalla Fiom e dalla Cgil per il prossimo 28 gennaio, ma anche progranmare una sola, immensa iniziativa che metta insieme, al di là di qualsiasi confine di parte o di schieramento, quanti non hanno intenzione di assistere all’ultimo e più perverso dei bunga bunga: quello contro la Costituzione e contro l’ordinamento democratico.

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