Non solo le feste ad Arcore, il Rubygate incrocia tante altre storie e squaderna uno scenario sul quale si muovono personaggi dal profilo incerto, soubrette, starlette tv e anche escort. Come Michele De Oliveira. “Sono il testimone chiave di tutta l’inchiesta”: lei, 32 anni e un laurea in psicologia, si presenta così. Secondo i magistrati, di mestiere fa la escort. Fu lei a riprendersi Ruby fuori dalla questura poco dopo mezzanotte del 28 maggio. Allora si presentò come una semplice amica. E così, mentre ieri a Canale 5 la marocchina ha difeso il Cavaliere, oggi le carte dell’inchiesta rivelano nuove verità. Per la procura di Milano, Michele di mestiere fa la prostituta. Particolare non da poco conto. E che aiuta a rileggere meglio le frasi dette dallo stesso presidente del Consiglio i giorni successivi allo scandalo. Era il 29 ottobre e Silvio Berlusconi si trovava a Bruxelles per il Consiglio europeo. Disse: “C’è solo stata una telefonata per dare un mano a una persona che ci aveva fatto a tutti molta pena, perché aveva raccontato una storia drammatica a cui noi avevamo dato credito”. E giusto per darle una mano il premier la fa andare a prendere in via Fatebenefratelli da una escort. Ma c’è di più. C’è l’agenda di Michele, dentro alla quale sono decine i nomi delle ragazze annotate con la dicitura “troia“, la stessa che viene abbinata a Ruby Rubacuori.
Per Michele ogni cliente è quello giusto. Basta che paghi. Che sia un professionista o un politico. E in politica lo schieramento è solo un particolare irrilevante. Destra o sinistra. Così, dalla sua agenda, che secondo i pm svela la sua vera professione, spunta il nome di “Papi Silvio Beluscone”, di “Juapaulo autista Beluscone” e “casa Roma Silvio”. Ma anche quello di Sandro Frisullo con a fianco annotato la parola “pulitico”. E in effetti Frisullo un politico lo è veramente. Di centrosinistra quota Pd. Già vicepresidente della Regione Puglia capeggiata da Nichi Vendola, Frisullo viene arrestato nell’ambito dell’inchiesta barese su Giampaolo Tarantini. Il 18 marzo 2010 Frisullo finisce in carcere con l’accusa di associazione a delinquere, corruzione e turbativa d’asta. Ad accusarlo sono le stesse parole di Tarantini che ai pm rivela di aver offerto a Frisullo escort e 250mila euro (che il politico avrebbe accettato) in cambio di vantaggi per le sue società nell’aggiudicazione di appalti presso la Asl di Lecce.
Quattordici ore davanti alla Boccassini
Michele è stata ascoltata dai pm venerdì 14 gennaio: Ilda Boccassini l’ha ascoltata per 14 ore. “Voleva sapere tre cose – racconta – : se Berlusconi ha fatto sesso con Ruby, se è lui a dare i soldi e chi porta le ragazze ad Arcore. Questo lo sanno tutti, è Lele Mora”. La brasiliana è stata la prima a dare ospitalità a Ruby. E’ lei ad aprirle le porte della sua casa milanese in via Villoresi 19. Ed è sempre lei che pochi minuti dopo la mezzanotte del 28 maggio attende la marocchina fuori dalla questura. Michele non è sola, ma con il consigliere regionale Pdl Nicole Minetti. La giovane politica, dopo le pressioni della presidenza del Consiglio sui vertici di via Fatebenefratelli, si è presa in carico la minorenne. Anche lei attende. Ma è solo una questione formale. Perché quando Ruby esce in strada, la Minetti si allontana, lasciandola in compagnia di Michele. Le due si salutano. Dopodiché la escort brasiliana si mette subito in contatto con il Cavaliere.
La notte della questura secondo le carte dell’inchiesta
Quella fu una notte decisiva. Da lì sono partiti i magistrati. Da una concussione perpetrata dal Cavaliere ai danni dei funzionari della questura di Milano. La vicenda inizia nel pomeriggio del 27 maggio, quando Ruby, su denuncia della modella Katia Pasquino, viene fermata in corso Buenos Aires con l’accusa di furto. Pochi minuti è sarà portata in questura. Già in quel momento la decisione del pm è irrevocabile. Al telefono con l’agente della volante dice: “Questa qui è minorenne e noi non siamo abituati a fare andare in giro i minorenni così, quindi non la rilasciamo per niente, va in una comunità di pronto intervento”. Dopodiché precisa: “Se non dovesse accoglierla, l’autorizzo a trattenerla fino a domani mattina, finché il pronto intervento non si metterà in moto per trovarle un posto”. E invece, quella notte burrascosa si conclude, annotano i pm di Milano, “con l’affido alla Minetti, disposto e attuato in palese violazione delle istruzioni impartite dal pm presso il Tribunale per i Minorenni, dr. Annamaria Fiorillo, di turno quella notte”. E dunque: “La minore non doveva essere consegnata a De Conceicao Santos Oliveira Michele”.
Sarà proprio la escort brasiliana, secondo la ricostruzione dei pm, a darsi da fare per recuperare Ruby. E’ lei che poco dopo le nove e mezzo di sera del 27 maggio chiama il 113. Vuole informazioni. Nel suo italiano stentato chiede al centralino: “Quanto una persona che è piccola di età, che ce l’hai ancora diciassette anni e la polizia la prende e dove le portano, lei me lo può dire, dove”. L’agente risponde che molto probabilmente verrà portata in questura in via Fatebefratelli. La conversazione prosegue. E Michele per giustificare questo suo interesse dice: “Sa io devo chiamare i genitori”. Lo sottolinea due volte. Dopodiché chiude la comunicazione e chiama il consigliere Minetti. Un’ora dopo, sono già passate le 22 e 30, gli agenti arrivano in via Villoresi 19 con Ruby. Michele, però, non c’è. E la giovane marocchina non ha le chiavi. Nel frattempo al cellulare del capo di gabinetto arrivano le telefonate della presidenza del Consiglio. Alle 23 e 27, Michele richiama il consigliere regionale Pdl. Cosa si dicano non si sa, ma lo si può ipotizzare. Evidentemente concordano il piano di “recupero” della minorenne. L’ex igienista dentale chiama la presidenza del Consiglio in via dell’Umiltà a Roma. Quindi da Vimodrone si sposta verso via Fatebenefratelli. Dove da qualche minuto è già arrivata Michele. Poco dopo le quattro del mattino, Ruby è a casa di Michele e sta utilizzando internet.
Michele: “Quella fu una notte allucinante”
Questa la versione che emerge dalle 389 pagine che la procura di Milano ha inviato alla Camera. Versione ben diversa da quella raccontata dalla stessa ragazza brasiliana che dice di aver scoperto l’età di Ruby in questura nella notte fra il 27 e il 28 maggio. “Una serata allucinante – racconta – sono andata lì cercando una ragazza 24enne di origini egiziano brasiliane, come mi aveva raccontato, invece scopro che è marocchina e minorenne. Volevo morire”. Quindi prosegue: “Ho chiamato subito Nicole (Minetti, ndr) ma non rispondeva così ho telefonato al presidente: due, tre, quattro volte. Alla fine mi risponde, stava partendo per Parigi. Gli ho raccontato tutto, lui mi ha rassicurata e mi ha detto di aspettare”. Questo il racconto che sta dietro l’asettica contabilità delle celle telefoniche annotate dagli investigatori. Ecco allora come va avanti il racconto di Michele: “Dopo qualche minuto mi chiama Nicole e mi raggiunge in questura, lì mi prende da una parte e mi dice che dobbiamo trovare il modo per portare fuori Ruby perché magistratura e polizia in questo paese sono di sinistra: ‘Dobbiamo proteggere il presidente’, mi sussurra”. La brasiliana, però, ha paura, lo dice al consigliere regionale ed ex soubrette di Colardo café. “Temevo che Ruby parlasse delle cene e del bunga bunga, insomma di tutto quello che poi è saltato fuori”. È lo stesso motivo per cui, aggiunge, “una volta liberata mi sono portata a casa Ruby per evitare che parlasse e dicesse delle cazzate”.
Agenda da escort: politici, giornalisti, poliziotti
Quello che resta, al di là delle versioni discordanti, è che gli ordini del pm Fiorillo vengono completamente disattesi. E’ il 28 maggio del 2010. Nove mesi dopo, le 389 pagine dell’inchiesta inquadrano quell’episodio dentro a uno scenario ben più ampio. E da quelle carte adesso spunta anche l’agenda di Michele. Un documento, ritenuto decisivo, per legare assieme le indagini sui festini di Arcore a quella delle ragazze a palazzo Grazioli. Sì perché oltre al nome di Frisullo, spunta anche quello di Massimiliano Verdoscia, amico ed ex socio di Tarantini. Verdoscia rientra nell’inchiesta sulla cocaina in Sardegna. Anche qui a tenere banco sono feste e belle ragazze. Il tutto condito con la droga. E’ l’estate del 2008, periodo in cui Giampi Tarantini conosce il premier Berlusconi. Michele, poi, sulla sua agenda è abituata ad annotare di tutto. Ogni nome ha la sua categoria. Molti quelli definiti “pulitico”. Ma ci sono anche alcuni “jurnalisti” e perfino un “amico pulisioto”. Lei, però, di questi nomi non vuole parlare. “Non so niente di Vallettopoli. E’ gente che ho conosciuto a qualche cena e mi sono segnata i loro numeri di telefono”.
Professione escort
Eppure sarà proprio la sua agenda a rivelare, secondi i magistrati, la vera professione di Michele. Molti nomi appuntati, infatti, portano la sigla “cliente”. A questo va aggiunto il verbale di un testimone che racconta di alcuni regali fatti in cambio di prestazioni sessuali. “Ma con lui – ribatte Michele – avevo una relazione. Commerciava in gioielli e se fossi stata una prostituta gli avrei chiesto dei soldi in cambio di sesso. Di certo non ci pago l’affitto con un anello d’oro”. Quindi la spiegazione su quell’appunto “Papi Silvio beluscone”. “Ho avuto una lunga relazione con un uomo sposato che conosceva molto bene il presidente – sostiene Michele – Sono stata anche a cena a casa sua ad Arcore e avevo il suo numero. La notte del 28 maggio non sapevo chi chiamare per tirare Ruby fuori dai guai e, sapendo che i due si conoscevano, ho pensato di chiamare lui”.
“Ruby mi confessò: faccio la prostituta”
Dopodiché sull’agenda della brasiliana si scova un indizio, se non proprio una prova, sulla vera professione di Ruby Rubacuori. Si legge: “Rubbie troia”. Un appunto che Michele spiega in questo modo. “Quando a fine aprile ho iniziato ad ospitarla a casa mia ho notato subito che c’era qualcosa che non andava. Lei sosteneva di fare la ballerina e la modella, ma non l’ho mai vista partecipare a un casting né mi ha fatto vedere il suo book fotografico. E’ in quel momento che Ruby mi ha confessato che faceva la prostituta”. Ma il racconto di Michele contraddice in toto molte vicende raccontate dalla giovane marocchina.
La doppia verità
Sui giornali e nelle comparsate televisive, Ruby sostiene di essere stata violentata dai suoi zii all’età di nove anni. Eppure, in una recente intervista al settimanale Oggi aveva detto di avere perso la verginità l’otto gennaio 2010 con il suo fidanzato Domenico Risso. Una versione che Michele conferma: “Con me ha sempre sostenuto di aver perso la verginità con il suo fidanzato di allora”. Fidanzato che , seguendo il racconto della marocchina, l’ha lasciata qualche giorno dopo il loro primo rapporto. “Un mese dopo – dice la marocchina – scoprii di essere incinta. Pensai di tenere il bambino ma poi mi convinsi che non era il caso. Abortii”. E in stato di gravidanza, Ruby racconta di essersi presentata anche il 14 febbraio ad Arcore, data che segna il primo incontro con il Cavaliere.
Peccato che la versione di Michele sia molto diversa. “Il 27 maggio, il giorno dell’arresto della ragazza, ho sempre detto che la mattina mi ero dovuta recare in ospedale. Quello che non ho mai raccontato è che sono andata alla Mangiagalli di Milano a fare un’interruzione di gravidanza, Ruby mi ha rubato i risultati delle analisi, ha cancellato il mio nome e ha usato quei documenti per fare pressione sul suo fidanzato. Ero io che ero incinta, non lei”.