Nell’Italia dei pentiti di mafia che parlano di Berlusconi come uno di famiglia, dei condannati per mafia come Dell’Utri e Cuffaro in Parlamento e dei condannati per traffico internazionale di droga come Ganzer a capo del Ros, una persona normale non fa in tempo a gioire per il potenziamento della scorta al testimone di giustizia Ignazio Cutrò e alla sua famiglia, che qualcosa finisce per rovinare tutto.
Il “qualcosa” in questo caso è un “qualcuno”. Si chiama Luigi Coppola ed è un testimone di giustizia. Nel 2001, Luigi, che commerciava auto, denuncia le estorsioni e l’usura subite facendo scattare decine e decine di arresti che portano a quasi trenta condanne definitive. In pratica, grazie alle sue testimonianze, viene decapitato il clan di Boscoreale, i Pesacane, e quello dei Cesarano della zona di Pompei e Castellammare di Stabia.
Come in tutte le fiabe, viene subito protetto e coccolato dallo Stato, e nel 2002 viene inserito nel programma di protezione testimoni assieme alla sua famiglia, moglie e due figlie che attualmente hanno 13 e 16 anni. A riportare con i piedi per terra Coppola è quel sistema per cui chi denuncia non viene obbligato a rimanere nella sua terra per dare un segnale forte ai clan, ma viene sradicato e portato in giro come un pacco postale, assieme alla sua famiglia, come un pentito di mafia da nascondere.
Solo nel luglio 2007 riesce a tornare nella sua terra, la Campania, precisamente a Pompei. E proprio allora quel che che sembra un lieto fine si trasforma in un incubo: la sua concessionaria d’auto viene disertata dagli acquirenti, la gente del suo paese fa persino una petizione al sindaco per cacciarlo da Pompei e quando si reca dal Prefetto di Napoli, quest’ultimo quasi giustifica chi non lo vuole a Pompei. E siccome le vergogne viaggiano sempre in compagnia, i proprietari dell’abitazione presso cui era in affitto con un giro di valzer lo buttano fuori di casa; Luigi ne cerca un’altra, prova anche a comprarne una, ma la risposta è sempre la stessa: a lei non si loca né si vende.
Nel frattempo accade ciò che per un testimone di giustizia è l’inizio della fine: la sua ultima deposizione è nel marzo 2007 e i processi, nel 2009, arrivano alla Cassazione, dunque Coppola non serve più e può essere avviato allo smaltimento rifiuti. Così, magicamente, nel gennaio 2010 il Viminale gli notifica la decisione di revoca, seduta stante, della scorta e della vigilanza fissa sotto la sua abitazione. Nella delibera della commissione centrale del Ministero dell’Interno si legge che anche la Prefettura ha comunicato che la posizione di Coppola è stata esaminata e visto che i suoi “impegni giudiziari sono da tempo terminati” e che le persone da lui denunciate sono attualmente detenute, Luigi non rischia niente. Tutto ciò, è bene dirlo, non è uno scherzo.
La commissione, in considerazione di ciò, ha deliberato quindi “di non prorogare le speciali misure di protezione nei confronti del testimone di giustizia e del suo nucleo familiare”. L’imprenditore presenta subito un ricorso al Tar, e se la revoca della scorta si ferma, la vigilanza viene subito rimossa. La camorra apprezza e gli lascia il proprio messaggio: qualche giorno dopo ritrovano accanto alla casa della famiglia Coppola una bottiglia con liquido infiammabile e un proiettile inesploso, lasciati lì chissà perché.
Mentre scrivo, Luigi e la sua famiglia vivono in un hotel. Non hanno più una casa e solo per pernottare, in quattro, spendono circa tremila euro mensili. Coppola, che da buon napoletano non molla, è tutt’ora membro della consulta anticamorra del comune di Boscoreale e coordina uno sportello antiracket. Ha fatto una cosa coraggiosa, tra le tante: ha denunciato alla procura di Roma i comportamenti del sottosegretario Alfredo Mantovano, che un giorno, tra le altre cose, gli disse: “Cerchiamo di non prenderci il dito, la mano e il braccio”, come se Coppola pretendesse qualcosa in più di quello che gli spetta, ovvero sicurezza e lavoro.
Il 27 gennaio il Tar deciderà se revocare o no la scorta a Luigi e alla sua famiglia. Noi aspetteremo al suo fianco.
Sonia Alfano
Presidente della Commissione Antimafia europea
Giustizia & Impunità - 20 Gennaio 2011
Testimoni di giustizia al macero: tocca a Coppola
Nell’Italia dei pentiti di mafia che parlano di Berlusconi come uno di famiglia, dei condannati per mafia come Dell’Utri e Cuffaro in Parlamento e dei condannati per traffico internazionale di droga come Ganzer a capo del Ros, una persona normale non fa in tempo a gioire per il potenziamento della scorta al testimone di giustizia Ignazio Cutrò e alla sua famiglia, che qualcosa finisce per rovinare tutto.
Il “qualcosa” in questo caso è un “qualcuno”. Si chiama Luigi Coppola ed è un testimone di giustizia. Nel 2001, Luigi, che commerciava auto, denuncia le estorsioni e l’usura subite facendo scattare decine e decine di arresti che portano a quasi trenta condanne definitive. In pratica, grazie alle sue testimonianze, viene decapitato il clan di Boscoreale, i Pesacane, e quello dei Cesarano della zona di Pompei e Castellammare di Stabia.
Come in tutte le fiabe, viene subito protetto e coccolato dallo Stato, e nel 2002 viene inserito nel programma di protezione testimoni assieme alla sua famiglia, moglie e due figlie che attualmente hanno 13 e 16 anni. A riportare con i piedi per terra Coppola è quel sistema per cui chi denuncia non viene obbligato a rimanere nella sua terra per dare un segnale forte ai clan, ma viene sradicato e portato in giro come un pacco postale, assieme alla sua famiglia, come un pentito di mafia da nascondere.
Solo nel luglio 2007 riesce a tornare nella sua terra, la Campania, precisamente a Pompei. E proprio allora quel che che sembra un lieto fine si trasforma in un incubo: la sua concessionaria d’auto viene disertata dagli acquirenti, la gente del suo paese fa persino una petizione al sindaco per cacciarlo da Pompei e quando si reca dal Prefetto di Napoli, quest’ultimo quasi giustifica chi non lo vuole a Pompei. E siccome le vergogne viaggiano sempre in compagnia, i proprietari dell’abitazione presso cui era in affitto con un giro di valzer lo buttano fuori di casa; Luigi ne cerca un’altra, prova anche a comprarne una, ma la risposta è sempre la stessa: a lei non si loca né si vende.
Nel frattempo accade ciò che per un testimone di giustizia è l’inizio della fine: la sua ultima deposizione è nel marzo 2007 e i processi, nel 2009, arrivano alla Cassazione, dunque Coppola non serve più e può essere avviato allo smaltimento rifiuti. Così, magicamente, nel gennaio 2010 il Viminale gli notifica la decisione di revoca, seduta stante, della scorta e della vigilanza fissa sotto la sua abitazione. Nella delibera della commissione centrale del Ministero dell’Interno si legge che anche la Prefettura ha comunicato che la posizione di Coppola è stata esaminata e visto che i suoi “impegni giudiziari sono da tempo terminati” e che le persone da lui denunciate sono attualmente detenute, Luigi non rischia niente. Tutto ciò, è bene dirlo, non è uno scherzo.
La commissione, in considerazione di ciò, ha deliberato quindi “di non prorogare le speciali misure di protezione nei confronti del testimone di giustizia e del suo nucleo familiare”. L’imprenditore presenta subito un ricorso al Tar, e se la revoca della scorta si ferma, la vigilanza viene subito rimossa. La camorra apprezza e gli lascia il proprio messaggio: qualche giorno dopo ritrovano accanto alla casa della famiglia Coppola una bottiglia con liquido infiammabile e un proiettile inesploso, lasciati lì chissà perché.
Mentre scrivo, Luigi e la sua famiglia vivono in un hotel. Non hanno più una casa e solo per pernottare, in quattro, spendono circa tremila euro mensili. Coppola, che da buon napoletano non molla, è tutt’ora membro della consulta anticamorra del comune di Boscoreale e coordina uno sportello antiracket. Ha fatto una cosa coraggiosa, tra le tante: ha denunciato alla procura di Roma i comportamenti del sottosegretario Alfredo Mantovano, che un giorno, tra le altre cose, gli disse: “Cerchiamo di non prenderci il dito, la mano e il braccio”, come se Coppola pretendesse qualcosa in più di quello che gli spetta, ovvero sicurezza e lavoro.
Il 27 gennaio il Tar deciderà se revocare o no la scorta a Luigi e alla sua famiglia. Noi aspetteremo al suo fianco.
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Roma, 21 dic (Adnkronos) - “Per affrontare il fenomeno dei migranti non servono certo i centri in Albania ma un sistema di flussi legali che includa anche la formazione professionale e linguistica dei migranti in Africa”. Lo ha detto Davide Faraone, capogruppo di Italia viva alla Camera, a Skytg24.
“Nei centri in Albania sarebbero dovuti andare, nelle intenzioni del governo, 24 persone. Quindi un numero comunque irrisorio. L’idea, poi, che questi centri svolgano una funzione di deterrenza è del tutto farlocca. Dubito fortemente che chi parte dall’Africa profonda per fuggire dalla disperazione, abbia letto una delle poche interviste in cui Giorgia Meloni parla dei centri albanesi", ha aggiunto.
"Il governo dovrebbe piuttosto aumentare gli strumenti per accedere legalmente al nostro Paese. E quindi stabilire un numero di migranti da far venire in Italia per rispondere alle necessità delle nostre imprese, insegnando loro prima, in Africa, la lingua e i lavori in cui possono essere impiegati. Si potrà così arrivare non su un barcone ma in aereo, con un biglietto e documenti regolari. Se si procede così non ci sarà nessuno scafista a speculare sulla vita delle persone”, conclude Faraone.
Roma, 21 dic (Adnkronos) - "Mentre in tutto il mondo si esprime giustamente è doverosamente il cordoglio per l’attentato a Magdeburgo e la solidarietà con il popolo tedesco per il brutale atto terroristico, in Italia i vari Gasparri , Salvini e compagnia ne approfittano per fare un po’ di propaganda dozzinale e miserabile. Che tristezza". Lo dice Nicola Fratoianni, di Avs.
"Peccato che oggi si scopra che - prosegue il leader di SI - l’attentatore sarebbe uno che odia l’Islam, odia le politiche di inclusione, ammiratore dei nazisti di Afd e di Musk. Insomma uno che su molte cose la pensa più o meno come loro…".
"Servirebbe in momenti così drammatici - conclude Fratoianni - come questi, in cui rinnoviamo la nostra solidarietà alla popolazione tedesca, alle Istituzioni della Germania e alla sua ambasciata nel nostro Paese, da parte di tutti un po’ più di compostezza, testa sulle spalle e serietà".
Roma, 21 dic (Adnkronos) - Cordiale telefonata tra il vicepremier e ministro Matteo Salvini e l’amministratore delegato di Mediaset Pier Silvio Berlusconi. L’occasione è stata l’assoluzione con formula piena con cui si è concluso il processo Open Arms che vedeva imputato Salvini. Lo fa sapere la Lega.
Il ministro ha particolarmente apprezzato l’attenzione e la gentilezza di Pier Silvio Berlusconi, e ha ricordato con grande affetto le battaglie per una Giustizia giusta affrontate da Silvio Berlusconi e che il centrodestra vuole portare a termine, conclude la Lega.
Roma, 21 dic. (Adnkronos) - "La Germania, unita all’Italia da indissolubili vincoli di amicizia e solidarietà, può contare sul nostro più convinto impegno tanto nel fermo e determinato contrasto al terrorismo quanto nel sostenere insieme le ragioni della libera e pacifica convivenza, elemento fondamentale e irrinunciabile della comune identità europea". Lo scrive il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in un messaggio all'omologo tedesco Frank-Walter Steinmeier.
"La notizia del proditorio attentato contro il mercato di Natale a Magdeburgo -sottolinea il Capo dello Stato- suscita negli italiani orrore e unanime condanna. Di questi sentimenti desidero farmi immediatamente interprete presso di Lei, signor Presidente e caro amico, e presso tutti i Suoi concittadini. In questa drammatica circostanza, la Repubblica italiana è vicina al popolo tedesco con convinta e sincera partecipazione. In questo spirito, desidero far giungere alle famiglie delle vittime le espressioni del nostro più sincero cordoglio. Ai numerosi feriti auguriamo un pronto e completo ristabilimento".
Roma, 21 dic. (Adnkronos) - “Un 2024 con Forza Italia che taglia il traguardo vincente e un 2025 per crescere ancora nell’interesse del Paese e per Silvio Berlusconi, un fuoriclasse gia entrato nella storia d’Italia. Lo sentiamo come non mai la nostra guida che ispira la sua creatura, Forza Italia, verso traguardi che solo lui poteva immaginare. Antonio Tajani ha da sempre goduto della sua fiducia che trasmette vigorosa a noi dirigenti e militanti. Nel solco dell’impegno dimostrato, Forza Italia nel 2025 ha l’obiettivo di crescere ancora per rappresentare i cittadini e garantire che le sfide che abbiamo davanti siano garanzia di crescita, di sviluppo e di benessere". Lo afferma il capogruppo di Forza Italia alla Camera, Paolo Barelli.
"Provo malinconia -aggiunge- nell’ ascoltare oggi, da avversari ostici, che il presidente Berlusconi aveva ragione: ragione riguardo le ricette economiche da attuare per promuovere la crescita -per far sì che il nostro Governo sia leader internazionale in un mondo sempre più globale- e poi per lavorare con determinazione affinché la giustizia sia realmente giusta, valorizzando la stragrande maggioranza degli operatori dei questo settore, che devono operare nell’esclusivo interesse dei cittadini. Una cometa, le indicazioni del presidente Berlusconi, che noi di Forza Italia siamo onorati di interpretare fedelmente per contribuire, con i nostri partner di governo, a rendere l’Italia migliore”.
Roma, 21 dic. (Adnkronos) - "Il problema dell'immigrazione non può essere ridotto a un problema di ordine pubblico ma deve essere affrontato e risolto con una strategia a medio, a breve e a lungo termine. Bisogna sradicare le cause dell'immigrazione: le malattie, la povertà, il cambiamento climatico, il terrorismo, le guerre". Risponde con queste parole il ministro degli Esteri Antonio Tajani all'Osservatore Romano, riguardo il modo del Governo di affrontare il fenomeno delle migrazioni, anche in vista dell'inizio del Giubileo e delle recenti parole del Papa sul fatto che il Mediterraneo si sia trasformato in un cimitero invece di essere un crocevia di incontri di dialogo.
"Gran parte dell’immigrazione parte dall’Africa o da lì passa - afferma il vice premier - Bisogna avere una strategia, il piano Mattei varato dal governo italiano va in questa direzione, quella favorire la crescita del continente africano che è un continente ricco, perché ricco di materie prime, dove però ci sono popoli poveri. C’è poi l’importante lotta al cambiamento climatico, ci sono le malattie, e stiamo lavorando molto a sostegno del progetto Gavi, che è guidato dall'ex presidente della Commissione europea Josè Barroso, che raccoglie finanziamenti per permettere anche la produzione in Africa di vaccini per garantire una vita più lunga ai bambini. Poi bisogna combattere i trafficanti di esseri umani, che sono gli stessi che trafficano in droga e in armi".
"D'altro canto bisogna favorire l'immigrazione regolare - aggiunge il ministro - In termini di porte aperte, e parlando non a nome del governo, ma da segretario di Forza Italia, io credo che l'integrazione debba concludersi con la concessione della cittadinanza italiana a chi è andato a scuola, ossia dieci anni di scuola devono essere un viatico per poi chiedere la cittadinanza italiana già a 16 anni, per poi ottenerla a 17 anni, 17 e mezzo. Un modo migliore anche della legge attuale che concede la cittadinanza a 18 anni e basta. Forse è meglio frequentare le scuole, è meglio dar vita a quello che io chiamo lo ius Italie, perché dopo dieci anni di scuola si conosce la storia, la geografia, l'italiano e quindi si ha tutto il diritto di diventare cittadino italiano, se si crede nell'Italia, nella sua storia, nei valori che rappresenta, anche se i propri genitori possono sono nati a Ucraina o in Costa d'Avorio".
Roma, 21 dic. (Adnkronos) - "Mi preoccupa la situazione economica della Germania e della Francia. La situazione economica dell'Italia è migliore di quella di questi due Paesi, ma occorre evitare che la crisi dell'auto tedesca, quindi dell'industria tedesca, e la crisi di bilancio francese, contagino il mercato unico, l'Italia, altri Paesi, perché questo potrebbe essere pericoloso per l’economia". Lo ha detto all'Osservatore Romano il ministro degli Esteri Antonio Tajani, aggiungendo che "fortunatamente la Banca Centrale Europea ha deciso, anche un po’ in ritardo secondo me, di tagliare il costo del denaro e così aiutare le imprese ad investire, le famiglie ad avere dei prestiti, e quindi anche i piccoli imprenditori a fare delle scelte più coraggiose".
"Serve poi che l’Europa non perda la sua anima - ha auspicato il vice premier - la sua identità, i suoi valori. Ricordo la battaglia contro la pena di morte, fortunatamente qualche risultato si è raggiunto, cresce costantemente il numero di Paesi che ci seguono per la moratoria della pena capitale, quindi questa credo che sia una scelta molto importante, che fa ben sperare, nessuno può arrogarsi il diritto di togliere la vita a un'altra persona".