Cinema

Usa, film di nicchia in crisi? Il futuro è sul web

Per le pellicole indipendenti, spesso escluse dalla grande distribuzione, l'unica via d'uscita negli Stati Uniti è rappresentata dal "video on demand". Grazie a connessioni sempre più veloci, si potranno scaricare le immagini da Internet e quindi trasmetterle direttamente sul televisore

di Matteo Bosco Bortolaso

NEW YORK – Niente più dvd e sale cinematografiche. Il futuro dei film – in particolare quelli indipendenti, cui era spesso preclusa la grande distribuzione – si chiama video on demand. Le pellicole, grazie alle connessioni sempre più veloci, possono essere scaricate da Internet, e quindi trasmesse direttamente sul televisore, grazie all’ennesimo scatolotto che affiancherà (e magari rimpiazzerà) lettore dvd e ricevitore satellitare.

In Italia, il consumo domestico del cinema passa attraverso dvd e canali televisivi. Negli Stati Uniti, invece, Internet sta prendendo sempre più spazi, e la fabbrica dei sogni su celluloide sta cercando di adattarsi alle nuove abitudini. La Weinstein Company, famosa per aver prodotto “Bastardi senza gloria” ha recentemente comprato il 25% di Liberty Media Corporation, che gestisce contenuti multimediali su internet.

La Magnolia Pictures, conosciuta per i suoi documentari di ottima fattura, sta puntando sulla distribuzione telematica perché i ricavi, ricorda il presidente Eamonn Bowles, arrivano appunto da video on demand (vod) su Internet, dai dvd e, solo in terza posizione, dal cinema. Il recente film All Good Things, uno dei maggiori successi di Magnolia nel 2010, ha raccolto 4 milioni di dollari su Internet contro i 367mila ricavati dai biglietti venduti nelle 35 sale dove la pellicola è stata proiettata.

Va bene anche la Cablevision Systems, che possiede IFC Entertainment, una delle realtà più interessanti per i film di nicchia negli Stati Uniti: i newyorchesi cinefili conoscono bene il multisala IFC del West Village, che proietta i capolavori del passato e magari anche del futuro. Ogni anno la Cableblevision distribuisce da 75 a 100 di questi film su Internet.

Secondo i dati di Nash Information Services, la fetta di introiti per i film indipendenti provenienti dal bottegnino, l’anno scorso, si è assottigliata al 19% dei ricavi totali. Dieci anni fa, nel 2001, la percentuale era del 33%. Nemmeno i dvd vanno bene: l’anno scorso ne sono stati venduti per 7,8 miliardi di dollari, una cifra ben lontana dai 13,7 miliardi raccolti nel 2006, l’anno del picco.

E così si è arrivati ad avere al nuovo film con Natalie Portman, The Other Woman, proiettato prima su Internet che nelle sale, dove uscirà il 4 febbraio. Non c’è da stupirsi che la nuova pellicola sia “sulla buona strada per diventare la pellicola di maggior successo” nella distribuzione di IFC Entertainment, ha sottolineato con entusiasmo il presidente Jonathan Sehring.

Le pellicole di nicchia, insomma, guadagnano terreno nella grande rete. L’anno scorso hanno fruttato 1,8 miliardi di dollari, il 21% in più rispetto al 2009. Certo, ancora poco rispetto ai numeri dei dvd, ma lo scenario è promettente. Quali saranno le videoteche del futuro? Sicuramente l’iTunes Store della Apple, che vende pellicole per iPhone, iPad e pure per il televisore di casa, con la Apple Tv. Prodotti simili sono stati presentati anche da Cisco Systems e dalla stessa Google, che ha lanciato Google TV.

Questi nuovi “ricevitori” porteranno nelle case degli americani anche serie televisive un tempo appannaggio dei soli canali via cavo. La Walt Disney, proprietaria del popolare canale televisivo Abc, sta ragionando su un’alleanza con Yahoo, che ha lanciato un sistema di ricezione, Connected TV, magari già installato nella televisione, che permetterà di guardare le puntate dei serial e di usare applicazioni sviluppate ad hoc da Twitter e Facebook.

Se la Walt Disney potrebbe sposare Yahoo, la News Corp. di Murdoch, custode dei tesori cinematografici della 20th Century Fox, è in trattativa con la Samsung. Entrambi i colossi, comunque, non hanno ancora le idee chiare sul da farsi: tanto Fox quanto Abc avevano impedito di trasmettere i loro episodi sulla sua nuova piattaforma di Google. Forse preferivano trattare direttamente con i produttori di altri “scatolotti”.

Ad ogni modo, se la tv non va su Internet, sarà il web a creare i propri programmi. YouTube ha lanciato un primo tentativo di talk show, chiamato Partners Project, che ospita le star lanciate dal sito dove chiunque può caricare un frammento video e diventare famoso. L’esperienza dei talk show online non è nuova. Di recente ha avuto grande successo il sito, con le teste parlanti – di due blogger, appunto – che si scontrano e confrontano su argomenti che vanno dall’evoluzionismo di cani e gatti alle sorti del Pakistan.

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