Ondata di reazioni e commenti indignati sul social network all'annuncio della nomina a capufficio stampa del Pd del figlio dell'assessore comunale di Napoli Graziella Pagano: “Se lo faceva il centrodestra il Pd avrebbe gridato al conflitto d'interessi"
Un caso di familismo o di meritocrazia? Su Facebook si accende il dibattito sulla nomina a capo ufficio stampa del Pd al consiglio regionale campano del figlio di una ex senatrice ed europarlamentare Pd, attualmente assessore della giunta Iervolino. A dare il via alle polemiche, tra l’altro, sono proprio dichiarazioni sul social network postate dai protagonisti di questa vicenda.
I fatti. Verso mezzogiorno sulla bacheca di Graziella Pagano, assessore titolare della delega ai Grandi Eventi del Comune di Napoli, appare il seguente status: “Con la commozione di una madre che vede felice il figlio vi informo che Lorenzo è stato appena nominato Capo Ufficio Stampa e Portavoce del Gruppo Pd in consiglio regionale….scusate la divagazione familiare….”. Trattasi di Lorenzo Crea, un giovanissimo giornalista professionista specializzato in uffici stampa. Sempre da Facebook, e stavolta dalla bacheca del neo capo ufficio stampa Pd, apprendiamo che oltre al gruppo Pd Crea cura anche gli uffici stampa dei programmi tv Dive & Divi e “Show Time”.
Ovviamente il post della Pagano scatena un putiferio di reazioni e commenti. Ne citiamo alcuni. Scrive Diana: “Se lo faceva il centrodestra il Pd avrebbe chiesto conto della sua formazione, dell’esperienza pregressa ed avrebbe gridato al conflitto d’interessi”. Aggiunge Chiarastella: “Bella notizia. Vorrà dire che visto che mio padre è un libraio, nella vita finirò a vendere libri. E’ inutile che continui il praticantato da pubblicista”. La Pagano reagisce: “…mi dispiace che ci siano persone che parlano di familismo o raccomandazioni…il curriculum di Lorenzo è a disposizione di tutti”. Tommaso e Chiarastella, però, non sembrano soddisfatti: “beh…anche quello di centinaia di altri giovani… Nessuno mette in dubbio la capacità professionale di suo figlio o il suo curriculum. Penso solo ai curricula di centinaia di giornalisti precari che arrancano per la sopravvivenza…”.
A questo punto si fa vivo Crea. Che digita il seguente commento: “…scusate se mi intrometto ma credo che aprire una polemica su una gioia familiare sia sbagliato. Vi posso giurare sulla vita della mia famiglia che né mia madre né nessun altro ha fatto pressioni per questa nomina. Sto costruendo un percorso autonomo basato su una professionalità riconosciuta da tutti e dalla stima dei miei colleghi. Come sempre saranno i fatti e i risultati a dimostrare se sono un “bidone” o una persona che sa fare bene il proprio lavoro. A Tommaso e Chiarastella dico che la loro battaglia è la mia battaglia. Che l’assillo per le pari opportunità ai giovani è anche un mio assillo. Però scusatemi se rivendico con orgoglio di aver fatto un passo avanti importante nella mia carriera senza sentirmi raccomandato e neanche in debito con la coscienza . Non sono in imbarazzo di fronte a nessuno”. Elvira però non è d’accordo: “Lorenzo impara che la via che hai scelto non ti consentirà MAI di avere gioie familiari per cose pubbliche, altrimenti dobbiamo dar ragione a Berlusconi che dice che i magistrati indagano sulla sua vita privata, penso che non debba spiegartelo io e non voglio andare oltre!” La Pagano però non ci sta: “Elvira carissima paragonare la vicenda di Lorenzo a quella di Berlusconi è assolutamente assurdo. Non c’è stata alcuna mia intromissione e se permetti io lavoro ogni giorno con trasparenza e rigore e nessuno mai nessuno ha mai solo sospettato di miei atteggiamenti ambigui. Abbi pazienza ma voglio gioire di un successo di mio figlio,che si è meritato e costruito da solo, e non mi va di polemizzare”.
Tra un intervento e l’altro è lo stesso Crea a dirci che prima di diventare addetto stampa di tutto il Pd, curava la comunicazione del consigliere regionale bassoliniano Antonio Marciano.
Tommaso compie infine un’analisi sulla quale riflettere: “Ritengo che la logica che sottende tale “nomina” sia tutta da discutere. Non a caso l’esperienza all’interno del partito mi ha fatto capire che la militanza, la partecipazione sono alla base del rapporto fiduciario che si instaura quando si “fa parte” di un corpo intermedio come un partito. Ma ritengo anche che una tale “nomina” sia il frutto di una gestione personale delle posizioni all’interno dell’organizzazione di partito…e non venitemi a raccontare che non sia così”. E mentre redigiamo l’articolo, i commenti sul social network continuano a moltiplicarsi.