Per una volta e solo per una volta, lo giuriamo, siamo d’accordo con il ministro Frattini. “Questa storia è solo una gigantesca montatura” ha dichiarato, con raro sprezzo del pericolo e del ridicolo, il forbito ministro. Ebbene dobbiamo avere il coraggio di riconoscere che, mai come in questa occasione, il ministro abbia definito in modo perfetto, anche dal punto di vista tecnico, la triste vicenda di un anziano maniaco e delle sue schiave, più o meno consenzienti.
“Macelleria Santoro”, invece, titola stamane Libero, anche in questo caso il titolo è azzeccato, l’unico errore sta nel nome del macellaio, perchè la premiata macelleria ha sede ad Arcore.
Santoro, Travaglio, Vauro, Sandro Ruotolo, Giulia Innocenzi e tutti i loro bravissimi collaboratori, purtroppo per noi, non hanno aggiunto nulla, si sono limitati alla cronaca di una realtà da bordello a cielo aperto. L’oscenità non sta nelle loro parole, nelle loro descrizioni, nelle vignette, ma nelle azioni che sono state compiute e che in qualsiasi altro paese avrebbero già comportato le spontanee dimissioni del presidente del Consiglio, beccato con le mutande in mano.
Per altro tutto, ma proprio tutto, era già stato detto in quell’ultima drammatica lettera d’addio scritta dalla signora Veronica e che fu ripagata con ingiurie, battute da osteria, foto a seno nudo sbattute sulla prima pagina dei giornali di famiglia.
Da qualche ora i manganellatori di regime, gli ascari del piccolo Cesare stanno reclamando provvedimenti disciplinari contro quelli che ancora tentano di fare i giornalisti, quelli che raccontano i fatti e, purtroppo per gli adoratori del regime, sono i fatti ad essere osceni a tal punto che persino la Chiesa si vede ormai costretta a prendere le distanze dall’amico presidente.
Questa volta neppure Monsignor Fisichella, quello che arrivò a relativizzare anche le bestemmie presidenziali, riuscirà a relativizzare il bunga bunga, questa volta non c’è esenzione fiscale che tenga.
Le aggressioni contro Annozero e contro quanto resta della libertà di informazione non solo vanno respinte con fermezza, ma bisogna passare al contrattacco come ha già scelto di fare Articolo21.
Per esempio è possibile che il presidente di garanzia della Rai Garimberti non senta il bisogno di alzare la voce contro le videocassette presidenziali trasmesse a reti quasi unificate? Perché non è stata concessa la replica ai magistrati ingiuriati? Perché un imputato può processare i suoi giudici? Perché a Maroni furono concesse ore di trasmissione per replicare a qualche secondo di Roberto Saviano e, al contrario, le persone e le istituzioni aggredite non possono mai replicare? Vuole qualche consigliere di amministrazione chiedere una riunione urgente dell’organismo di governo della Rai?
L’autorità di garanzia delle comunicazioni vuole farci sapere quanto tempo ha occupato il presidente e quanto tempo è stato riservato ai soggetti ingiuriati? Come e quando intende ristabilire l’equilibrio e far rispettare le regole sui processi in tv?
Se il silenzio dovesse perdurare e le manganellate pure, sarà davvero il caso di piantare una tenda permanente davanti alle autorità e a viale Mazzini sede della Rai, sino a quando la legalità non sarà ripristinata e cioè sino a quando Berlusconi non si dimetterà o sarà rimosso per manifesta incapacità a ricoprire il ruolo.
Altro che limitarsi a difendere il sacrosanto diritto di Annozero ad andare in onda, adesso è giunto il momento di disarmare i manganellatori e di ripristinare l’articolo 21 della Costituzione e magari anche tutti gli altri articoli, a cominciare da quelli relativi ai valori di uguaglianza e di dignità che sono stati letteralmente violentati, mai come in questo caso ci sembra l’unica parola appropriata.