Scuole fatiscenti. Se Milano piange, Napoli è nella tragedia. Una tragedia che si sta trasformando in psicodramma. Si dà il caso, infatti, che la regione Campania aveva avviato la realizzazione di 70 progetti di altrettante scuole concepite con criteri avveniristici, ma appena insediato il nuovo governo di centro destra l’operazione era stata subito bloccata. Spiegazione di Antonio Oddati, coordinatore del settore edilizia scolastica: “I progetti – dice – erano stati gestiti con procedure che l’Europa avrebbe bocciato. I fondi europei, infatti, sono destinati a migliorare la qualità delle strutture, non a rimediare alle carenze edilizie. Così stavamo rischiando di avviare degli interventi che alla fine sarebbero risultati fuori bilancio”.

La Campania per la realizzazione dei nuovi progetti si era avvalsa dell’esperienza del Cisem, un centro studi delle province italiane che ha sede a Milano e che ha come referente l’architetto Giorgio Ponti, uno dei massimi esperti a livello mondiale di progettazione di scuole. L’operazione aveva inizialmente a disposizione 300 milioni di euro , tutti fondi europei. “Intanto – dice Ponti – Tremonti si era portato via 100 milioni. Ma col resto avevamo potuto approvare 70 progetti: per realizzare scuole con laboratori speciali e aule flessibili per attuare una didattica avanzata. Progetti, insomma in piena regola con quanto richiesto dalla Comunità europea. Capisco i problemi che si sono registrati in Campania sull’uso dei fondi europei, ma in questo caso tutto era in regola: per questo la spiegazione che si dà al blocco dell’intervento non ha senso. Di questo passo la Regione rischia di perdere i fondi europei destinati a queste operazioni, e di conseguenza perdere l’occasione di adeguare le proprie scuole secondo standard che la stessa Ocse aveva giudicato di assoluta avanguardia”.

Insomma una battuta d’arresto inconcepibile soprattutto in considerazione del panorama nazionale dell’edilizia scolastica notoriamente in condizioni disastrose. Secondo Giorgio Ponti, infatti, almeno la metà dei 44 mila plessi scolastici italiani sono privi delle certificazioni di sicurezza previsti dalla legge. Comuni e province avevano tempo fino al 31 dicembre del 2009 per mettersi in regola, ma ciò non è avvenuto. Conseguenza? “Dovrebbero essere chiusi – dice senza mezzi termini l’architetto Ponti – Ipotesi impraticabile, ma se succede qualcosa chi gestisce questi plessi ne è responsabile”. Si sta scherzando col fuoco, e la situazione è sempre più fuori controllo. La Lombardia, ad esempio, era una delle poche regioni che aveva avviato l’anagrafe delle strutture scolastiche: un’operazione che aveva coinvolto circa la metà dei comuni lombardi. Ormai però anche questo intervento è stato messo fuori gioco: da un anno non ci sono più fondi per gestire i controlli. “Che si aspetta? – commenta amaramente Giorgio Ponti – Che avvenga un’altra tragedia per rendersi conto della necessità di adeguare le scuole a uno stato di sicurezza e qualità a cui i nostri studenti hanno diritto?”.

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