“Chiagne e fotte”, che tradotto significa: “Piange e intanto imbroglia tutti”, l’antico adagio napoletano fotografa in modo perfetto lo schema di gioco praticato, anche in queste ore, da Berlusconi e dai suoi maganellatori, in testa la signora Santanchè.

Dei fatti se ne fottono, ma sanno perfettamente che, grazie al conflitto di interessi, debbono solo impedire agli altri di parlare , dare sulla voce, interrompere, e comunque negare, negare, negare, e dopo aver parlato per ore, anche bisogna fingere di essere stati discriminati, di essere vittime di un complotto mediatico e giudiziario e magari puntare il dito contro i nemici di sempre: i pochi gionalisti televisivi che vogliono continuare a fare il mestriere di dare tutte le notizie, anche quelle che non piacciono ad Arcore.

La più clamorsosa conferma è arrivata oggi dai dati diffusi da Roberto Zaccaria, deputato del pd, e relatvi ai tempi concessi in questi giorni dalle tv ai protagonisti delle squallide vicende di questi giorni.

Il vecchio papi, solo con il primo messaggio, ha goduto di oltre un’ora di esposizione diretta, cioè senza domande e contraddittorio, nei principali Tg. I suoi oppositori, tutti insieme, non hanno raggiunto sempre in termine di esposizione diretta, i cinque munuti.

I magistrati da lui aggrediti e ingiuriati non hanno potuto replicare, salvo qualche minuto concesso dal Tg3 a Luca Palamara, presidente dell’associazione magistrati.

La stesso copione si è ripetuto con il secondo videomessaggio, come è stato rilevato dall’osservatorio di articolo 21. Il presidente ha avuto quarantacinque minuti a sua diposizione, gli altri appena sette minuti, i magistrati e le loro associazioni sono stati ridotti quasi allo zero.

Queste sono le cifre, cifre da regime politio e mediatico, cifre che avrebbero richiesto un intervento immediato e radicale da parte delle autorità di garanzia, della vigilanza , del consiglio di amministrazione della rai. Invece ascoltiamo i lamenti i Berlusconi, della Santanchè e persino il direttore Masi che, come se nulla fosse, scrive un circolar per sollecitare il rispetto del sentimento religioso, ma si dimentica di chiedere il rispetto del sentimento civile , dei fatti, del diritto alla parità di accesso, dell’obbligo di concedere il diritto di replica alle persone e alle istituzioni oltraggiate nei videomessaggi del piccolo Cesare.

Come se non bastasse nella sede della commissione di vigilanza sulla rai, vedi Il Fatto di oggi sabato, la destra già sogna una nuova legge bavaglio per ridurre al silenzio le trasmissioni di inchiesta e il diritto di cronaca; sarà forse il caso di ricordare che i giornalisti sono tenuti in primo luogo a rispettare l’articolo 21 della costituzione, le sentenze apllicative della corte, e il loro giuramento professionale che fa obbligo di dare sempre e omunque la notizia, costi quel che costi.

Ai bavagli annunciati,qualunque sarà la loro forma e il loro colore, bisognerà rispondere con l’obiezione di coscenza e con il rifiuto di sottostare a norme e regolamenti indegni di un paese civile Non ci sarà bisogno di scioperare basterà rifiutarsi di vendere la dignità.

Se sarà necessario torneremo sotto gli studi della rai e non solo della rai per costruire una muraglia di solidarietà attorno agli autori e ai programmi minacciati e, in ogni caso, i legali di articolo 21, coordinati dal professor Domenico D’Amati, sono già pronti ad impugnre in ogni sede i provvedimenti liberticidi.

Non si tratta solo e soltanto di difendere i programmi che ci piacciono, ma di tutelare il diritto di ciascuno di noi ad essere informato per potersi formare una opinione e quindi esprimere un libero voto, quello che vogliono copire è proprio il libero esercizio del voto e francamente non ci sembra un tema sul quale si possano fare sconti a nessuno.

Per queste ragioni, anche a costo di essere noiosi , continuaiamo a sperare che, almeno su questo punto, si voglia registare una convergenza capace di andare da Fini a Vendola, anche perché tutti, ma proprio tutti resteranno e resteremo vittime delle mnganellate mediatiche e politche sferrate dal cavaliere di Arcore e dai suoi bravi.

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