Nel rapporto annuale 'World Report 2011' una fotografia di 649 pagine delle zone in cui i diritti umani sono più a rischio. Pesanti accuse nei confronti della diplomazia: "I governi chiudono gli occhi". "Universale codardia" nei rapporti con la Cina
Dalle esecuzioni in Iran alle “persecuzioni” degli attivisti in Russia fino alle “diffuse discriminazioni” contro i cristiani copti in Egitto e alla drammatica condizione di sottomissione delle donne in Arabia Saudita: le violazioni dei diritti umani nel mondo sono ancora all’ordine del giorno, come denuncia oggi Human Rights Watch (Hrw) nel suo rapporto annuale ‘World Report 2011’, scaricabile interamente sul sito dell’organizzazione. Una fotografia di 649 pagine delle zone più a rischio ma anche un pesante j’accuse nei confronti della diplomazia, in primis quella dell’Ue, il cui “ritualistico supporto al ‘dialogo’ e alla ‘cooperazione’ con i governi repressivi è troppo spesso una scusa per non far nulla in tema di diritti umani”, ha affermato l’organizzazione con base a New York. Per non parlare della “quasi universale codardia” nei rapporti con la Cina, uno dei più lampanti esempi di come i governi “effettivamente chiudano i loro occhi davanti alla repressione”. “Malgrado più di una dozzina di Paesi continuino a perseguire un dialogo sui diritti umani con il governo cinese, poche di queste opache discussioni hanno prodotto risultati significativi nel 2010”, ha denunciato Human Rights Watch. Una dura critica che arriva all’indomani della visita negli Usa del presidente cinese, Hu Jintao, ricevuto alla Casa Bianca e al Congresso. La situazione dei diritti umani in Cina è tuttavia solo una delle numerose emergenze denunciate nel suo rapporto da Hrw.
Italia – “Razzismo e xenofobia sono un problema pressante”
La violenza razzista e xenofoba in Italia resta un problema pressante”. Si apre così il paragrafo dedicato al nostro Paese nel rapporto annuale di Human Rights Watch, in cui si critica la politica italiana su immigrazione, respingimenti e discriminazione della comunità dei rom e dei sinti. L’organizzazione internazionale per la difesa dei diritti umani ricorda nel testo gli incidenti di Rosarno del gennaio 2010 affermando che “molti paesi hanno espresso preoccupazione sul razzismo e la xenofobia in Italia” durante il consiglio dei Diritti umani delle Nazioni unite che si tenne nel febbraio scorso. Hrw inoltre afferma che “Rom e sinti continuano a sopportare un alto livello di discriminazione e povertà nonché deplorevoli condizioni di vita sia nei campi autorizzati sia in quelli abusivi”. Il rapporto ricorda anche come il Comitato europeo per di diritti sociali del Consiglio d’Europa nell’ottobre scorso abbia pubblicato una “condanna per l’Italia per le discriminazioni nei confronti dei Rom” per “gli alloggi, l’accesso alla giustizia, all’economia e all’assistenza sociale”.
Inoltre, sempre secondo Hrw, l’Italia “ha continuato a deportare i sospettati di terrorismo in Tunisia, tra i quali Mohammed Mannai” nonostante i risaputi rischi di maltrattamento. Si ricorda poi che nel rapporto di aprile scorso del Comitato europeo per la prevenzione della tortura si afferma che “l’Italia viola la proibizione di respingimento quando intercetta barche di emigranti che cercano di entrare in Italia, restituendoli alla Libia senza selezionare chi avrebbe potuto godere della protezione internazionale”. Nel testo si menziona anche la situazione degli eritrei a cui il nostro Paese non ha concesso asilo respingendoli in Libia nel 2009.
Anche fatti del G8 di Genova del 2001 sono entrati nel rapporto di Human Rights Watch: l’organizzazione osserva che, nonostante la condanna subita da 25 poliziotti su 29 accusati, “il ministro dell’Interno” ha deciso di non sospendere gli agenti accusati di violenze. “Nel maggio scorso a Genova – si legge – la Corte d’appello ha condannato 25 dei 29 poliziotti accusati di violenze contro i dimostranti al summit G8 del 2001, ribaltando le sentenze di prima istanza”. “Il ministro degli Interni – continua il rapporto – ha detto che non avrebbe sospeso gli agenti. Sono in corso di giudizio appelli contro la sentenza di maggio”.
Il rapporto di Hrw non è tenero nemmeno nei confronti degli altri Stati: “Troppi governi accettano le razionalizzazioni e i sotterfugi di governi repressivi, sostituendo a pressioni per il rispetto dei diritti umani approcci più morbidi quali “dialogo” privato e “cooperazione”. “Anziché opporsi con fermezza ai leader violenti – si legge – molti governi, tra cui alcuni Paesi membri dell’Unione europea adottano politiche che non generano pressioni volte a un cambiamento”. “Il sostegno ritualistico al ‘dialogo e alla ‘cooperazione’ con governi repressivi costituisce, troppo spesso, una scusa per non fare nulla riguardo ai diritti umani – ha detto Kenneth Roth, direttore esecutivo di Human Rights Watch – I ‘dialoghi costruttivi’ dell’Ue sono tra gli esempi più straordinari di questa tendenza globale”.
Egitto – Diffuse discriminazioni contro i cristiani egiziani
Human Rights Watch ha accusato l’Egitto di “diffuse discriminazioni” contro i cristiani copti e le altre minoranze religiose. “Sebbene la Costituzione egiziana assicuri pari diritti a prescindere dalla fede religiosa – si legge nel rapporto – esistono diffuse discriminazioni contro i cristiani egiziani, cosi’ come un’intolleranza nei confronti delle sette musulmane non ortodosse”. I cristiani egiziani, che rappresentano il 10 per cento di una popolazione stimata intorno agli 80 milioni di abitanti, affermano di essere considerati cittadini di serie B, lamentando violazioni della loro libertà di culto e una sistematica esclusione dall’accesso ai vertici della vita economica, sociale e politica. La comunità è stata oggetto di numerosi attentati terroristici, l’ultimo dei quali la notte di Capodanno ad Alessandria d’Egitto, in cui sono morti 23 fedeli. In seguito agli appelli lanciati in difesa dei cristiani da Benedetto XVI, l’università di Al Azhar, il massimo centro dell’Islam sunnita, ha deciso di interrompere il dialogo con la Santa Sede, per ritorsione contro quella che è stata considerata una “interferenza negli affari interni del Paese”. Lo stesso presidente egiziano, Hosni Mubarak, ha ribadito ieri che l’Egitto non accetterà “alcuna pressione o interferenza”, affermando che “il tempo dei protettorati e delle tutele straniere è finito e non tornerà”. Negativo anche il giudizio di Human Rights Watch sulle libertà politiche in Egitto. Il Cairo, ha scritto l’organizzazione, nel 2010 ha continuato a “sopprimere il dissenso”, “perseguitare gli attivisti dei diritti umani” e imprigionare “giornalisti, blogger ed esponenti dei Fratelli musulmani”, gruppo radicale islamico che rappresenta la principale opposizione nel Paese. Inoltre, il governo “continua a rifiutare di rendere noto il numero delle persone detenute in base alla legislazione di emergenza”, una cifra che secondo Hrw ha raggiunto quota 5 mila.
Iran – Dall’estate 2009 peggioramento continuo
Nel corso del 2010 “si è aggravata la crisi dei diritti umani in Iran“, esplosa in tutta la sua gravità nell’estate 2009, dopo la repressione delle forze d’opposizione che contestavano i risultati delle elezioni presidenziali. Nella parte del rapporto dedicata allo stato arabo vengono denunciati i metodi utilizzati dal governo per mettere a tacere le voci critiche e consolidare il potere. In Iran “proseguono le restrizioni alla libertà d’espressione e di associazione, come anche le discriminazioni su base religiosa e sessuale”. Hrw punta il dito in particolare contro “le confessioni estrapolate sotto tortura” agli attivisti politici, grazie alle quali la magistratura iraniana ha inflitto agli oppositori condanne detentive o anche alla pena capitale. Secondo il dossier, dopo le elezioni presidenziali del giugno 2009, le forze di sicurezza iraniane hanno compiuto 6.000 arresti. Grave anche la situazione delle minoranze religiose nella Repubblica Islamica, in particolare di sunniti, bahài, sufi e cristiani, i quali, secondo Hrw, subiscono discriminazioni nelle scuole e sui posti di lavoro.
(ER)