Amici si cambia: siamo stati berlusconiani per un mese, con i nostri miseri due voti alla Camera abbiamo salvato il premier, e lui ci ha ricompensati. Il ministro dei Beni culturali non è in grado di garantirci un bel niente, e il presidente del Consiglio in questo momento è in tutt’altri guai affaccendato. Dunque voteremo la sfiducia a Sandro Bondi. Torniamo col centrosinistra, vista l’aria che tira è prudente fare così. Questa, in parole non troppo articolate, come loro abitudine, la posizione dei parlamentari della Südtiroler volkspartei, il partito di maggioranza assoluta nella provincia autonoma di Bolzano.
Dopo essere passati all’incasso sulla gestione del Parco nazionale dello Stelvio per non avere votato la sfiducia a Berlusconi, i deputati della Svp Karl Zeller e Siegfried Brugger hanno un altro obiettivo: la rimozione di alcuni monumenti fascisti dalle piazze di Bolzano. “Bondi è l’uomo che ha speso soldi per il rifacimento del Monumento alla vittoria che, poi, è il simbolo del fascismo e della nostra sconfitta, voluto da Mussolini (lo disegno lui stesso, per poi passare il bozzetto a un architetto del regime ndr) per celebrare la vittoria nella Prima Guerra mondiale. Per quale motivo dovremmo avere salvare un ministro come lui? Non se ne parla, sfiducia sarà”.
La decisione è stata ufficializzata dalla Parteileitung, la segreteria del partito. “Sarebbe assurdo votare per un ministro che con il dispendioso restauro del Monumento alla vittoria di Bolzano si è giocato ogni simpatia”, ha spiegato l’Obmann Richard Theiner dopo la riunione della direzione del partito. “Mentre a Roma e Pompei crollano importanti reperti culturali, in Alto Adige si preservano monumenti non amati, come quello della Vittoria, gli ossari e il bassorilievo di Mussolini a Bolzano”.
Se fosse per i sudtirolesi, probabilmente non a torto, quel monumento sarebbe già stato fatto saltare in aria col tritolo da un bel pezzo, ma anche gli italiani di sinistra hanno sempre criticato la scelta di erigere a simbolo un monumento in cui hanno creduto solo il Movimento sociale prima e An poi, anche contro i pareri dell’allora Partito comunista e della Democrazia cristiana. E a questo punto, Luis Durnwalder, il potente presidente della Provincia da 22 anni, ci ha messo lo zampino. Anche lui senza girarci intorno ha dettato le regole. “Potremmo anche astenerci”, ha detto Durnwalder, “a patto che entro il giorno del voto, dunque oggi, arrivino segnali precisi da Bondi. E cioè l’eliminazione della cancellata del Monumento, la realizzazione del museo sul totalitarismo nella parte interrata, l’installazione di tabelle esplicative, la rimozione del Duce a Cavallo dal palazzo in piazza Tribunale”.
Durnwalder col giochino al rialzo deve averci preso gusto, ma sa che questa volta il problema è molto più ampio e le sue richieste sono una bomba a orologeria per i difficili equilibri della convivenza in Alto Adige. Perché gli italiani di destra, la maggioranza a Bolzano, hanno sempre ceduto su tutti i fronti, non sul Monumento. E comunque non c’è più tempo.
Bondi, che probabilmente si è accorto di aver inciampato e non sa più che pesci prendere, oggi gioca a fare il Berlusconi senza esserlo Con Durnwalder si è sbilanciato. Quasi si è messo in ginocchio per avere garantiti almeno quei voti: ”Intendo rassicurare il governatore Luis Durnwalder riguardo il restauro del Monumento della Vittoria a Bolzano, vicenda per la quale sono particolarmente sensibile. Sin dal mio insediamento – sottolinea Bondi in una nota – ho sempre vigilato, infatti, affinché le risorse stanziate durante la responsabilità dei miei predecessori fossero utilizzate esclusivamente per la realizzazione di un progetto condiviso, un recupero che contribuisse a superare le divisioni di un doloroso passato e ad alimentare una memoria in cui si riconosca l’intera comunità del Sud Tirolo. E’ per questo che ho sempre dato disposizioni alla Direzione Regionale per i beni culturali paesaggistici per il Veneto e alla Soprintendenza per i beni architettonici di Verona di procedere alla ricerca di una soluzione la più possibile partecipata, coinvolgendo tutte le realtà istituzionali del territorio. Un atteggiamento che lo stesso governatore Durnwalder può constatare, dal momento che in attesa di tale soluzione i lavori di recupero procederanno solo se condivisi. Sono stato e resto a disposizione per una soluzione da tutti condivisa”.
Staremo a vedere come andrà finire. Ma se una cosa è certa è che in via Brennero sanno bene che gli equilibri romani possono cambiare da un giorno all’altro.
Fra le altre cose in Sudtirolo, di questi tempi, non tira una buona aria: il Tiroler Tageszeitung, autorevole quotidiano di Innsbruck, ha pubblicato non meno di un mese fa un sondaggio secondo cui la maggioranza degli austriaci non ci tiene proprio a riavere Bolzano a casa. Hanno detto di più: sono contrari a concedere anche la doppia cittadinanza ai sudtirolesi. “Dunque bene capire che succede a Roma più che andare a cercare appoggio a Vienna”, si sono detti. “E oggi sappiamo che Berlusconi non se la passa bene e non ha più la forza che poteva avere il 14 dicembre”. Così, alla prima prova in Parlamento, fissata per questo pomeriggio, dopo essersi astenuti sulla mozione di fiducia e aver salvato il premier in cambio della gestione del parco dello Stelvio, un pacco di soldi che lo Stato avanzava nei confronti di Bolzano e la scongiurata chiusura dell’aeroporto, la Svp cambia rotta. Niente fiducia a Bondi: “Torniamo a parlare con lo schieramento politico di cui siamo stati alleati senza grossi problemi per 17 anni”.
Basteranno le rassicurazioni e un dietrofront in cambio dei voti? Improbabile. Anche perché la decisione di votare contro Bondi matura in un clima in cui il governo è in assoluta difficoltà, appeso al federalismo e a Bossi. Un colpo di vento e Berlusconi è costretto a passare la mano in attesa delle elezioni.
di Emiliano Liuzzi