Raniero Busco condannato a 24 anni. Questa la sentenza emessa dalla terza sezione della corte d’assise di Roma per il delitto di via Poma nei confronti dell’unico imputato del processo. Un omicidio compiuto il 7 agosto 1990, in cui cadde vittima Simonetta Cesaroni, colpita da 29 colpi di tagliacarte. Busco all’epoca dei fatti era il suo fidanzato.

Il malore in aula. Al momento della sentenza Busco era in aula assieme alla moglie, alla madre e a uno dei fratelli. Alla lettura della sentenza l’imputato ha accusato un malore ed è stato accompagnato fuori dall’aula stretto tra la moglie e il fratello e una calca di giornalisti. Busco non ha voluto rilasciare alcun commento. Il fratello che ha ascoltato la sentenza accanto a lui ha urlato “ma che state a dì”. Fra il pubblico in aula si sono alzati numerosi “no” in solidarietà con l’imputato.

La sentenza. La terza Corte d’Assise è stata presieduta da Evelina Canale, giudice a latere Paolo Colella, oltre ai sei giudici popolari. La corte ha riconosciuto l’aggravante della crudeltà compensandolo, però, con le attenuanti generiche. E’ stato disposto, inoltre, che Busco risarcisca le parti civili in separata sede assegnando una provvisionale immediatamente esecutiva di 100 mila euro per la sorella di Simonetta e 50 mila per la madre. Nessuna provvisionale per il Comune di Roma.

La madre e la sorella di Simonetta Cesaroni. “Questa sentenza è la conferma della fiducia che non abbiamo mai perso nella giustizia, nelle istituzioni e nell’impegno dei pm in venti anni di lavoro. Nel momento in cui – hanno proseguito i famigliari – ci sono state presentate le prove siamo state convinte della colpevolezza di Busco”.

Busco e l’avvocato difensore. ”Mi chiedo perché devo essere la vittima. Trovo tutto questo profondamente ingiusto. Dire che sono deluso – ha aggiunto – è poco. Davvero non me l’aspettavo una sentenza del genere”. L’avvocato difensore Paolo Loria aggiunge: “E’ una sentenza che forse accontenterà qualcuno ma di certo non accontenta il concetto di giustizia. Contro Raniero Busco c’erano soltanto pochi indizi e nessuna prova. Lui era convinto di essere innocente”. Il difensore non fa nulla per nascondere il suo stupore: “Non mi aspettavo proprio questo tipo di sentenza – ha commentato con i giornalisti -. Sono curioso di leggere le motivazioni. Noi avevamo dimostrato che c’erano ottime ragioni per credere nella sua innocenza. Ritengo per un caso simile una Camera di consiglio meritasse una riflessione maggiore. Tre ore di Camera di consiglio per una vicenda così delicata mi sembrano francamente un po’ poche”.

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