Cronaca

Una ferita mai risanata

La voragine di Secondigliano un anno dopoBiagio Russo mi mostra una piccolissima cappella che fino a qualche anno fa era preda di tossici e cani randagi, finché il Comune non ha deciso di intervenire: “Daniè lo vedi? Chesto simmo, niente!“. Lì sotto c’è seppellito suo padre, inghiottito dalla voragine 15 anni fa. Questa cappellina commemorativa è il simbolo del degrado morale e del totale fallimento del tanto decantato Rinascimento bassoliniano. “Sono loro i latitanti… altro che Zagaria“, biascica una donna anziana, mentre mi indica il luogo dell’esplosione.

Il 23 gennaio del 1996
, lo ricordo come fosse ieri, alle 16.20 ero nella stanza da pranzo a studiare con un amico quando un tremendo boato ci fa saltare dalle sedie e fa tremare le pareti. Ci affacciamo dal balcone del mio ottavo piano, per capire cosa è successo, quando all’altezza del quadrivio di Secondigliano, in linea d’aria 200 metri, vediamo fiamme più alte delle palazzine. Giù al palazzo l’aria è intrisa di gas. La gente corre in preda al panico. Arrivati al quadrivio, lo scenario è apocalittico. Al posto del crocevia c’è un buco largo 40 metri. E’ stata un’esplosione di gas a mangiarsi tutto, case, auto, uomini. Il gas è fuoriuscito dalle tubature che si sono spezzate per l’improvviso crollo della volta di un tunnel, da 4 anni in costruzione, che avrebbe dovuto congiungere nel sottosuolo la strada provinciale tra Miano e la rotonda di Arzano. Una mega opera, costruita con i fondi del dopo terremoto.

Vico direbbe “corsi e ricorsi storici”. Il progetto era affidato ad un consorzio di imprese – Arzano Scarl, Murer, Sogem, Chini e Tedeschi, Edilia – che aveva avuto l’appalto da una concessionaria, la Cogeri di Milano, Ente
appaltante grazie alla concessione del Cipe regionale, referente primo per i lavori dell’asse mediano. “Il disastro era prevedibile e poteva essere evitato se solo le autorità competenti, la giunta comunale per prima, ci avessero dato ascolto”, dice Biagio. Le proteste dei cittadini erano cominciate già nel 1993, con la costruzione della galleria ad Arzano. Dopo pochi mesi di lavori era crollato un distributore di benzina. Gli scavi non si erano interrotti neanche quando i pavimenti di una palazzina del Rione Fiori cominciarono a sbriciolarsi. Anche la caserma Beghelli, a 150 metri dal quadrivio di Secondigliano, aveva denunciato danni alle pareti perimetrali ed ai marciapiedi. Poi fu la volta della chiesa di via Limitone di Arzano, ma gli scavi non si fermarono.

Nell’esplosione muoiono cinque operai della ditta Scarl Arzano, Michele Sparaco, Alfonso Scala, Mario De Girolamo, Giuseppe Petrellese e Gennaro De Luca, gli altri 2 che compongono la squadra si salvano scappando in tempo dal tunnel. Perdono la vita anche Emilia Laudati, Serena De Santis di soli 12 anni e la sua amica Stefania Bellone di 26 anni il cui corpo non è stato più ritrovato. Tre uomini sono inghiottiti dal rogo che avvolge le loro auto. I soccorsi si attivano con 5 ore di ritardo e circa 8 ce ne vorranno ai vigili del fuoco per domare le fiamme. Il caso vuole che la sera del 26 gennaio, a Venezia, un catastrofico incendio distrugga il Teatro La Fenice. La notizia dell’incendio rimbalza in tutto il mondo spazzando via dalle cronache, dopo soli tre giorni,  la tragedia di Secondigliano.

I famigliari delle vittime, ancora oggi, dopo 15 anni non si danno pace. “Non può esserci pace senza giustizia – dice con rabbia Biagio Russo – per una tragedia in cui sono morte 11 persone sono stati condannati solo in due“. E poi c’è la questione dei risarcimenti. Ad oggi, le famiglie delle vittime non hanno ricevuto niente, perché la Arzano Scal e la Sogem condannate a pagare, nel frattempo sono fallite. Oltre il danno la Beffa. Il Cipe giudicato colpevole in primo grado è stato assolto in Appello. E così i famigliari – dopo aver perso i propri cari e in alcuni casi l’unica fonte di reddito – sono stati chiamati a restituire l’acconto di 100mila euro già versato loro dal Comitato interministeriale.

Anche quest’anno, come ogni anno da quel giorno, il 23 gennaio alle 16.20, la gente di Secondigliano è scesa in strada per una fiaccolata. Il fuoco di chi non dimentica resta sempre accesso.

L’Associazione dei familiari delle vittime della voragine di Secondigliano