“Le carte di Santa Lucia sono autentiche”. Con queste parole il ministro degli Esteri Franco Frattini è intervenuto al Senato per rispondere all’interrogazione del senatore del Pdl Luigi Compagna. “Alcune settimane fa – continua Frattini – ho ottenuto risposta dalle autorità di Saint Lucia che me ne hanno certificato l’autenticità per la veridicità dei dati contenuti in questi documenti”. I documenti in questione sono quelli che dimostrerebbero che il vero proprietario dell’appartamento di Alleanza nazionale a Montecarlo è Giancarlo Tulliani, il fratello di Elisabetta, compagna del presidente della Camera Gianfranco Fini. “Vi fu una polemica – continua Frattini – che investì una presunta manipolazione del documento e quindi della sua autenticità e da alcuni organi di stampa si era indicato anche un presunto ruolo di organi dello Stato in tali attività. Ecco la ragione per cui a suo tempo ritenni di chiedere non ovviamente una rogatoria, ma un chiarimento puro e semplice alle autorità di Santa Lucia circa la genesi e l’autenticità del predetto documento replicato da organi di informazione in Italia e non solo in Italia, onde fugare dubbi, indiscrezioni, retroscena. Alcune settimane fa ho ricevuto una risposta dal primo ministro di Santa Lucia”. Il ministro però non entra nei dettagli riferendo che le carte non possono né devono essere “a integrale disposizione”. Frattini ha poi precisato che la documentazione è stata inviata “per le valutazioni di competenza, e quindi non nella indicazione di eventuali fattispecie di illecito penale, alla procura della Repubblica di Roma”, perché “vi è ancora un fascicolo aperto sulla vicenda”.
Quando il ministro ha preso la parola i senatori del Partito democratico, Alleanza per l’Italia, Udc e Italia dei Valori si sono alzati e hanno lasciato l’aula in polemica con la maggioranza. I parlamentari di Futuro e libertà sono invece rimasti nell’emiciclo. “Non è mai stato consentito a un ramo del Parlamento di intervenire, sia pure obliquamente, sulle prerogative del presidente di un ramo dell’altro”, ha detto Francesco Rutelli nel suo intervento. Una posizione sostenuta anche dalla capogruppo del Pd al Senato Anna Finocchiaro che ha parlato di “un dibattito insignificante di fronte ai problemi del Paese. Siamo di fronte a una questione di natura squisitamente politica – ha proseguito Finocchiaro – L’atto ispettivo del senatore del Pdl Compagna ha trovato nella presidenza del Senato una disponibilità senza precedenti che gli ha garantito una vera e propria corsia preferenziale, che non si è mai registrata in altre occasioni”.
La polemica continua anche al di fuori delle aule del palazzo. Ieri, davanti a Montecitorio Daniela Santanchè ha organizzato una manifestazione per chiedere le dimissioni di Fini da presidente della Camera. Un concetto ribadito anche oggi da Giorgia Meloni, ministro della Gioventù che stamane è intervenuta alla Telefonata, il format condotto dal Maurizio Belpietro su Canale 5. “Tutti ricordano quello che il presidente Fini disse sulle sue dimissioni, qualora fosse stato dimostrato che il titolare dell’appartamento di Montercarlo era Giancarlo Tulliani”, ha detto Meloni che ha aggiunto che la decisione su un eventuale passo indietro attiene alla “sua coscienza. Anche se questa è in ogni caso una vicenda significativa per tutta la destra”. Il riferimento è al videomessaggio caricato su Youtube il 26 ottobre scorso, quando Fini disse: “Se la casa è di Tulliani mi dimetto dalla presidenza della Camera”. Anche l’ex compagno di partito, Francesco Storace, oggi leader della Destra, è intervenuto poco dopo le parole del titolare della Farnesina e ha detto: “Se nemmeno quanto emerge oggi dalle dichiarazioni di Frattini è sufficiente per far dimettere il presidente della Camera, è evidente che Fini conta su protezioni enormi”.
Per il momento però Frattini non mostra le sue carte. Ma una fonte della procura di Roma fa sapere al Fatto Quotidiano: “Una volta tradotto il documento faremo le nostre deduzioni, che saranno sottoposte al vaglio del gip. Ferma restando la nostra impostazione, giacché nessun artifizio o raggiro si rilevava nella condotta di alienazione dell’immobile”.
Se da un punto di vista strettamente procedurale la vicenda rimane favorevole a Fini (archiviazione del reato di truffa), da quello politico la partita è ancora tutta da giocare.