A Miami è stata inaugurata una mostra, che come titolo ha lo stesso claim del logo della candidatura di Piero Fassino a sindaco del capoluogo piemontese. Siamo di fronte al contemporaneo globale, con i politici che usano le stesse parole degli artisti
Un selezionato gruppo di artisti piemontesi espone i propri lavori oltreoceano, tra questi maestri dell’Arte Povera come Mario Merz, Alighiero Boetti, Giulio Paolini, Michelangelo Pistoletto, ma anche artisti più giovani come Nicola Bolla, Botto&Bruno, Diego Scroppo, Paolo Leonardo, Francesco Sena. Quello che lascia sorpresi è il titolo “Gran Torino”, riportato agli onori dal film di Clint Eastwood, nome estrapolato dalla sua automobile Ford del 1972, guarda caso lo stesso che il candidato in pectore, Piero Fassino, ha scelto per la sua campagna politica.
Forse pensava a Torino ma voleva in modo inconscio candidarsi a Miami, città nota per essere meta privilegiata degli ultraottantenni, o per le luci della Miami Beach e le Freeway, chissà.
Ma quando arte e politica finalmente si parlano con le stesse parole, pur da paesi diversi, riuscendo ad utilizzare lo stesso slogan o claim per situazioni paradossalmente distanti, siamo finalmente di fronte al contemporaneo globale, a quella globalizzazione buona, ottimista, capace di ispirare immediata fiducia. I poveristi, come in genere sono definiti gli appartenenti all’Arte Povera, hanno infine contagiato, potere sublime dell’arte, la politica. Quest’ultima, sempre un po’ a corto di idee, pesca dove può, e il contemporaneo deve essere parso davvero una buona idea, povera, ma buona.
di Edmondo Bertaina