“Che orrore le parole di Saviano”, aveva esclamato addolorata Marina Berlusconi dopo la decisione dello scrittore di dedicare ai giudici di Milano la laurea “Honoris causa” ricevuta dall’Università di Genova. Ci farebbe davvero piacere conoscere quali espressioni abbia usato la signora per definire le parole pronunciate in alcune conversazioni telefoniche dalla consigliera regionale Nicole Minetti relativamente al suo babbo.
In qualsiasi altro paese il cavaliere Berlusconi non solo si sarebbe già dimesso, ma i suoi familiari medesimi, invece di insultare i giudici e di accusarli dell’inesistente complotto, avrebbero convinto l’anziano genitore ad affidarsi alle cure di medici specializzati in questo tipo di patologie. Adesso diventa ancora più chiaro perché il presidente furioso abbia sentito la necessità di irrompere nella trasmissione di Lerner e di pronunciare un’arringa difensiva a favore della sua igienista dentale; in realtà non stava difendendo la signora Minetti, bensì se stesso.
Eppure non solo non si arrenderà, ma le proverà tutte, userà ogni mezzo e non solo quelli leciti. Da subito metterà sotto controllo le postazioni mediatiche a lui sgradite, non solo con i videomessaggi, ma addirittura interferendo nella composizione medesima delle trasmissioni, imponendo gli ospiti, persino tentando di condizionare la scelta del pubblico nelle trasmissioni. Da qui la ridicola idea del direttore Masi di impedire ad Annozero di gestire le entrate nello studio, ma dove siamo arrivati? Di che stiamo parlando? Ad uno è stato concesso il diritto di fare i comodi suoi, di intervenire con i piedi sul tavolo, di molestare le trasmissioni, a chi dovrebbe invece fare il giornalista si vuole creare un percorso ad ostacoli, zeppo di minacce e di eventuali misure disciplinari con l’obiettivo dichiarato di spegnere quei programmi durante la campagna elettorale. Per fortuna Michele Santoro e i suoi collaboratori non sono abituati a farsi intimidire da Don Rodrigo e dai suoi bravi.
Sbaglia chi, anche nel centro sinistra, continua a ritenere questo tema una materia da addetti a lavori, una questione dei giornalisti. Il conflitto di interessi, inteso come volontà di potenza e concentrazione dei media in pochissime mani, è invece la questione strategica insieme alla legge elettorale.
Per queste ragioni, insieme a Fabio Granata di Futuro e Libertà, abbiamo deciso di promuovere un intergruppo parlamentare “contro ogni bavaglio e per la legalità repubblicana”, aperto anche alle forze sociali, capace di riunire quanti abbiano ancora a cuore la costituzione e non vogliano assistere passivamente al tentativo di fare a pezzi anche l’articolo 21 della Costituzione. Tra le prime iniziative la promozione di un autonomo osservatorio sulle presenze in tv del Cavaliere, la presentazione di esposti e denunce alle autorità del settore, la definizione di una proposta finalmente unitaria sul conflitto di interessi e, soprattutto, la disponibilità a riunirsi insieme a centinaia di migliaia di persone e, quando sarà necessario, a scendere in piazza per presidiare la legalità repubblicana.
In quel momento sarà davvero il caso di essere in tanti, uniti dal tricolore e dalla carta costituzionale, capaci, almeno per un volta di anteporre l’interesse generale e nazionale ad ogni spirito di parte, di fazione, di schieramento.