Federico Bellono, segretario del sindacato a Torino: "Oggi con noi non ci sono solo i metalmeccanici, ma tanta gente che ci è stata vicina in questa battaglia. E' un segnale, le fabbriche non vogliono ricatti come quello di Mirafiori"
Un lungo fiume di persone che, anche alla fine dei discorsi dal palco, continua a confluire in piazza Castello, a Torino. La manifestazione voluta dalla Federazione degli impiegati e degli operai metalmeccanici (Fiom) della Cgil, convocata dopo il risultato del referendum di Mirafiori, ha attirato quasi 30mila persone per le vie della città. Un numero che stupisce gli organizzatori: “Oggi ci sono tanti metalmeccanici, tantissimi, non solo quelli della Fiat, e c’è anche la gente che ci è stata vicina in questa battaglia”, dice Federico Bellono, segretario della Fiom di Torino dal palco della manifestazione, mentre per Giorgio Airaudo, responsabile del settore auto, “in piazza c’è una forza superiore a ciò che noi possiamo rappresentare. Ci sono anche i lavoratori della Cisl e della Uil, ma mancano solo loro”, le organizzazioni sindacali del “Sì” all’accordo di Mirafiori, l’accordo della discordia.
La partecipazione al corteo è un segnale chiaro: “I lavoratori delle fabbriche di Torino non ci stanno a ritrovarsi nello stesso ricatto in cui si sono trovati quelli di Mirafiori”, dice Bellono. E lo dicono anche i delegati Fiom e i membri delle rappresentanze sindacali unitarie di aziende della Fiat come l’Iveco e la Powertrain. Secondo la Fiom, nelle fabbriche del Piemonte l’astensione dal lavoro è tra il 60 e l’80%, con livelli più alti nell’hinterland torinese. Alla Powertrain, ex officina meccanica della Fiat e unico reparto dello stabilimento torinese attivo oggi, l’astensione è dell’80 per cento.
Secondo le Aziende meccaniche e meccatroniche associate (Amma), il reparto di Confindustria che raggruppa le imprese metalmeccaniche, solo il 12,6% dei lavoratori ha aderito allo sciopero nelle fabbriche sabaude. Per la Fiat, invece, a livello nazionale, la media di astensioni dal lavoro è del 25%. Per il Fismic, discendente del sindacato giallo, cioè quello aziendale, lo sciopero di oggi è stato un flop: “A Mirafiori e Pomigliano i lavoratori sono in cassa integrazione e quindi non possono esserci riscontri”, sostiene il segretario generale Roberto Di Maulo.
Nonostante i numeri delle controparti, per Bellono le tante persone in piazza vogliono dire che la Fiom è diventata “un punto di riferimento importante”: “Abbiamo una responsabilità”, aggiunge. Nei giorni scorsi qualche critico aveva anche parlato di “partito della Fiom”. Airaudo potrebbe esserne uno dei principali rappresentanti. Vicino a Sinistra e Libertà e a Nichi Vendola, è stato invitato da molti a candidarsi sindaco di Torino: “Per la candidatura vedremo”, afferma dopo la manifestazione a ilfattoquotidiano.it: “Ora parliamo di lavoratori”.
Già, perché nel futuro potrebbe esserci lo sciopero generale tanto invocato dai manifestanti. “E’ maturo ed è inevitabile”, sostiene il responsabile auto della Fiom. I cori per chiederlo hanno coperto il discorso del segretario confederale della Cgil Enrico Panini, contestato dalle tute blu.
Alla manifestazione ha anche partecipato Nicola Pondrano, segretario della Camera del lavoro di Casale Monferrato, da 30 anni impegnato nella battaglia per tutelare i lavoratori della Eternit esposti all’amianto: “Il processo che si tiene a Torino ha circa 2900 parti lese ed è il più grande processo europeo per morti sul lavoro. Oggi vengono danneggiati altri diritti che abbiamo conquistato con le lotte e con lo Statuto dei lavoratori. Questo paese non ha bisogno di tornare indietro”. Nonostante l’attenzione per i processi Eternit e ThyssenKrupp, a Torino si continua a morire al lavoro: giovedì in provincia due operai sono morti, mentre un disoccupato si è dato fuoco: “Il rischio è altissimo – ha sottolineato Airaudo – perché i lavoratori nella crisi accettano anche condizioni che dovrebbero rifiutare. E quando vengono lasciati soli rischiano anche di infortunarsi e morire”.